“Mine”, la nevrosi chiamata amore - Le Cronache
Spettacolo e Cultura teatro

“Mine”, la nevrosi chiamata amore

“Mine”, la nevrosi chiamata amore

Diverte e trionfa al Teatro Ghirelli di Salerno, la pièce di Marina Cioppa e Michele Brasilio, quest’ultimo anche nella veste di regista, ospiti della VII stagione di Mutaverso, firmata da Vincenzo Albano

Di Gemma Criscuoli

Esistono danni incommensurabili, tali da far impallidire le piaghe d’Egitto. Ben 7, 7 miliardi di margherite sacrificate vilmente al m’ama non m’ama; cibo scaduto acquistato dal 78% delle coppie; iperventilazione acuta causata dal ridere assieme, per tacere dei malcapitati che hanno confuso i sintomi dell’attrazione con un infarto e a cui non si può che dedicare il malinconico suono di una tromba. E c’è ancora chi crede che l’amore sia un dono? Vivace e sarcastica disamina del sentimento più sopravvalutato al mondo, “Mine – conferenza stanca sul melodramma amoroso” è lo spettacolo, applaudito al Teatro Ghirelli, nell’ambito di Mutaverso, il progetto a cura dell’associazione Ablativo di Vincenzo Albano.  L’aiuto regia e il disegno luci sono rispettivamente di Stefania Remino e Alessandro Benedetti. Protagonisti e autori della drammaturgia, Marina Cioppa e Michele Brasilio, quest’ultimo anche nella veste di regista, impersonano il presentatore Gabriele Rossi e la dottoressa Benedetta Vizzicari, autrice di “Chi fa da sé fa sesso a tre”, in un’improbabile trasmissione volta a mettere in guardia dall’innamoramento, finalmente visto per ciò che è: una nevrosi ad altissimo tasso di stupidità. Gli elementi a sostegno della tesi, tra servizi e statistiche, risultano esilaranti. Lo sguardo inebetito della coppia convinta di essere perfettamente assortita, l’avanzare in scena, tra bolle di sapone strategicamente diffuse dal partner, della donna con un mazzo di fiori, ma munita di tuta adatta a proteggere dalle radiazioni (se amare fa rima con crepare, le precauzioni non sono mai troppe) e che, nutrendosi del cuore, dimostra la natura cannibale della passione, la cintura di castità che ha anche un potere snellente e la pubblicità progresso in cui gli innamorati sono i sacerdoti di un rituale insensato sono tutte prove di quanto possa essere assurda una relazione. La guerra al flagello è, tuttavia, ardua. Elencare le malattie sessualmente trasmissibili non impedisce ai due personaggi di buttarsi l’uno tra le braccia dell’altra. L’eroina del proletariato sessuale, pronta ad alzare le più tenaci barricate contro il matrimonio e la procreazione, non esita a farsi il segno della croce, quando da un megafono giunge un canto di chiesa, a dimostrazione del carattere pervasivo dei condizionamenti religiosi, culturali, politici. Anche gli spot pubblicitari risalenti ad almeno vent’anni prima alludono al fatto che tutto resta immobile, quando ci si vuol sbarazzare di Cupido. Nel beffardo finale, il presentatore e la dottoressa si scopriranno anime gemelle proprio in base agli studi condotti sull’argomento e, quel che è peggio, ne saranno lietissimi. Che il legame amoroso sia una trappola grottesca è acclarato, ma forse è proprio questo il motivo per cui non si sa farne a meno. Se la vita è un folle viaggio tra abbagli e desideri tragicomici, tanto vale affrontarlo in due. Un autoinganno non basta : meglio continuare a raccontarsi la più antica delle bugie.