Homenaje al Bandoneon - Le Cronache
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Homenaje al Bandoneon

Homenaje al Bandoneon

Musica da film, tango ed evoluzione stasera alle ore 21 per il terzo appuntamento della XXVI edizione de’ “I concerti d’Estate di Villa Guariglia con una formazione del Conservatorio Statale di Musica “G.Martucci”

Di Olga Chieffi

Amava ripetere, Astor Piazzolla che tra la fisarmonica e il bandoneon c’è la stessa differenza che passa tra un limone e un’arancia: per il grande musicista argentino lo strumento di noi italiani era effervescente, acuto, allegro, al contrario dell’interprete privilegiato del tango, segnato da un’aura di malinconia. Piazzolla incontrò Richard per la prima volta intorno al 1980 in un concerto all’Olympia e l’unica cosa che gli rimproverò fu unicamente di non suonare il bandoneon. Questa sera, a partire dalle ore 21, a Villa Guariglia, si continuerà ad esplorare l’universo della musica “applicata” e del tango, dopo l’intensa esibizione dell’Oscar Movie Ensemble, che ha salutato il flauto di Maura Navarra quale leader, lo splendido violino di Alessandro Marino, assoluto protagonista del concerto, la chitarra di Maurizio Mautone, la viola di Sergio Caggiano e il violoncello di Francesco D’Arcangelo ideatore di Salerno Classica che ha organizzato la performance con la voce solista di Alina Di Polito. Ribalta, infatti, per il sestetto del Conservatorio “G.Martucci” di Salerno, con Patrizia De Carlo e Fabrizio Zoffoli, al violino, Giuseppe Vetere alla viola, Emanuele D’Andria al violoncello, Francesca Di Florio al contrabbasso e Giuseppe Scigliano al bayan e al bandoneon. La formazione ci regalerà un consistente portrait di Astor Piazzolla, musica segnata da momenti regolarmente in bilico – dato caratterizzante della musica argentina – fra un lirismo allentato e dolente, talora fino alla rarefazione, e picchi di alta drammaticità e forza penetrativa, pagine che fanno parte del sentire di tutti noi, il cui segreto è completamente svelato nella loro introduzione, in cui il pubblico rimane incantato, proprio nel suo non offrirgli troppo facili, e in fondo rassicuranti, appigli transtilistici, ma calandole in un ideale momento di sintesi tra i molteplici rimandi che il musicista intende riecheggiare nel suo stile. Stile alla cui riuscita non sono ovviamente estranei uno spiccato senso della tradizione jazzistica, simbolo del suo personale viaggio, alla scoperta di due fortissimi radici popolari, quella argentina e quella nero-americana, di cui il tango di Piazzolla si nutre e trae quel profilo così marcato. La ricchezza dell’apparato tematico delle opere di Piazzolla, sarà vivificato dal cimento e dall’invenzione del fisarmonicista, nonché dalla propensione trasparente per un eloquio diretto, in cui la perizia strumentale prevarrà sullo scavo concettuale e sulla transidiomicità del repertorio tematico, la forza propulsiva del sentire argentino, quella ripetizione ossessiva in progressione, di alcuni temi, quasi a voler significare che il normale spettatore deve ascoltare più volte quella particolare espressione musicale prima di poterla gustare, simbolo di quel popolo che si è messo finalmente in moto, in “Viaggio”, con la sua musica, il suo simbolo, il “Mito” del tango che allora nasceva. L’Homenaje a Piazzolla vivrà di due momenti  il lento, dolcissimo, a tratti struggente Oblivion, che Piazzolla scrisse nel 1984, per la colonna sonora del film Enrico IV, di Marco Bellocchio; Adiós Nonino, dedicata al padre Vicente “… ha un tono intimo – scrisse lo stesso autore – sembra quasi funebre e, senza dubbio, questo tango, nel genere ruppe tutto. Era un periodo in cui quasi tutti i temi avevano un ritmo molto incalzante, invece, Adiós Nonino terminava al contrario, come la vita, se ne andava uscendo, si spegneva”. Libertango, un arrangiamento originale per questa formazione, attraverso cui ricorderemo le “Lezioni di tango” di Potter, racchiuso in quella ripetizione ossessiva in progressione, che procederà poi con Milonga del Angel, uno dei più suggestivi brani di Piazzolla, e ancora Violentango non vicinissimi a certo “purismo” filologico per spaziare liberamente tra contaminazioni varie ritenendo e rendere un buon servizio allo spirito del Tango, nato anch’esso dalla commistione di ritmi, etnie, musiche, suggestioni incontratesi quasi per caso nei vicoli e nei bordelli di Buenos Aires. Agilità e la versatilità nell’Opale Concerto creato da Richard Galliano la forma canonica in tre movimenti incontra il carattere popolare della fisarmonica per un brano dal linguaggio, per l’appunto, opalescente. In mezzo brani di musica da film, con l’incantevole Romeo e Giulietta di Nino Rota musica che  e’ pura espressione dell’estetica del compositore, ancorata ad una concezione  immediata, ingenua e spontanea, che puo’ senz’altro prescindere da proposizioni teoriche e da forzate concettualizzazioni, fedele al primato della melodia e basato su di una tonalita’ del tutto priva di complicazioni armoniche e su ritmi e forme simmetriche e immediatamente percepibili, che condurrà l’uditorio in un libero giuoco di associazioni, spaziante tra i diversi generi musicali, il Max Steiner di Scandalo al sole, in cui la musica è romanticismo, leggerezza e schizza l’innocenza di un amore appena nato e già esploso. Quello fra due ragazzi, Molly, Sandra Dee, e Johnny, Troy Donahue, che si conoscono durante una vacanza a Pine Island, che sarà l’occasione per il padre di lei, Richard Egan, di rivedere la madre di lui, Dorothy McGuire, con la quale aveva avuto una storia prima di sposarsi con l’attuale moglie, Constance Ford e, ancora, la rumbetta ammaliante de’ La vita è bella di Nicola Piovani e il solo struggente di Gabriel’s Oboe di Ennio Morricone, con cui si potrà esprimere la resurrezione di speranza e gioia e l’inversione del tempo che è alla base di questa pagina. Un brano, questo, che ha la capacità di entrare, e soprattutto rimanere, nel cuore di chi ascolta. E questo “rimanere” è sempre la spia di un compositore che scava nel profondo, e deposita nei nostri ricordi note, accordi ed effetti che resistono al tempo, con l’ampiezza della sua linea melodica, il colore delle armonie e uno sviluppo che può richiamare alla memoria certa produzione romantica del secondo Ottocento.