Oggi alle ore 20, nel monastero di Sant’Anna a Nocera Inferiore concerto del duo composto da violoncellista Roberto Mansueto e dal pianista Vito Venezia
Di OLGA CHIEFFI
Oggi, alle ore 20, l’Accademia Musicale Nocerina, presieduta da Pietro Sellitto, ospiterà nell’incantevole cornice del Monastero di Sant’Anna a Nocera Inferiore, due tra i più talentuosi cameristi italiani, il cellista Roberto Mansueto in duo con il pianista Vito Venezia. Intenso il programma della serata che principierà con le Due Romanze op.72, di Giuseppe Martucci, ultimate nel 1888, con le quali si chiude felicemente l’esperienza cameristica dell’autore: la prima è una trascrizione del duetto “Perché tristo è questo cuore” dell’oratorio Samuel, adattamento dove l’espressione, già di per sé un po’ comune, dell’ originale per canto, perde ancora d’interesse, la seconda, ben più personale, rivela nella sua estrema semplicità e coerenza discorsiva, la mano del maestro. Si passerà quindi a due gemme incontrastate della letteratura cameristica, la sonata per pianoforte e violoncello op.38 di Johannes Brahms , datata 1865 e la Sonata di Dmitrij Sostakovic op.40. la Sonata in Mi di Brahms è il vero primo duo dell’autore giunto fino a noi. Pervasa da una fluente vena melodica, non lontana dalla densa connotazione e dal clima “nordico” di altre pagine giovanili, evocante un tono leggendario da ballata, affine alle atmosfere letterarie della narrativa di Storm, la Sonata presenta una notevole semplicità formale e costruttiva, fatta eccezione per il dotto Allegro finale, un fugato certamente ispirato dal Beethoven dell’op.102, non senza la mediazione del contrappunto bachiano. Strutturata in tre movimenti, la sonata si apre con un meditativo Allegro non troppo imperniato su tre temi, il primo dei quali è un misterioso e nobile canto in mi minore dal profilo sapientemente sagomato. Il secondo movimento, Allegretto quasi Minuetto, in forma di scherzo con trio, è introdotto brevemente dal pianoforte per dare poi spazio a un dolce e scorrevole tema in la minore che schiude un mondo di elegante poesia. La sonata si chiude con un Allegro finale che rappresenta un momento di energica contrapposizione al temperamento sostanzialmente dolce dei primi due movimenti. Trattando le due mani del pianista e il violoncello come voci distinte, Brahms costruisce in questo finale una maestosa architettura contrappuntistica a tre parti, conciliando lo schema della forma sonata con quello della fuga, secondo la via indicata dall’ultimo Beethoven. In un susseguirsi serrato di complesse imitazioni per moto retto e contrario, pianoforte e violoncello sono entrambi ingaggiati in una poderosa costruzione sonora, compatta e brillante allo stesso tempo. Finale affidato all’op.40 del genio russo, una pagina datata 1934 che, pur entro una scrittura ancora molto legata ad elementi tradizionali tardo-romantici e neoclassici, contiene slanci stilistici che saranno poi riconoscibili nelle opere successive. Il compositore, benchè sposato, si era perdutamente innamorato di un’altra donna (solo la nascita, nell’anno successivo, della primogenita Galina, salverà il matrimonio). Come le lettere scritte all’amante, di quella particolare fase emotiva è documento rivelatore questa particolare pagina, con la sua ampia gamma di atteggiamenti espressivi che va dal tenero, romantico lirismo del primo movimento, alla vorticosa danza del secondo, all’atmosfera notturna del terzo, agli scatti selvaggi dell’ultimo.