L'intervento. Ci vuole il cambio di passo in Sanità per offrire servizi concreti - Le Cronache
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L’intervento. Ci vuole il cambio di passo in Sanità per offrire servizi concreti

L’intervento. Ci vuole il cambio di passo in Sanità per offrire servizi concreti

di Amedeo Esposito*
Partiamo dal rapporto Agenas pubblicato il 24 Maggio che Valuta le capacità del management di conseguire gli obiettivi Assistenziali (Esiti ed accessibilità) coerentemente con le risorse disponibili, attraverso il governo dei processi e l’adozione di modelli organizzativi adeguati. Ad onor di cronaca la Campania risulta l’unica Regione in Italia nella quale dal 2019 al 2021 troviamo la più alta concentrazione di aziende ospedaliere in cui si verifica un miglioramento della performance (da bassa a media) ma la realtà percepita è che sono ancora notevolmente insufficienti, inoltre il report non valuta le ASL che realmente insistono sul territorio e sono il primo punto di contatto per tutti noi. Nel corso di questi anni, la Campania risulta la Regione nella quale troviamo la più alta percentuale di miglioramento nell’area degli Investimenti dal 2019 al 2021, abbiamo quindi investito notevoli risorse per il miglioramento del parco macchine, e molti ne investiremo per il nuovo ospedale Salernitano; dovremmo poi analizzare se gli investimenti siano coerenti con le capacità di ogni struttura di sfruttare le apparecchiature: a titolo di esempio sei Robot acquistati possono essere realmente utilizzati nel pieno delle loro potenzialità o sono solo soprammobili utili ad accontentare l’ego del luminare di turno. D’altra parte, l’ASL NA 3 Sud ha aperto la strada all’utilizzo dei laboratori di analisi ospedalieri anche per il sabato, permettendo alla popolazione di non rivolgersi obbligatoriamente ai laboratori privati, vincolati ai tetti di spesa. Mostrando quindi un percorso possibile per fornire un’assistenza accessibile a tutti; speriamo che questa strada, caldeggiata da Azione sin dalla fondazione, sia presto intrapresa anche dalle altre strutture territoriali ed anche per le altre branche
Entrando nel dettaglio
L’ AO San Pio ha avuto un miglioramento complessivo delle aree sottoposte a valutazione, per il periodo 2021 vs 2019, del 15,30% ma va evidenziato che si eseguono meno di 300 interventi/annui per Sala operatoria ed inoltre ha un costo più elevato per giornata di degenza a fronte del minor numero di infermieri per posto letto; si potrebbe indagare sui costi fissi di struttura non legati alla gestione operativa, che ci siano troppi costi amministrativi? Va inoltre sottolineato che la scarsa performance della struttura è in larga parte legata alla carenza di personale sanitario, che incide notevolmente sull’accessibilità alle cure, non trascurando i problemi infrastrutturali del nosocomio
Analisi diversa va fatta per l’AO Sant’Anna e San Sebastiano, dove in particolar modo risulta drammatico l’indicatore relativo all’accessibilità e la governance dei processi operativi. In particolare, la carenza di personale sanitario, medici in primis, ha messo in seria difficoltà la struttura, rendendo difficile mantenere i tempi di attesa in livelli accettabili. Inoltre, la direzione non è riuscita a bilanciare queste difficoltà migliorando le saturazioni delle sale operatorie
In maniera diversa si comportano le AO Universitarie Vanvitelli e Federico II che mantengono un trend di miglioramento, basso, ma comunque di miglioramento, da evidenziare che alla Federico II si riporta il minor numero di infermieri per posto letto (nel confronto fra strutture universitarie)
Analisi particolareggiata va fatta per l’Aou Ruggi D’Aragona che non ha riscontrato miglioramenti nel corso del triennio e che risulta essere una delle peggiori strutture italiane. Va evidenziato come rispetto al 2021, dove aveva un indicatore positivo di attrattività per le attività Cardio Circolatorie, per l’anno 2022 e 2023 prevediamo un indicatore in forte decrescita, vista la fuga degli specialisti relativi a questa area.
In tutto questo siamo in attesa di notare vere politiche migliorative per limitare gli eventi violenti a carico del personale sanitario e per risolvere il grando problema del ns SSR, ossia la mancanza di personale, che in molti casi preferisce un rapporto con un dato re di lavoro privato. E qui si apre un altro capitolo, completamente carente nella ns regione: il coordinamento con le strutture private accreditate ed il loro mancato coinvolgimento nella gestione efficace del territorio e lo scorrimento delle liste d’attesa, cosi come la gestione efficace dei tetti di spesa.
Siamo poi in attesa di vedere gli sviluppi delle sbandierate case di comunità che dovrebbero alleggerire i pronti soccorso ed offrire un migliore servizio alla comunità, in particolare nell’ambito della prevenzione e copertura anche della pediatria regionale, che soffre la mancanza di pronti soccorso sul territorio e quei pochi che ci sono ancora aperti, sono sotto organico.
Come chiaro ed evidenziato da più parti le responsabilità sono della politica, questi risultati sono la prova della capacità organizzativa e di gestione delle risorse in capo al direttore generale. Dai dati Agenas risulta, per esempio, che in media una sala operatoria di un ospedale fa solo 400 interventi l’anno, vuol dire poco più di uno al giorno: performance del genere in altre aziende non sarebbero mai accettate. Dal 2012 le Regioni possono nominare esclusivamente direttori generali iscritti all’albo nazionale. Requisiti richiesti: laurea, comprovata esperienza dirigenziale di 5 anni nel settore sanitario o di 7 in altri, frequenza di un corso di formazione in materia di sanità pubblica e non aver compiuto i 65 anni di età. Poi ci sono anche le commissioni di esperti che valutano, ma alla fine chi dà le carte è il presidente della Regione in condivisione con il suo assessore alla Sanità, che nella ns regione si racchiudono in un’unica figura. Chiediamo quindi che ci sia almeno un continuo e costante confronto con gli attori del consiglio regionale ed esperti del settore, a partire da tavoli coordinati con stakeholder privati, per coordinare il privato e con le organizzazioni territoriali per pianificare e superare le diverse problematiche, in primis la carenza di personale, la sicurezza del personale in campo e la revisione della copertura territoriale pronto soccorso in primis.
*Responsabile Dipartimento Regionale Sanità Azione