Violenza di gruppo ai danni di una compaesana. La Corte di Appello di Salerno (presidente Massimo Palumbo, consiglieri Giuliano Rulli e Silvana Clemente, P.G. dott. Elia Taddeo) dopo una lunga camera di consiglio hanno confermato la sentenza del Tribunale di Vallo della Lucania con la quale veniva inflitta la pena di anni 4 di reclusione per un gruppo di tre giovani di San Mauro Cilento.I tre imputati si erano resi responsabili di atti di violenza sessuale di gruppo nei confronti di una loro “amica” e compaesana. Con la scusa di andare a bere qualcosa ad Acciaroli avevano fatto salire sul sedile posteriore di una Polo a tre sportelli la vittima e, deviando in una stradina di campagna, si fermarono e iniziarono a palpeggiare nelle parti intime la ragazza, che ha resistito con tutte le sue forze, fino a gridare e piangere per la disperazione. Ripresasi dallo choc la ragazza, nei giorni successivi, denunciò i tre ragazzi. Questi si difesero a loro volta accusando la vittima di essere una “pazza” esibizionista che perseguiva lo scopo di vendicarsi di uno dei tre, con il quale aveva avuto una relazione sentimentale. Ovviamente il dibattimento di primo grado ha chiarito, anche con una perizia psichica, l’assoluta integrità fisica e psichica della ragazza, che tra l’altro svolge un lavoro di altissima responsabilità, che difficilmente potrebbe essere assegnato ad una persona labile psicologicamente.
Inoltre, le numerose contraddizioni dei testimoni a discarico (ha perfino deposto l’ex sindaco del paese) hanno reso inefficace qualsiasi tentativo di discreditare la povera vittima. Nel processo, oltre la vittima, assistita dall’avv. Antonio Mondelli di Perdifumo, si è costituita parte civile anche l’associazione Mai più Lucrezia Onlus, assistita in grado d’appello dall’avvocato Giovanni Falci.
L’Associazione si occupa di prestare assistenza alle donne vittime di violenze di qualsiasi tipo, da quella sessuale a quella economica. Nel caso deciso ieri l’avvocato Falci ha rimarcato la assurda omertà ed ostilità ambientale.
“Nel piccolo centro cilentano, il paese ed in particolare anche le donne, si sono schierate con i violentatori e non con la vittima, quasi a voler condannare il comportamento di una donna che si “permette” di reagire e non assecondare la prepotenza degli uomini”. Questi tipi di processo quasi sempre finiscono per infliggere alla vittima un ulteriore danno, quello del processo, nel quale per scelte difensive discutibili si vuole far passare la vittima per colpevole.