Il Massimo cittadino
nelle mani di un amico
In questa città, dove la letteratura-contropotere viene inventata come plateale diversivo dall’interno del potere stesso e non è ispirata alla grande storia culturale dei decenni passati, si accendono le luci d’inverno montate sul nulla e, sempre dal nulla, compare un anonimo trombettista che gestisce le attività artistiche super-finanziate del Teatro Verdi. Un’altra vetrina scintillante e vuota. La vera musica, come quella del prestigioso e dimenticato Festival di Musica Antica, però non esiste più. Lo organizzavano due appassionati studiosi mai imparentati con il potere dominante. Buon motivo per farli fuori. Nonostante il Festival, rigorosamente autofinanziato, sia stato fino al 2009 un laboratorio di idee innovative, mettendo assieme la musica antica, il jazz e le sonorità della musica contemporanea, con curiosità anche inedite quali le armonie ricorsive del filosofo Friedrich Nietzsche. Ogni edizione costruita quale “caso di studio” di un periodo o tema storicamente contestualizzato, ha dato visibilità a “contenitori” simbolo della città.
Il Festival di Musica Antica
fermato perché autonomo
La gratuità e il livello qualitativo elevatissimo dei concerti sono stati a loro volta un attrattore potente, insieme alla scelta dei luoghi di svolgimento della rassegna: i più antichi, come il castello di Arechi, venivano riutilizzati quali incubatori di un’officina culturale che ha ricondotto la musica nei suoi spazi coevi, restituendo, al contempo, l’uso e il riuso di questi ultimi alla collettività. E la collettività ha sempre risposto con entusiasmo: ogni concerto, preceduto da una fila di intenditori, cultori o semplici amatori, in paziente attesa per la conquista di un posto a sedere, finiva inevitabilmente con le proteste rumorose di chi non era riuscito a entrare. Tanti, dunque, i luoghi di Salerno rivisitati dal Festival: il castello, la sala rossa del Casino Sociale, l’ex Convento dell’Annunziata, il Museo Provinciale, la Chiesa di S. Giovanni di Dio, l’Aula Magna dell’ex seminario, il Complesso di Santa Sofia, il Chiostro di S. Francesco, l’Ex convento di San Lorenzo, la chiesa di Sant’Apollonia, la sala del Tempio di Pomona, quella degli Stemmi del Palazzo Arcivescovile, in un percorso di conoscenza anche urbanistica di una città ‘nascosta’, con i suoi tesori architettonici e storici. Proprio qui sono arrivati nel corso del tempo giovani solisti e gruppi musicali divenuti poi celebri in ambito nazionale e internazionale: Rinaldo Alessandrini, il gruppo vocale e strumentale “Concerto Italiano”, Fabio Biondi con l’orchestra “Europa Galante”, Massimo Lonardi con i musicisti del “Conserto Vago”, l’Ensemble Micrologus, il Quartetto d’archi di Torino e interpreti salernitani come la bravissima Renata Fusco insieme all’Ensemble Antica Consonanza di Guido Pagliano.
L’elenco potrebbe continuare e la domanda sui motivi per cui il Festival di Musica Antica di Salerno sia rimasto fermo al 2009 resta aperta. Ma forse la risposta arriva proprio dai misteri della “Opulenta” città del Medioevo, racchiusi ormai non solo nel cuore stratificato del suo centro antico bensì anche in quello pietrificato dell’indifferenza militante del suo (s)fascismo culturale.
È soltanto un esempio, questo del Festival, dell’eutanasia praticata dal regime deluchiano sui corpi vivi di una creatività non aggregabile al potere. Potremmo parlare del teatro, dei contributi a pioggia che ne favoriscono la circuitazione del pessimo gusto, filodrammatico e non, ma il discorso sarebbe lungo e riguarderebbe gli amici degli amici, i registi abusivi e le rappresentazioni da recita scolastica.
La città ora riscopra
la forza del pensiero
Ciò che invece è indifferibile è un’interrogazione popolare su come reinventare la cultura e la democrazia in una città il cui corpo morto e le metamorfosi del potere minacciano la resistenza della parola residua. In un discorso ampio e autenticamente di base, ora che il regime di De Luca appare finalmente alla frutta, potrebbe essere individuato anche il futuro di ciò che goffamente già esiste, come Salerno Letteratura, una iniziativa affidata a nuclei familiari “abusivi” in aree così specifiche.
Malatesta





