NOCERA INFERIORE/NOLANO/ NAPOLI. Sarà necessario un processo per chiare la vendita di due appartamenti prestigiosi a prezzi bassissimi, uno sul lungomare di via Partenope e uno “’ncoppa i Camaldoli” a Napoli. Vendita che sarebbe stata effettuata da un gruppo di persone che si sarebbero spacciate per i proprietari intascando ingenti guadagni, grazie anche alla collaborazione di altri indagati. In totale erano 11 gli indagati, tutti del napoletano, per il quale il pm Giuseppe Cacciapuoti della procura di Nocera Inferiore aveva chiesto il rinvio a giudizio. Un’inchiesta che ricorda per alcuni aspetti la famosa truffa raccontata i “Totò cerca casa”.
Per associazione per delinquere finalizzata alla truffa, falso e sostituzione di persona il pm Cacciapuoti aveva chiesto il rinvio a giudizio del 49enne Luigi Caragallo e del 23enne figlio Emanuele, del 44enne Domenico Basile, tutti di Giugliano in Campania e Luca Fernandez, 39enne di Arzano. Gli stessi sono indagati pure per truffa, falsità in scrittura privata, sostituzione di persona.
Gli indagati si sarebbero presentati come Mario Falco (Luigi Caragallo), Antonio Falco (Basile), Luca Falco (Fernandez) e Francesco Falco (Emanuele Caragallo), quest’ultimo operaio della “Edil Falco” e avrebbero dato mandato a un agente immobiliare di vendere un prestigioso appartamento di 10 stanze e cinque bagni in via Partenope 1, palazzo che fa angolo con piazza Vittoria. All’agente i sedicenti Falco avrebbero esibito una falsa procura speciale apparentemente rilasciata dal proprietario, un ignaro imprenditore napoletano che di proprietà ne ha molte. Il gruppo poi avrebbe fatto visitare la stupenda casa ai probabili acquirenti, tanto da avvalorare la tesi di averne la disponibilità, fino a quando una coppia di avvocati napoletani l’ha acquistata per 670 mila euro (prezzo ben al di sotto del valore di mercato) con atto firmato presso lo studio di un notaio di Nocera Inferiore (non indagato). Poi la scoperta: quella casa da sogno che si affaccia sul lungomare liberato di Napoli, in un prestigioso palazzo che fa angolo con piazza Vittoria e a pochi passi da Castel dell’Ovo sarebbe stata venduta da chi non aveva titolo e quindi gli acquirenti sarebbero stati truffati.
Stesso copione sarebbe stato utilizzato per la vendita di una villa al “Parco Alborino” ai Camaldoli, con mozzafiato vista mare, pagata 220 mila euro da un imprenditore del settore edile che avrebbe dovuto spendere almeno altrettanti soldi per ristrutturarla essendo disabitata da alcuni decenni. Anche in questo caso, il proprietario dell’immobile, che possiede alcune decine di immobili a Napoli, non aveva rilasciato alcuna procura speciale a “Falco Mario”. In questa vendita l’atto è stato firmato in uno studio notarile di Napoli, anch’egli non indagato.
Come i presunti truffatori hanno fatto ad incassare tutto quel denaro? Il luogotenente Alberto Mancusi della sezione di pg dei carabinieri presso la procura nocerino ha ricostruito i movimenti di denaro.
Alcuni dei cinque indagati sarebbero stati in possesso di falsi documenti tra cui quelli intestati a “Mario Falco” e “Luca Visone”, persone esistenti ma del tutto estranee alla vicenda, e presentandoli a due istituti di credito avrebbero acceso alcuni conti correnti intestandoli agli ignari titolari dei carte d’identità. Su questi conti correnti sarebbero arrivati i soldi delle vendite. Per poterli prendere velocemente, alcuni dei cinque indagati avrebbero preso parte del denaro in contanti, parte con bonifici su conti correnti di amici e altri caricando 55 carte di pagamento elettronico poi scaricare ai bancomat.
I due Caragallo, Basile, Fernandez, infatti, sono indagati anche per aver emesso o utilizzato carte di pagamento elettronico per assicurarsi il profitto delle truffe. Per quest’ultimo reato sono sott’inchiesta pure il 44enne Enrico Ottaviano di Napoli, il 52enne Vincenzo Castellone di Villaricca, il 40enne Dario Ciccarelli e il 56enne Rosario Cangemi assieme alla 50enne moglie Adriana Marchionne e alla 25enne figlia Maria Luisa Cangemi, questi ultimi quattro di Giugliano in Campania. Ottaviano, Castellone, i Cangemi, Marchionne e Ciccarelli sono indagati anche per riciclaggio perché avrebbero messo a disposizione i loro conti correnti per ricevere bonifici dai sedicenti Mario Falco e Luca Visone restituendo alla gang i soldi in contati, trattenendo una percentuale minima per la “cortesia”.
Il luogotenente Mancusi ha già recuperato 60mila euro tra quelli ancora su un conto o su carte.
Il processo ora chiarirà le loro posizioni.