Malasanità nel Cilento, 12 ore e 200 chilometri per una diagnosi: il calvario - Le Cronache
Cronaca

Malasanità nel Cilento, 12 ore e 200 chilometri per una diagnosi: il calvario

Malasanità nel Cilento, 12 ore e 200 chilometri per una diagnosi: il calvario

di Arturo Calabrese
Ennesimo caso di malasanità nel Cilento, ennesima sconfitta per la politica locale che da oltre venti anni amministra il territorio e pontifica dai palchi come se quanto da loro fatto è la perfezione. Quanto accaduto da Agropoli, stando alla denuncia di un cittadino, è la riprova delle innumerevoli bugie portate avanti dagli amministratori locali e regionali sull’ospedale di Agropoli e non solo, una storia che smentisce i tanti tagli del nastro al nosocomio agropolese in occasione di ogni tornata elettorale sia essa per il rinnovo del comune, che per la regione, che per il parlamento. Protagonista della triste vicenda è un giovane di Agropoli e a denunciare i fatti è la famiglia. «Ferdinando Corrado Mancino – scrivono – il 2 Giugno scorso è stato costretto a girovagare per ben tre ospedali, per quasi duecento chilometri e per quasi dodici ore, nella nostra provincia prima di avere una seppur minima assistenza su un suo problema di salute. «Nel pomeriggio – la ricostruzione – il giovane Ferdinando, all’interno della propria abitazione, avvertiva dolori all’arto inferiore destro e un anomalo gonfiore dello stesso, tanto da richiedere immediata assistenza. Per questo motivo, il padre, con la propria autovettura, lo trasportava di urgenza presso il locale Presidio Ospedaliero di Agropoli per richiedere le cure del caso. Come già segnalato e verificatosi in precedenti circostanze, presso lo pseudo Pronto soccorso agropolese, di turno c’era solo e solamente un Medico di guardia unitamente ad una infermiera che provvedeva alla registrazione dei pazienti e che, fatta una valutazione abbastanza veloce del caso, dichiarava l’impossibilità di procedere ad approfondimenti diagnostici, invitando il paziente ed il suo accompagnatore a recarsi altrove». Il racconto è tragico: «Il giovane, molto sofferente, si metteva in macchina e si recava presso il San Luca di Vallo della Lucania. Anche qui, dopo un controllo superficiale, il ragazzo riceveva l’invito a recarsi altrove per la mancanza, verosimilmente temporanea, degli specialisti del ramo e cioè chirurgia vascolare e flebologia specialistica». A questo punto, la famiglia del giovane Ferdinando lo trasportava al Ruggi d’Aragona a Salerno dove sono giunti alle 19.00 circa. «È stato necessario attendere fino alle ore 24.00 prima che il paziente venisse sottoposto, finalmente, ad una consulenza, agli esami emato-clinici, ad una visita generale che, paradossalmente, escludendo patologie acute, si concludeva con la dimissione e il consiglio di un approfondimento specialistico presso un centro trombosi». Un caso che non ha bisogno di commenti e sul quale i genitori del giovane, che fortunatamente sta bene e che si dovrà sottoporre ad altri esami, vogliono far luce, continuando a denunciare un diritto negato. La famiglia, inoltre, ha scritto al presidente della Regione Vincenzo De Luca e al collega della Provincia Franco Alfieri per porre alla loro attenzione l’accaduto e «far smuovere le coscienze affinché si faccia finalmente qualcosa per l’ospedale di Agropoli».