Questa sera, alle ore 20,15, nella Sala San Tommaso del Duomo di Salerno, secondo appuntamento del Festival Musicale Luci D’Artista promosso da Sergio Caggiano
Di OLGA CHIEFFI
Rècital del soprano Nunzia De Falco, in duo con il pianista Francesco Aliberti, questa sera, alle ore 20,15, nella Sala San Tommaso del Duomo di Salerno, ospite del secondo appuntamento del Festival Musicale Luci d’Artista, organizzato dall’Associazione Arechi di Sergio Caggiano. La serata verrà inaugurata dal Gaetano Donizetti “napoletano” de’ La Conocchia”, una simpatica pagina che racconta di una donna che si pone in finestra a filare per attrarre lo sguardo del giovane che ha adocchiato. Deliziosa ed esile, tutta melodia e sentimento, ecco apparire la Suzel dell’ Amico Fritz di Pietro Mascagni, con la sua romanza “Son pochi fiori” una nordica rarefazione, a un’aria tersa, a quel sangue una limpida castità che sconfigge il cinismo di Cavalleria Rusticana, cui il nome dell’autore è legato. Si passerà, quindi ad una pagina tratta dalle deliziose Soirées musicales di Gioacchino Rossini, datate 1835, scritte su spunti nuovi e vecchi e di improvvisazioni nate durante le riunioni musicali che settimanalmente il genio di Pesaro teneva nella sua casa di Parigi. L’evocazione dello spirito festoso di Rossini avverrà con l’ “Invito”, un “bolero” assai curioso, che denota l’interesse del genio di Pesaro, per ogni nuova forma di ritmo vivificante l’intuizione melodica. La serata continuerà con il duetto d’amore del Romeo e Giulietta di Riccardo Zandonai. Nel secondo atto dell’opera, i due sono l’uno nelle braccia dell’altra e Giulietta manifesta in un canto appassionato il suo desiderio di fuggire con Romeo, nell’aria “Son vostra sposa” che ha impalmato in segreto. Passaggio all’ultimo atto di Traviata, in cui il valzer dal maggiore del brindisi diventa minore per le rose pallenti a segnare, in quell’ultimo giro, il saluto alla vita di Violetta, che svela il maligno disegno della sua esistenza. Turandot in scena al massimo cittadino e Liù ospite stasera, con la sua struggente romanza, “Signore, Ascolta!”, in cui esprime il suo amore, tutto devozione e sacrificio, per Calaf, con eleganza e sensibilità, che la porterà al suicidio. Finale leggero con l’aria della Vilja, dalla Vedova Allegra di Franz Lehar, un vero e proprio lied che rivela il carattere di Hanna Glavari sensibile e malinconico, che già guarda alla Marescialla del Rosenkavalier e alla Madeleine di Capriccio, seguita da un must dei programmi da concerti dei soprani d’agilità, Le Filles de Cadix di Leo Delibes, desiderose di sfoggiare accento piccante e ammiccante, come la pagina espressione dell’immagine che alla fine del secolo XIX si aveva nel modo della Spagna, che strapperà l’applauso del pubblico.