di Mario Rinaldi
L’efferato femminicidio di Montecorvino Rovella, costato la vita alla 47enne Tina Sgarbini è diventato, purtroppo, un argomento centrale nelle cronache nazionali. Sull’episodio è intervenuta anche l’avvocato Ambra Viscito, presidente dell’Associazione “Frida” di Cava dè Tirreni, impegnata nella lotta contro la violenza di genere.
Avvocato Viscito, purtroppo, la provincia di Salerno è di nuovo finita sotto i riflettori per l’ultimo efferato delitto compiuto nei confronti di una donna. La vittima, in questo caso, è la 47enne Tina Sgarbini di Montecorvino Rovella, madre di tre figli. Perchè tanta violenza?
“È una tragedia che lascia attoniti e profondamente addolorati.
La violenza sulle donne, nella maggior parte dei casi, accade all’interno delle mura domestiche, è il riflesso di una cultura patriarcale ancora fortemente radicata, che fatica a riconoscere la donna come soggetto autonomo, libero e pari in dignità. Alla base di questi atti vi sono dinamiche di potere, controllo, possesso oltre che psicologico anche economico in quanto vi è l’incapacità di accettare l’autodeterminazione femminile. Episodi come quello che ha coinvolto Tina Sgarbini ci impongono di non abbassare la guardia e di continuare a interrogarci sulle responsabilità sociali, culturali ed educative che alimentano questa spirale di violenza”.
Lei è presidente dell’associazione “Frida” di Cava dè Tirreni, nata per contrastare la violenza di genere. Qual è il vostro campo di azione e come intervenite?
“L’associazione “Frida”, in qualità di ente gestore del Centro Antiviolenza comunale di Cava de’ Tirreni, opera quotidianamente per contrastare ogni forma di violenza di genere. Il nostro intervento si articola su più livelli: offriamo accoglienza, ascolto e supporto psicologico alle donne vittime di violenza, garantiamo assistenza legale e consulenza sociale, e accompagniamo le utenti in percorsi di fuoriuscita dalla violenza finalizzati al recupero della propria autonomia personale, abitativa ed economica. Collaboriamo attivamente con i servizi sociali, le forze dell’ordine e le istituzioni scolastiche per costruire una rete solida di protezione. Parallelamente, promuoviamo attività di sensibilizzazione, informazione e formazione sul territorio, al fine di prevenire la violenza e diffondere una cultura della parità e del rispetto. La nostra azione non si limita al momento della denuncia, ma accompagniamo le donne in un percorso di ricostruzione personale e autonomia, attraverso progetti individualizzati”.
Può indicarci i dati riguardo la violenza sulle donne, o più in generale quelli sulla violenza di genere nell’ultimo anno?
“I dati aggiornati confermano una situazione allarmante. Secondo l’Istat, nel corso dell’ultimo anno si è registrata una media di circa una donna uccisa ogni tre giorni in Italia, nella maggior parte dei casi per mano di partner, ex partner o un familiare. Le richieste di aiuto ai centri antiviolenza sono aumentate, e questo da un lato evidenzia una maggiore consapevolezza, ma dall’altro indica che il fenomeno resta diffuso e sommerso. In Campania, nel corso dell’ultimo anno si sono registrate oltre 1.200 richieste di aiuto ai centri antiviolenza regionali, con una prevalenza di casi legati a violenza domestica e psicologica. Un focus particolare merita il territorio salernitano, dove si evidenzia una crescita costante delle segnalazioni. Il nostro Centro Antiviolenza, attivo a Cava de’ Tirreni, ha accolto numerose donne in condizioni di particolare fragilità, spesso madri con figli minori, vittime di violenza fisica, verbale, economica o di stalking. Anche i dati forniti dalla Questura e dai Pronto Soccorso del territorio confermano che l’incidenza della violenza sulle donne resta significativa nella provincia di Salerno. Tuttavia, si riscontra anche un aumento delle denunce e delle richieste di supporto, segnale che inizia a emergere una maggiore consapevolezza da parte delle vittime e una fiducia crescente nelle reti di protezione attive sul territorio. I dati dimostrano come siamo ben lontani dal debellare il fenomeno e le difficoltà riscontrate sono quelle di raggiungere le località limitrofe dove la cultura patriarcale è ben radicata ed è dura da scalfire”.
Secondo lei come bisogna intervenire dal punto di vista socio-psicologico per frenare questa spirale di violenza?
“L’intervento deve essere multilivello e strutturato. È fondamentale lavorare sull’educazione affettiva e sul rispetto fin dalla prima infanzia, attraverso percorsi scolastici mirati che mettano in discussione stereotipi e modelli tossici di mascolinità, finalizzati all’interazione sociale e il riconoscimento del rispetto e dignità altrui. Parallelamente, bisogna garantire supporto psicologico e rieducativo agli autori di violenza, affinché possano riconoscere e modificare i propri comportamenti.
Il ruolo dei media è altrettanto cruciale: la narrazione degli episodi di femminicidio deve essere attenta, rispettosa e priva di giustificazioni implicite. Inoltre, serve un cambiamento culturale che coinvolga tutti i livelli della società, partendo proprio dalle famiglie e dai contesti di prossimità”.
Quali sono le iniziative che da qui a breve la vostra associazione metterà in campo contro la violenza di genere e più in particolare contro la violenza sulle donne, che a volte si sentono sole e indifese senza sapere come difendersi?
“Come ente gestore del Centro Antiviolenza del Comune di Cava de’ Tirreni, l’associazione Frida è costantemente impegnata nell’organizzazione di iniziative volte a prevenire e contrastare la violenza di genere. Nei prossimi mesi, è previsto l’avvio di una nuova campagna di sensibilizzazione rivolta alla cittadinanza, con incontri informativi e formativi nelle scuole, nei luoghi di aggregazione e presso le istituzioni locali. Particolare attenzione sarà dedicata all’autonomia delle donne accolte, attraverso percorsi personalizzati di inserimento lavorativo, sostegno abitativo e accompagnamento psicologico. L’obiettivo è offrire non solo protezione immediata, ma anche strumenti concreti per uscire dalla violenza e costruire una nuova progettualità di vita, contrastando quel senso di solitudine e smarrimento che troppo spesso accompagna le vittime”. Un’analisi attenta e strutturata, quella esposta dall’avvocato Viscito, la cui associazione punta molto sulla prevenzione, sull’ascolta e su una cultura educativa improntata all’individuazione delle potenziali relazioni tossiche per respingerle e far prevalere l’autonomia e l’autodeterminazione della donna.





