1979: Finisce sotto processo il Consiglio comunale di Salerno - Le Cronache Cronaca
Cronaca Salerno

1979: Finisce sotto processo il Consiglio comunale di Salerno

1979: Finisce sotto processo il Consiglio comunale di Salerno

Michelangelo Russo

Nel 1979, nella tarda primavera, un caso giudiziario scuote il Palazzo di Città. E’ la prima volta in cui un’inchiesta mette sotto processo l’intero Consiglio Comunale, nessun partito escluso. E’ accaduto che una delibera consiliare, adottata all’unanimità tranne qualche assente, ha trasformato in contratto a tempo indeterminato (e quindi posto fisso in organico) il rapporto d’impiego trimestrale di 130 dipendenti precari. Le motivazioni dell’incredibile provvedimento sono ineccepibili sotto il profilo dell’opportunità, della necessità di aiuto allo scarso personale comunale, insomma tantissime belle parole che infiocchettano la pillola amara, insuperabile, che, per legge dello Stato, nessuna assunzione a tempo indeterminato può essere fatta dagli Enti Pubblici senza effettuare una regolare procedura di concorso pubblico. La notizia non produce un eco eccessivo. E chi dovrebbe protestare, visto che tutti i partiti sono stati d’accordo, per cui non c’è un eco di stampa interessato? Ma, in questa anticipazione ante litteram di ciò che avverrà negli anni ’90 con la concessione ambientale evocata da Antonio Di Pietro per gli appalti pubblici spartiti tra i partiti, qualcosa non funziona. Sindaco e Consiglio Comunale di Salerno hanno dimenticato un convitato di pietra. La Procura della Repubblica. Una dimenticanza che si può spiegare. Tradizionalmente la Procura è un organo avvezzo ai crimini violenti, la droga, i reati contro il patrimonio, gli infiniti casi bagatellari di risse, litigi tra coniugi, contrabbando, e via dicendo. E’ raro che essa si occupi con urgenza di faccende riguardanti irregolarità amministrative con profili penali. Sono reati sfumati, dai contorni incerti, che, se perseguiti con un’inchiesta doverosa, evaporano negli anni, i rinvii e le prescrizioni. Dunque il Comune di Salerno non si aspetta il colpo di scena. Che avviene in una mattina di giugno: la Procura sequestra la delibera consiliare adottata appena qualche settimana prima. Non solo! Dopo una veloce istruttoria della Squadra Mobile, su delega del Sostituto Michelangelo Russo che ha ricevuto il fascicolo, vengono spediti gli avvisi di garanzia al Sindaco Ravera, e a tutti i consiglieri comunali che hanno votato la delibera (Movimento Sociale, fiamma tricolore compreso) per il reato di interesse privato in atti di ufficio (reato che sarà poi abrogato dopo alcuni anni e sostituito dall’abuso in atti di ufficio, pure di recente abrogato). Nell’inchiesta della Polizia è emerso che le 130 assunzioni sono in pratica state lottizzate e concordate tra i partiti, secondo fraterni accordi spartitori. Per cui tutti sono rimasti contenti. E’ chiaro che esplode uno scandalo enorme. La Procura di Salerno ha dichiarato, con la sua inchiesta veloce, che il Re è Nudo! E così all’improvviso tutti i salernitani, che per convenienza, rassegnazione, quieto vivere e cinico scetticismo di maniera, avevano abbozzato sulla singolare decisione del Comune fatta passare (anche per i Sindacati, che tacquero) come coraggioso provvedimento in favore dell’occupazione giovanile, iniziarono a criticare i propri rappresentanti. I giornali cittadini riempirono d’improvviso le colonne con l’inchiesta, che vide sfilare davanti al Giudice Istruttore Giovanni Volpe, cui il PM Michelangelo Russo aveva passato l’inchiesta, i più bei nomi della politica salernitana. Il Giudice Istruttore Giovanni Volpe (la figura del Giudice Istruttore era presente nel vecchio Codice di Procedura Penale, in vigore fino al 1990) fu anche determinante, in quegli anni, per il cambiamento di mentalità nel Tribunale di Salerno. Veniva dalla Procura di Napoli, dove si era occupato del terrorismo nero dei NAR, sanguinario gruppo estremista autore di numerosi attentati. Volpe era moderno e preparatissimo, avvezzo già a tenaci battaglie con collegi difensivi agguerriti. Porterà aria fresca e contestatrice nelle assemblee dell’Associazione Magistrati, facendo squadra, sovente, con la schiera dei nuovi magistrati. Il processo al Consiglio Comunale di Salerno andrà avanti diversi mesi, causando una crisi della Giunta e le dimissioni del Sindaco Ravera. Che, cardiologo di fama, abbandonerà per sempre la politica, deluso dall’esperienza appena iniziata. Il processo non arriverà ad un esito. L’Amnistia del 1981, seguita al terremoto, cancellerà questo processo come numerosi altri iniziati tra il 1979 e il 1980.