Conta quasi 9000 interventi nel corso dell’anno e dal 16 al 25 agosto resteranno solo due medici in presidio. Un lavoro assurdo «senza mezzi e senza personale», denuncia il dottor Antonio Zarrillo, direttore dell’Unità operativa di salute mentale di Salerno. Conosce Lino Renzi e la sua storia ma alla luce della terribile vicenda della scorsa sera, Zarrillo è arrabbiato con un sistema che non funziona. Ci racconta: «Lino Renzi è stato ricoverato al Ruggi, dopo un tso; poi il trasferimento alla Quiete ed infine la sua scelta di affidarsi ad un medico privato. Dalla dimissione dalla struttura di Pellezzano non abbiamo avuto nessuna notizia. D’altronde è libero di fare ciò che vuole». E poi? «Può accadere anche ciò che abbiamo purtroppo visto», dice. «Sa quanti medici abbiamo? Quattro e mezzo e, nel periodo delle ferie, scendiamo anche a due», afferma ancora. «E’ difficile passare dalla teoria alla pratica – afferma il dottore Zarrillo – non abbiamo mezzi e personale. Ci sono serie difficoltà per un ricovero lungo di un paziente. Manca l’organizzazione e forse la presa di coscienza dei problemi dei malati psichici». «Si parla di presa in carico del paziente ma con quali medici? Non abbiamo neppure un’auto adeguata per raggiungere le abitazioni dei nostri pazienti». Meno medici e qualità dei servizi sempre più ridotta. L’equazione è presto fatta, anche in considerazione del blocco del turn over che sostanzialmente ingessa la sanità in Campania, quindi in provincia di Salerno. Quanto ai pazienti affetti da patologie psichiatriche, il problema sembrerebbe essere ben più serio. «Fondamentalmente – dice Zarrillo – dopo il trattamento sanitario obbligatorio (che dura sette giorni e rinnovabili per altri sette) il paziente è libero di curarsi o meno, o di fare ciò che vuole. Dunque, se non intervengono quei fattori alla base del tso, non c’è autonomia da parte di noi psichiatri».
Andrea Pellegrino