Superbonus, l’imprenditore Urti: Aziende a rischio - Le Cronache
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Superbonus, l’imprenditore Urti: Aziende a rischio

Superbonus, l’imprenditore Urti: Aziende a rischio

di Erika Noschese
Finisce l’era del Superbonus. Il governo nazionale ha infatti disposto lo stop allo strumento voluto dal Movimento 5 Stelle. A fare il punto della situazione, dati alla mano, su Salerno e provincia l’imprenditore salernitano Gianluca Urti, titolare della Urti Re Project, uno studio multidisciplinare di ingegneria ed architettura che si occupa della progettazione e coordinamento dei cantieri edili, di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e di sicurezza antincendio, il tutto supportato da elevate competenze tecniche e da modellazioni BIM per la risoluzione preventiva delle problematiche costruttive e manutentive. «L’impatto, per la provincia di Salerno è stato molto positivo, adesso la situazione è preoccupante, con aziende in crisi e a rischio fallimento», ha spiegato l’imprenditore salernitano che auspica un cambio di passo.
Cessione dei crediti, novità importanti. Cosa succede?
«Con il decreto Legge n. 11 del 16 febbraio, già esecutivo e pubblicato in Gazzetta Ufficiale, è stato stabilito il blocco di tutte le cessioni dei crediti di imposta per tutti i bonus fiscali, dal superbonus 110% a tutti i bonus cosiddetti minori (ecobonus, bonus superamento barriere architettoniche, etc). In sostanza, il Governo ha dato un colpo di spugna alla norma quadro che regola le cessioni dei crediti di imposta (l’articolo 121 del decreto Rilancio). Col medesimo provvedimento, sono state bloccate sul nascere le (embrionali) operazioni di acquisto di crediti di imposta da parte di Regioni e altri enti pubblici ed è stata introdotta una limitazione alla responsabilità del fornitore che ha applicato lo sconto in fattura (imprese e professionisti) e dei cessionari dei crediti di imposta (usualmente le Banche). E’ comunque importante tranquillizzare tutti: sono comunque esclusi da questa novità gli interventi già avviati, ovvero quelli per cui sono stati già depositate le Comunicazione di inizio Lavori (Cilas o Cila)».
Rispetto alle modifiche che sono state apportate, quali sono le difficoltà per chi prova ad approcciarsi a questo strumento?
«Le difficoltà sono purtroppo enormi, quasi insormontabili. Con il blocco della circolazione dei crediti, l’unico modo per godere delle agevolazioni fiscali rimane la fruizione diretta dei crediti di imposta. In parole semplici, il cittadino, dopo aver pagato interamente i lavori, non avendo la possibilità di cedere il credito, potrà unicamente compensare i crediti di imposta maturati con le imposte da versare negli anni a venire. Resta però la questione dell’incapienza fiscale, che provo a chiarire con un esempio: se nel 2023 un privato esegue un intervento superbonus sostenendo (e pagando!) un costo totale di € 150.000, potrà detrarre dalle imposte € 41.250 per ciascuna delle successive quattro annualità. Tutto ciò solo a condizione che il privato abbia la disponibilità dell’intera somma (€ 150.000) per pagare i lavori ed una capienza fiscale di almeno € 41.250 all’anno nei quattro anni successivi. Si comprende quindi che lo strumento è stato depotenziato, al punto da renderlo di fatto inapplicabile».
Cittadini in allarme, preoccupati per il futuro dei loro interventi. C’è un rischio concreto?
«Per gli interventi già in corso, ovvero per quelli per cui è già stata depositata la Cilas o la Cila presso l’Amministrazione Comunale, la situazione rimane immutata, in quanto il decreto del 16 febbraio non trova applicazione nei lavori già avviati: i crediti maturati per interventi già avviati potranno quindi essere ceduti o monetizzati secondo le “vecchie” regole. Ovviamente, naufragano la maggior parte delle operazioni in fase di avviamento e per cui era stato magari già concordato lo sconto in fattura col fornitore o con le imprese: ne sono esempio, gli interventi di superamento barriere architettoniche che godono di un’agevolazione pari al 75%, ma anche ecobonus tradizionale e bonus per ristrutturazioni, per cui molti fornitori ed imprese applicavano fino a ieri lo sconto in fattura del 65% o 50%».
Qual è la situazione dei lavori legati al super bonus?
