L’Asl paga 13 milioni per un esproprio ma si opponee vince in Cassazione - Le Cronache
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L’Asl paga 13 milioni per un esproprio ma si oppone
e vince in Cassazione

L’Asl paga 13 milioni per un esproprio ma si opponee vince in Cassazione

L’Asl paga 13 milioni per l’esproprio dei terreni a Pastena per costruire il poliambulatorio. L’Asl  si oppone e vince clamorosamente in Cassazione. La sentenza dei 13 milioni viene cancellata e rinviata alla Corte di Appello di Salerno che, in diversa composizione, dovrà anche definire le nuove liquidazione delle spese del giudizio di legittimità sancito dalla Cassazione stessa. Ed ora chi pagherà dopo che l ‘Asl ha già versato la cifra di 13 milioni? Il giudice che ha redatto la sentenza della Corte d’appello annullata dalla Cassazione? O il consulente tecnico d ufficio che ha stimato la cifra del danno in  13 milioni e 902 mila euro? Gli interrogativi sono legittimi, trattandosi di danaro pubblico, soprattutto in una Asl dove spesso sin registrano sentenze sfavorevoli  dell’ordine di milioni di euro. È una tipica storia italiana che oscilla fra malaburocrazia e malagiustizia- Si sviluppa a Salerno ed è più di malagiustizia con un decennale capitolo di contenzioso fra comune, titolare del ben, e l’Asl. Il pagamento dell’indennità dell’esproprio avvenuto ed ora “cancellato” dalla Cassazione è avvenuto nel 2015 con delibera del direttore generale delll’Asl. La sentenza della Corte di Appello alla quale si è opposto l’Asl vincendo la causa (gli avvocati erano Marisa Annunziata e Gaetano Paolino) che liquidò in favore degli opponenti – le famiglie Gallo, Musto, De Filippo e Marino – all’ esito della perizia del consulente tecnico di ufficio, nominato dai giudice,  in rapporto all’occupazione comprensivo del rapporto venale dell’intero compendio immobiliare, comprensivo del suolo e della struttura sanitaria, poliambulatorio e viale di collegamento. Nel 2017 il Tar della Campania eccepì un difetto di giurisdizione.  Successivamente i proprietari dell’area adirono il giudice civile presso la Corte di Appello in opposizione alla stime della indennità offerta dall’Asl di Salerno.

I giudici della Cassazione  (relatore il giudice Giulia Iofrida) hanno lungamente spiegato nella ordinanza che ha cancellato la sentenza della Corte di Appello    perché hanno accolto i motivi proposti dagli avvocati difensori dell’Asl. La Corte di appello aveva rilevato che la sentenza del Tar era stato promossa non per ottenere l’annullamento del provvedimento di acquisizione sanante (ex articolo 42 bis del testo sull’espropriazione per pubblica utilità) ma solo per censurare la determinazione dell’indennizzo patrimoniale, fatto accertato dalla stessa Corte di appello.I ricorrenti sostenevano, con una tesi confortata dalla Corte di appello, che l’indennizzo doveva essere parametrato al valore dei beni al momento del trasferimento, comprensivo non solo del suolo occupato ma anche delle opere realizzate sullo stesso terreno. La sentenza della corte di Cassazione è profondamente motivata, perché l’indennizzo non può essere comprensivo del valore dell’ opera pubblica realizzata.  Si apre così una pagina nuova con la fisssazione di principi di diritto che annulla la sentenza della Corte di Appello. Torna l’interrogativo: chi dovrà pagare per una sentenza annullata? Non certamente l’Asl ma, forse, i magistrati della sentenza annullata.