di Andrea Pellegrino
Per una battuta cambiata Franco Angrisano si fece sostituire da Eduardo De Filippio. E’ solo un degli aneddoti che, oltre ad una buona fasta e fagioli, Gaetano Amato ha regalato al pubblico del Novotel, in occasione della presentazione della sua ultima fatica letteraria “Lacrime Napulitane”. Una carrellata di racconti, il ricordo dei personaggi che hanno fatto grande il teatro campano. Con un pizzico di emozione quando Amato ha ricordato Regina Senatore e Franco Angrisano, i due simboli salernitani. Di Regina ricorda l’ultima chiamata, quella per una parte ed il suo triste rifiuto per motivi di salute. Ricorda il Premio Charlot vinto nel lontano 1993 ed il dinamismo e l’organizzazione di Gaetano Stella. E tra una controllata alla pasta e una battuta, Gaetano Amato parla della sua carriera di attore e di quella di scrittore. Anzi precisa: «Io non sono uno scrittore, mi diverto a scrivere». Nei suoi scritti c’è Napoli, i suoi personaggi sono Napoli, i suoi simboli sono Napoli. Insomma, anche le peripezie dell’ultimo protagonista, Gennaro Di Palma, rappresentano la città in tutto e per tutto. Amata e poi tradita, vissuta appieno tra i vicoli, i palazzi e i suoi profumi, a partire dall’immancabile ragù. Con «La Squadra» Amato ha raccontato, attraverso una lunga fiction, parti quella città. Episodi di cronaca raccolti dai giornali dell’epoca e trasmessi in tv. Una divisa che Amato ha indossato con orgoglio ma che lo ha bloccato in altre occasioni. «Don Pietro Savastano dovevo essere io», svela l’attore: «Ma venivo troppo impersonificato nel ruolo di poliziotto». Ora pensa ai suoi scritti, sostenuti da prefazioni tutte firmate da Elvio Porta. «Alcuni suoi grandi Napoli li ha dimenticati». E pensa a Nanni Loy, regista di Scugnizzi e praticamente napoletano di adozione. Spera che ciò non avvenga per Carlo Giuffrè, scomparso all’inizio del mese. Di lui ricorda l’ira al Teatro Verdi nel spettacolo dopo la riapertura del Massimo cittadino dopo anni ed anni di chiusura. Giuffrè, in quella occasione, si lamentò delle condizioni della struttura salernitana. Ricordare i grandi del passato per dare speranze alle giovani generazioni, sempre più distanti dalle tavole del palcoscenico e sempre più innamorati della televisione. «Sono disposti a far tutto e a pagare, anche per una minima comparsa», dice Amato.
Intanto la pasta, dopo quasi un’ora parole, è cotta ed il pubblico, dopo una scorpacciata di aneddoti e curiosità, ha potuto gustare anche la cucina di Amato. Attore, scrittore e cuoco.