Oggi celebriamo il LXXV anniversario della Liberazione d’ Italia dal nazifascismo. Resistenza e Libertà i termini che definiscono questo giorno, da cui trarre spunto per superare la morsa di questa pandemia
Di OLGA CHIEFFI
E’ oggi il LXXV anniversario della Liberazione d’Italia dal Nazifascismo, due termini lo contraddistinguono da allora: Resistenza e Libertà. Oggi, che questa Festa forte, intensa, cade in un periodo buio, dal quale stiamo venendo fuori vogliamo declinare questi due termini anche alla luce dei giorni che stiamo vivendo. Abbiamo chiesto di sostenerci in questa nostra idea a Giorgio Benvenuto, a Federico Sanguineti, agli studenti del Liceo Scientifico “ Renato Caccioppoli” di Scafati, su invito rivolto alla loro docente Patrizia Polverino, e ancora Luisa Langella, Giulia Iannone. Ci renderemo conto, dopo aver letto con attenzione le colonne di questo giornale, che le parole Resistenza e Libertà, hanno lo stesso significato ieri come oggi. La Resistenza è l’impresa storica di un popolo, compiuta per libera scelta di milioni di uomini e donne semplici, che di essa furono protagonisti in senso pieno, creatori e corresponsabili. Non una decisione imposta, ma una scelta contro ciò che veniva imposto; non l’inquadramento forzato in un esercito istituzionale, per una guerra decisa dall’alto, ma la costruzione volontaria di un esercito dal nulla, di un esercito di liberi e uguali. Una disciplina ferrea, ma derivante dalle esigenze della lotta liberamente intrapresa, e costantemente corretta e rafforzata dal carattere collettivo delle decisioni. Una democrazia piena, vissuta come costante compartecipazione di tutti ai problemi, e alle scelte, collettivi: la democrazia più piena e più alta, che la storia d’Italia abbia mai conosciuto. Non deve debordare in retorica, nè agiografia, ce lo insegna il pensiero di Piero Gobetti: bisogna guardare alla Resistenza, così come è stata vissuta da “un popolo alla macchia”, da un popolo che si è dato organizzazione, strutture militari e politiche, giornali, codice civile e morale, senza l’intervento di apparati coercitivi separati dal popolo stesso, anzi, contro il potere armato esistente. Una generazione quella, che si caricò l’Italia sulle spalle, consapevole della Res Publica, nella sua essenza più pura, un qualcosa che da tempo sembra smarrito, quasi sconosciuto, sia nella popolazione che nella classe dirigente. La pandemia, la paura, il pericolo, può farci riacquistare quella consapevolezza. I nuovi eroi sono i medici, gli infermieri, quanti lasciano intravvedere ancora la luce a tutti noi. Stiamo resistendo tutti, anche gli animali, gli sportivi, gli artisti, i musici, i poeti, cercando di reinventarsi, anche noi stessi che redigiamo le pagine dedicate a quegli spettacoli, opere, drammi, che sono fermi. Abbiamo, così, pensato di farvi mettere in cammino con noi, tanti ci hanno donato delle testimonianze, hanno ri-trovato il gusto di scrivere, di raccontarsi, di rivelare difficoltà, malanimo, affetti, nostalgie, melanconie. Quando ne usciremo, noi che non abbiamo conosciuto la lezione dura della guerra, ma che abbiamo affrontato questo periodo buio, che avrà strascichi economicamente pari al secondo conflitto mondiale, dovremo metterci in cammino, con lo stesso entusiasmo, volontà e disciplina dei nostri padri fondatori. Oggi alle ore 15 pare che l’appuntamento sui balconi sia sulle note di “Bella Ciao”. Il nostro personale invito è a non tradire quel canto simbolo della Resistenza, come immagino, purtroppo avverrà, con qualche mutazione, remix, ignorante, da motivetto disco dance. Si è combattuto sulle note di “Bella ciao”, è ingiusto che oggi, 25 aprile, questo canto possa essere associato a incoraggiamento per una banda di ladri della tv o colonna sonora di vacui balletti da villaggio turistico. Oggi, Bella Ciao continui, come allora, ad essere simbolo del nostro popolo che si è messo finalmente in moto, in viaggio, con la sua musica, colonna sonora della Libertà e della Democrazia che allora nascevano.