«Per gli interventi in corso, la tematica principale rimane il blocco del meccanismo delle cessioni dei crediti: le imprese hanno i cassetti fiscali pieni di crediti di imposta che le Banche e gli altri intermediari finanziari non monetizzano oramai da mesi, a causa dell’esaurimento dei plafond e di una normativa in continua evoluzione. Le imprese sono in sofferenza, alcuni cantieri sono fermi e si rischia il tracollo dell’intera filiera. È cruciale anche la tematica legata al costo delle monetizzazioni: le cessioni superbonus, quando sono accettate, sono attualmente prezzate a circa 90 € ogni 110 € di credito ceduto, a fronte dei 102-104 € di un anno fa».
Qual è lo stato di salute delle aziende?
«La situazione, purtroppo, è molto preoccupante. L’associazione nazionale costruttori edili (Ance) ha più volte lanciato un appello disperato: senza lo sblocco dei crediti, rischiano il fallimento circa 30.000 imprese edili che hanno la sola responsabilità di aver eseguito i lavori applicando la normativa all’epoca vigente e si ritrovano ora con i cassetti fiscali pieni di crediti non monetizzati e con fornitori e dipendenti da pagare».
Da imprenditore, quali sono le sue preoccupazioni?
«Mi preoccupano due cose: nel brevissimo periodo, la situazione di stallo del settore delle costruzioni, nel medio-lungo – le sembrerà strano – il clima di costante incertezza normativa che fa letteralmente scappare dal nostro Paese gli investitori, nazionali ed internazionali. Le faccio un esempio: la Urti Re Projects srl ha una divisione di consulenza che supporta sotto il profilo tecnico i maggiori player del mercato immobiliare in operazione di acquisizione, valorizzazione e dismissione di asset immobiliari. Dal confronto quotidiano con i nostri clienti emerge con forza che, nonostante le immense potenzialità del nostro Territorio, gli investitori continuano a preferire altri Paesi. D’altro canto, in un contesto economico e politico dove l’Europa viene vista come un unico grande mercato immobiliare, Lei investirebbe mai dei soldi in un posto dove le regole del gioco cambiano ogni mese? Non deve meravigliarci quindi il fatto che tra il 2010 e il 2020 i prezzi delle abitazioni, in Italia, siano diminuiti del 15%, a fronte di un aumento del 26% della media Ue. Siamo stati l’unico Paese a perdere valore nell’immobiliare (assieme alla Grecia), a fronte incrementi in doppia cifra per i nostri confinanti. E’ un dato molto significativo e preoccupante, in quanto in Italia la casa è il bene rifugio di proprietà delle famiglie e la perdita di valore erode la ricchezza di ciascuno di noi».
Secondo lei cosa dovrebbe fare adesso la politica?
«Intervenire con urgenza ed in maniera definitiva per sbloccare il meccanismo di cessione dei crediti, restituendo liquidità ad un settore nevralgico ed evitando il blocco dei lavori ed il fallimento decine di migliaia di famiglie ed imprese, il che avrebbe un costo economico e sociale insostenibile. In verità, il decreto legge di ieri va nella direzione dello sblocco dei crediti incagliati, prevedendo un’importante limitazione della responsabilità del fornitore che ha applicato lo sconto in fattura e dei cessionari dei crediti. In pratica, viene escluso che questi soggetti abbiano avuto una condotta negligente quando abbiano acquisito una serie di documenti: titoli edilizi, notifica alla Asl, prove foto e video dell’esecuzione dei lavori, visure catastali, visti, asseverazioni. La previsione normativa dovrebbe quindi, nell’intenzione del legislatore, sbloccare il mercato dei crediti, delimitando – finalmente per decreto – il perimetro delle responsabilità sei soggetti (essenzialmente banche) che acquistano».
Ci sono dati concreti rispetto a Salerno città e provincia?
«A livello locale, l’impatto del superbonus è stato certamente molto positivo per la Provincia di Salerno e la sua economia, con gli investimenti in costruzioni che hanno segnato due anni di crescita record, del 20% nel 2021 e del 12% nel 2022, con un aumento sia della massa salaria denunciata che del numero di nuove imprese. Ovviamente, l’onda d’urto del rallentamento delle cessioni si è abbattuta anche nel nostro territorio, con imprese in carenza di liquidità e cantieri rallentati se non fermi. Confido tuttavia che gli effetti del decreto consentano definitivamente lo sblocco delle cessioni, con il ritorno ad una situazione di normalità e serenità».