di Olga Chieffi
Sarà la chiesa di Sant’Anna al Porto a Salerno ad ospitare il primo concerto del 2019 della rassegna “Concerti in Luci d’Artista”, organizzata dal Cta di Salerno con il contributo del Comune di Salerno, il patrocinio della Provincia di Salerno e la collaborazione del Conservatorio “Giuseppe Martucci”, dell’Associazione “Amici dei concerti di Villa Guariglia” e della Bottega San Lazzaro. Venerdì 4 gennaio, alle ore 20, nella storica chiesa a pianta centrale, ci sarà il concerto del duo composto dalla flautista Ylenia Cimino, figlia d’arte di papà Antonio e pupilla di Davide Formisano, e dal chitarrista Pasquale Vitale, di ritorno dal recente tour in Australia. Il repertorio per flauto e chitarra nell’Ottocento comprende brani di indubbio fascino e di piacevole ascolto. Come è noto, l’influsso della musica operistica sulla produzione strumentale dell’Ottocento è notevolissimo e la proposta di brani scritti nello stile belcantistico e in forma di versioni per questo organico è il tema conduttore della prima parte della serata. In tal senso si ascolterà il famoso “Cantabile in Re Maggiore op.17” di Niccolò Paganini un breve brano, pubblicato postumo, in cui prevale la melodia, mentre restano lontani abbellimenti e virtuosismi, dalla linea esemplare, musica d’intrattenimento, certo, ma non d’occasione, scritta con un’attenzione per i particolari, che rivela come il genio genovese la tenesse in alta considerazione. A seguire, un omaggio a Francesco Molino, considerato tra i maggiori protagonisti della chitarra del tempo, con il secondo Notturno, op.38, in cui il compositore dimostra una particolare attenzione all’equilibrio nel dialogo tra i due strumenti, che si esprimono in un linguaggio prettamente classico e ricco di emotività. Si continua con l’Ouverture del Tancredi di Gioacchino Rossini, nella trascrizione di Ferdinando Carulli. Non molto raffinata la scrittura orchestrale di questa Sinfonia, mutuata da La pietra del paragone e trascritta (secondo le ricerche di Philip Gossett) neanche da Rossini in persona, ma da un copista. Si tratta di una scrittura musicale che non è legata dal punto di vista tematico con la composizione successiva, una ouverture per così dire interscambiabile, ma sempre coinvolgente nella stretta finale, come tutta la produzione del grande pesarese. Seconda parte di serata dedicata interamente alle figure caratterizzanti il mondo musicale del Novecento, a cominciate da Mario Castelnuovo Tedesco, del quale verrà eseguita la Sonatina op.25, in cui ha modo di emergere il lato più lirico del compositore, unitamente alla felicità melo dica, la Sonatina è suddivisa in tre movimenti che si contraddistinguono per la perfezione formale e la concisione con cui le idee vengono sviluppate. Il primo movimento è un classico primo tempo di sonata in do maggiore basato su due temi esposti dal flauto e dalla chitarra secondo principi di imitazione. Nel secondo movimento, una siciliana in do minore dal carattere elegiaco e crepuscolare, ritorna l’omaggio del compositore alla tradizione musicale del suo Paese d’origine. Il finale è invece un vivace scherzo in forma di rondò (dove però la ripresa del tema non è mai letterale ma ampiamente modificata) in cui il gioco imitativo tra le parti dei due solisti fa nuovamente la sua comparsa. Nel 1986 Astor Piazzolla compone l’Histoire du Tango per flauto e chitarra, scegliendo proprio gli strumenti associati alla prima fioritura della forma, a Buenos Aires, nel 1882. Viene tracciata, in forma musicale, una storia avvallata, che solca mano a mano la prima malia delle esecuzioni nei bordelli fino ad arrivare alle grandi e concitate sale da concerto americane ed europee. Un racconto che si compone di quattro momenti, Bordel 1900, café 1930, Night club 1960 e Concert d’aujourd’hui (Concerto dei giorni d’oggi), ed ognuno è accompagnato da delle note al testo, che l’autore scrive di suo pugno, profondamente suggestive. Ylenia Cimino e Pasquale Vitale proporranno i primi due quadri che lasciamo alla analisi dello stesso Piazzolla. “Bordel 1900: Il tango è nato a Buenos Aires nel 1882. È stato suonato per la prima volta su chitarra e flauto. Accordi poi vennero ad includere il pianoforte, e più tardi, la concertina. Questa musica è piena di grazia e vivacità. Dipinge un quadro delle chiacchiere bonarie delle donne francesi, italiane e spagnole che popolavano quei bordelli mentre prendevano in giro i poliziotti, i ladri, i marinai e la marmaglia che venivano a vederli. Questo è un tango vivace. Cafe, 1930: questa è un’altra epoca del tango. La gente ha smesso di danzare come nel 1900, preferendo invece semplicemente ascoltarla. È diventato più musicale e più romantico. Questo tango ha subito una trasformazione totale: i movimenti sono più lenti, con armonie nuove e spesso malinconiche”. Dal tango da cafè si passerà ai “canti dell’osteria” di Vittorio Monti, con la Czárdás, scritta nel 1904, basata sulla danza popolare e genere musicale ungherese, suonata da tutte le orchestre gitane, tanto da sembrare più autentica di quelle autentiche, e qui proposta nella versione per flauto e chitarra.