
Antonio Manzo
Nell’università di Salerno dove da anni è crollato anche l’albero della trasparenza si vota per il rinnovo del consiglio di amministrazione in attesa di giugno o settembre per rinnovare il rettore, se non passa l’emendamento di Forza Italia con la proroga chiesta nel decreto Mille-proroghe. Salerno, insieme agli atenei di Catania, Macerata, Milano statale, Ferrara e in ultimo Salerno non rendono accessibili i verbali con le loro delibere dei loro cda. Si voterà il 25 febbraio prossimo per il rinnovo del consiglio d’amministrazione che non rende pubbliche le delibere, cioè non risultano visionabili dai cittadini ma persino dai docenti e dal personale che in esso lavora. Ma chi sono i candidati che aspirano al nuovo consiglio di amministrazione. Per l’area umanistica: Paola Adinolfi del dipartimento di scienze aziendali, moglie di Francesco Fasolino direttore del dipartimento di scienze giuridiche che aspirerebbe alla candidatura al rettorato in un prossimo futuro. Paola Adinolfi è stata assessore comunale a Salerno mentre Fasolino è stato direttore generale della Provincia negli anni della presidenza del viceministro degli esteri Edmondo Cirielli. Adinolfi e Fasolino non è solo l’unica famiglia dell’accademia salernitana (ce ne sono altre, innumerevoli, già da questo giornale segnalate, che arrivano fino a nipoti e nipote) ma è anche una garanzia trasversale del rettore Loia per il mondo politico salernitano. Poi c’è Gennaro Iorio del dipartimento di studi politico sociali, Francesco Polese del dipartimento di scienze politiche e della comunicazione. Area scientifica: Pasquale Chiacchio, Dipartimento dell’Ingegneria dell’Informazione ed Elettrica e Matematica Applicata, Salvatore De Pasquale Dipartimento di Fisica; Carmine Gaeta Dipartimento di Chimica e Biologia; Umberto Bracale dipartimento di Medicina, Chirurgia e Odontoiatria. Questi sono i candidati docenti al cda, quattro di essi garantirebbero lo status quo. E’ Salerno. Non poteva essere altrimenti nell’ateneo dell’amichettismo, del familismo e popolata da omertosi. L’associazione Trasparenza e Merito (Trame) ha analizzato 3457 delibere in 10 atenei si ritrova con concordi truccati, baroni e docenti complici di una mafia in cattedra.. Cinque grandi atenei, compreso Salerno, non hanno mai fornito dati. Il cda ha nelle mani le gestioni di fondi ordinari e, particolarmente a Salerno, quelli straordinari che pioveranno dal Pnnr. A Salerno ci sarebbe molto lavoro per Giambattista Scirè, storico, docente a Catania, autore del libro inchiesta Mala università. “Non so immaginare in queste condizioni cosa sarà dei fondi europei del Pnrr. Fondi pubblici che saranno spesi da piccole consorterie private sulle cui scelte nessuno controlla salvo per interventi della magistratura. Succede per i concorsi truccati, succede per le risorse” scrive Scirè nel suo libro come se avesse profeticamente visto quel che potrebbe accadere all’università di Salerno compreso il possibile intervento della magistratura quando decide di aprire gli occhi e non chiuderli nei porti delle nebbie.