Vincenzo Sica: Antonio Gregorio e l’arrivo del televisore
La visione serale doveva essere guadagnata durante la giornata, altrimenti dopo cena direttamente a letto. Poi venne il cinema con il proiettore affidato a Peppe Del Mastro
Di Vincenzo Sica
Il ricordo è come un ritratto che il tempo lentamente ha disegnato, rimane nella mente sempre intatto, è un quadro antico di un attimo passato. Oggi ricordo una figura fondamentale che è stato per tanti di noi un punto di riferimento, una guida, il professore istitutore Antonio Gregorio, un vero papà per tanti di noi piccoli, indifesi, tristi, senza le nostre famiglie, le nostre mamme, la sua figura è una delle cose più belle capitatemi nell’orfanotrofio, grande carisma, ma sempre accogliente, il suo grande sorriso ci rassicurava, dobbiamo tanto anche ad altri istitutori, ma lui era diverso. Era l’anno 1968 e la V camerata contava circa cento ragazzi divisi tra Antonio Gregorio, il professore Mastrogiovanni, e il maestro Maiorano, per noi il nonno data la sua avanzata età, al quale si deve la prima installazione del televisore, ed amava ricordare chi glielo avesse donato con commozione, perché lui si era industriato tanto, chiedendo ad amici, parenti, e alla fine l’ottenne. Il televisore era situati in una stanza definita dei giochi, e la si poteva vedere solamente se, nell’arco della giornata ti fossi comportato educatamente: i caposcelti facevano rapporto di chi lo fosse stato, tra i quali ricordo Silvio Porcelli e Antonio Viscito, oppure dei ragazzi scelti per portare la conta dei buoni e cattivi: i cosiddetti cattivi andavano direttamente a letto per punizione, i fortunati andavano a guardare la televisione come premio per buon comportamento attuato nell’arco della giornata, tutti in rigoroso silenzio e felici, ma tassativamente tutti a letto dopo Carosello. Qualche allievo, più grande, invece, riusciva anche a vedere qualche film. Dopo il televisore arrivarono altri giochi, tra cui il tavolo da ping pong, il calcio-balilla, dove a rotazione giocavamo le grandi sfide , il modello in scala di una stazione ferroviaria con tanto di pista e trenini funzionanti che correvano sulle rotaie, i giochi di società: la dama, i birilli , i cerchi, le boccette e altro perché per il Professore Gregorio era fondamentale vederci felice sorridere e giocare. Antonio Gregorio organizzava anche i tornei di calcio con le magliette da lui acquistate, sul campo sito in istituto, ormai anch’esso in disuso, ricordi fantastici che possiamo ancora oggi rivedere grazie ad un filmato e alle foto che il professore Gregorio produceva. Altro momento bellissimo si viveva la Domenica, quando, chi non andava allo stadio e rimaneva in istituto, insieme ad un altro grande istitutore, Giuseppe Del Mastro per tutti (Peppe) si ritrovava al cinema, nella sala prova della banda. Lì Peppe aveva un proiettore e sul muro bianco della stanza, a guisa di grande schermo, veniva proiettata la pellicola, che si andava ad affittare in un negozio sito dietro la banca d’Italia. Un western o una commedia, un film comico, tra un grido un fischio una risata, la pellicola che scappava e le grida di richiamo per Peppppeeee, perché non si vedeva più nulla, in una specie di Nuovo Cinema Paradiso, fatto di ore trascorse con grande spensieratezza. Ricordi di vita e di persone che hanno contribuito alla nostra formazione, tra cui anche brutti episodi ai quali ancora oggi cerchiamo ancora di offrire una spiegazione, è sicuramente un “amarcord”, dolce e amaro, che ci unisce dopo tanti anni. Ci siamo incontrati in tante rimpatriate dove il professore Gregorio era sempre presente, ancora prodigo di raccomandazioni e consigli per tutti, sempre attento ad ognuno di noi perché per lui siamo stati sempre i suoi ragazzi lui per noi il nostro papà.