La Fondazione Menna ora diventa un caso - Le Cronache
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La Fondazione Menna ora diventa un caso

La Fondazione Menna ora diventa un caso

di Michelangelo Russo
L’indifendibile vicenda attuale della Fondazione Menna ha un parallelo con gli errori del 1993 che toccarono i locali del Museo del falso, di proprietà del Comune, alle spalle di piazza Portanova.
Questa è la storia: il compianto avvocato Lorenzo De Bello, di area socialista, era stato nominato assessore al patrimonio. Da bravo e corretto professionista quale era, fece l’inventario dei beni comunali dati in gestione a privati senza una corretta procedura legale. Tra questi, i locali inaugurati trionfalmente come Museo del Falso (gestito da un privato), restaurati dallo stesso
Comune con il vezzo architettonico, sulla facciata, di un ricciolo di calcestruzzo mimante una sbucciatura dell’intonaco esterno; ironica citazione dell’architettura post-moderna, amata dagli architetti craxiani. L’avvocato De Bello mandò l’elenco dei beni irregolari alla burocrazia competente chiedendo contezza. Ne venne in possesso l’opposizione, che mandò un esposto, proprio sul Museo del Falso, alla Procura della Repubblica. A quel tempo la Procura, ancora non oppressa dalla miriade di incombenze procedurali e burocratiche come purtroppo avviene adesso, aveva più tempo per curare anche queste vicende amministrative secondarie che avessero profili di dubbia legittimità. Il fascicolo toccò a me in sorte, e lo mandai alla Polizia per le indagini.L’informativa dell’Ispettore Mario Porcelli confermò la denunzia dell’opposizione: il Museo del Falso era stato dato in comodato gratuito sostanzialmente al privato ideatore dell’iniziativa, senza procedura concorsuale pubblica. La Polizia suggeriva di sentire a chiarimento il Vicesindaco, dato che la consegna dell’immobile l’aveva fatta direttamente l’allora Sindaco Vincenzo Giordano. In un pomeriggio della primavera del 1993, quindi, sentii come teste nei locali del Commissariato P.G. di Torrione, alla presenza di Porcelli, l’allora Vicesindaco Vincenzo De Luca. Che subito volle precisare che la Giunta di quella faccenda non ne sapeva nulla, e che la responsabilità era tutta e soltanto del Sindaco. Da cui prese le distanze, precisando che quando in Giunta, dopo le segnalazioni di De Bello, si era affrontato l’argomento, il Sindaco Giordano aveva cacciato una lettera sua personale diretta all’Ufficio del Patrimonio con cui autorizzava, lui stesso, la consegna dei locali del Museo del Falso senza attendere qualsivoglia delibera di Giunta. Insomma, per dirla in gergo, De Luca se la cantò subito. A quel punto, fu doveroso per il Pubblico Ministero, con tale testimonianza, chiedere il rinvio a giudizio di Vincenzo Giordano per abuso di ufficio. E adesso veniamo alla Fondazione Menna. La palazzina liberty è di proprietà del Demanio Marittimo, data in gestione gratuita al Comune. Dunque è un edificio pubblico! La Fondazione lo occupa gratuitamente perché è una Fondazione di Diritto Pubblico. Presidente onorario e socio fondatore è la vedova Menna, l’unico soggetto privato. Gli altri due soci fondatori sono il Comune e la Provincia di Salerno. Orbene, quando la maggioranza del Consiglio di Amministrazione è formata da rappresentanti di Enti Pubblici (cioè nel nostro caso) la Fondazione è soggetta alle norme di diritto pubblico, come dice, nientemeno che in un parere di conformità costituzionale, la Corte dei Conti (ma dicono lo stesso Cassazione e Consiglio di Stato). Il primo a fare confusione di norme fu l’ex Presidente della Fondazione Tringali, ex Presidente della Sezione Penale della Corte d’Appello. Diede in gestione, il
20 dicembre 2018, a titolo esclusivo, il terrazzo della Palazzina ad eventi e serate organizzate dalla Associazione Amici della Fondazione Menna, dietro pagamento di una somma di qualche centinaio di euro per serata (ho la copia della delibera). Errore grave! Non è previsto che il comodatario a titolo gratuito (e la Fondazione è tale per volontà del Comune!) possa concedere in subaffitto oneroso i locali ricevuti gratuitamente dall’Ente Pubblico. Adesso delle due una: o Tringali, a suo tempo, rese edotto il Sindaco Enzo Napoli del subaffitto dei locali della Fondazione, e il Sindaco diede il suo benestare all’operazione economica così singolare.
Oppure il Sindaco non ne seppe nulla, e non è responsabile di una fantasiosa sublocazione onerosa come quella detta. In tal caso la responsabilità della faccenda, per le eventuali curiosità della Corte dei Conti, è del solo Tringali.
Sempre in tal caso, chiamato a chiarimenti, che dirà il Sindaco Napoli? Si prenderà una qualche responsabilità, oppure, come fece nel 1993 l’allora Vicesindaco Vincenzo de Luca, se la canterà subito declinando ogni coinvolgimento?
La cosa è tanto più attuale in quanto bolle questa vicenda dell’Associazione Limen, curata da un giovane intraprendente che la stampa addita come una sorta di pupillo e tuttofare dell’ex Presidente (due volte) Tringali.
A che titolo sta dentro la Palazzina della comodataria a titolo gratuito Fondazione Menna, non legittimata al subaffitto? E’ bene che il Sindaco parli subito e chiaramente; per evitare l’ipotesi di ripetere una scelta analoga aquella che dovette fare, tanti anni fa, l’allora Vicesindaco De Luca. Quanto all’attuale Presidente
della Fondazione Magaldi, credo che debba dire qualcosa di più che nulla sapeva della festa da ballo di Limen di sabato scorso.