di Ferdinando Cappuccio
Questa sera, alle ore 18, è stata anticipata la presentazione, presso la libreria Imagine’s book (ex Guida) sita in corso Garibaldi 112, del libro “Vicolo della Neve”. Il volume, edito da Francesco Ricciardi, nasce con il sostegno e lo stimolo della associazione “Amici dell’Arco Catalano”, che ha la sua “mission” nella difesa delle tradizioni eno-gastronomiche del ns.territorio, attraverso le quali arrivare alla conoscenza dell’economia, della cultura e del costume. In tale ottica – dopo aver prodotto il volume “Salerno in cucina ieri e oggi” che ha evidenziato l’esistenza di una cucina salernitana autoctona – oggi viene pubblicato “Vicolo della Neve”. Di solito i libri sono catalogati in generi: narrativa, saggistica, silloge poetica, libri illustrati….Il volume oggi pubblicato non può essere e forse non deve essere catalogabile!!. Infatti nella stesura e nella successiva lettura si fondono ricerca storica e rappresentazione emozionale. La storia del ristorante, nato con il nome del Vicolo ove si trova, ha una sua data di inizio precisa:1870, anche se esisteva proprio in quel sito un punto di ristoro già negli anni precedenti. Vengono così rappresentati nel volume i momenti di gestione dell’esercizio con i suoi personaggi: Ricuccio (o’sciaquariello), poi Peppino Carro (Peppiniello) e per finire don Matteo Bonavita, ultimo gestore dal 1975 fino alla chiusura del 2021. Accanto a tali personaggi vengono ricordati gli importanti collaboratori come Armandino, che con il suo gruppo musicale allietava con la “posteggia” le serate degli inizi della seconda metà del secolo scorso, o Alfonso Palo bravissimo capo pizzaiolo sino al 1995 che incarnò forse “..il bianco fornaio che batte le mani sul tondo …” come recita la poesia del grande Alfonso Gatto, frequentatore assiduo del Vicolo, che ha reso celebre in campo nazionale il locale arricchito dagli affreschi di Clemente Tafuri. Mentre la “nostalgia” inizia a prendere il lettore, ecco che il libro devia verso una direzione storico-saggistica. Il punto di partenza è il nome della strada del locale. Perché si chiama così? Ed ecco che Bruno Centola, socio onorario della Associazione, va a ritroso nel tempo risalendo sino all’epoca longobarda ed evidenzia l’importanza economica e sociale delle “nevere”, veri e propri frigoriferi dell’antichità. La ricerca ha fatto emergere che nella zona che noi Salernitani chiamiamo “Antica corte”, e dunque anche nel Vicolo della Neve, esistevano questi insediamenti tesi alla conservazione del freddo. Il volume ci spiega come funzionavano, a cosa servivano e chiarisce che esse erano presenti non solo a Salerno ma anche in molte altre zone d’Italia. Mentre si è interessati dalla storia ecco che proseguendo la lettura ricompare prepotente l’emozione! Compare infatti il ricettario della memoria, con i piatti iconici del Vicolo che sono stati selezionati e testati da Matteo Ragone la cui famiglia gestisce dal 1943 il Ristorante del Golfo, che dopo il Vicolo è il più antico della città, per essere poi fotografati al fine di arricchire il libro. Ogni elaborazione presentata ha il suo perché storico, economico e sociale. Ad esempio l’utilizzo della pasta “mischiata” non era come oggi potrebbe sembrare una scelta gourmet, ma rifletteva la necessità di non sprecare. Sono piatti nella memoria e nel ricordo di quanti hanno vissuto quei momenti e come i “piatti di mammà“ difficilmente ripetibili con la stessa “nostalgica” bontà… Sperando di aver sollecitato la curiosità del lettore vi invito a venire stasera alla presentazione.Guardando al futuro auguro ai nuovi coraggiosi gestori del Vicolo della Neve – da poco riaperto – successo rispettando e conservando la tradizione gastronomica salernitana!