Abbiamo incontrato la venticinquenne Ylenia Cimino, concertista e docente presso il conservatorio G.Martucci di Salerno.
Di Olga Chieffi
Nel Symposio, Platone, per bocca di Eurissimaco, dice di mandare a spasso la flautista che all’improvviso è entrata nel consesso: “….che vada a suonare altrove per suo conto o, se ne ha voglia, rientri fra le donne, poiché di qui a poco discuteremo argomenti importanti….”. Oggi per la giornata della donna abbiamo incontrato la venticinquenne Ylenia Cimino, flautista pollese, figlia d’arte di papà Antonio, flautista anche lui, suo primo maestro. Di lì una carriera brillante e fulminante che l’ha portato attraverso l’ottenimento del diploma a soli sedici anni al Fesualdo da Venosa di Potenza, il corso di perfezionamento presso l’Accademia Musicale “L. Perosi” di Biella, il Master presso la “Staatliche Hochschule für Musik und Darstellende Kunst” di Stoccarda, attualmente iscritta al Master of Advanced Studies in Music Performance and Interpretation presso il Conservatorio della Svizzera Italiana, e le vittorie a mani basse di concorsi nazionali ed internazionali tra cui il Concorso Flautistico “Severino Gazzelloni”, il Concorso “E. Krakamp”, il Concorso “Giuseppe Gariboldi” e il Premio Flautistico “Angelo Persichilli”, ad avere già un’avviata carriera concertistica, ad essere una musicista sostenuta dal Comitato Nazionale Italiano Musica, nonché la docenza proprio nel nostro conservatorio “G.Martucci”. E’ stato difficile per lei essere donna musicista? “Personalmente no. Credo che la musica sia qualcosa di assoluto che va oltre qualunque cosa, compresa l’identità di genere”. La musica ha scelto lei o lei la musica e in particolare il flauto? “Ci siamo scelte a vicenda. La musica è sempre stata presente nella mia vita e ha sempre occupato un posto importante. Mio padre è flautista, quindi sono cresciuta ascoltando il suono di questo bellissimo strumento. Così all’età di dieci anni, affascinata e spinta ormai dalla forte curiosità, chiesi a mio padre di iniziare con la prima lezione e da quel momento non l’ho più lasciato”.E’ divenuta giovanissima docente di Conservatorio, e al contempo prosegue la sua carriera di concertista e solista, quale strada percorre con più piacere? “Io le considero due splendide strade che vanno verso un’unica direzione. Credo che insegnare sia un’opportunità unica che ti permette di approfondire aspetti tecnici, interpretativi e musicali che vanno ad incidere in maniera determinante sulle performance concertistiche. Mi ritengo davvero fortunata ad aver avuto l’opportunità d’ insegnare, già da diversi anni, prima al Conservatorio di Cosenza e attualmente al Conservatorio di Salerno. Due esperienze che mi hanno dato tanto dal punto di vista non solo professionale ma anche e soprattutto umano”. Ha mai pensato di diventare prima parte in una prestigiosa orchestra? “A dire il vero fino ad oggi non ho mai dedicato molto tempo alle audizioni orchestrali, ma sicuramente essere prima parte di un’orchestra importante rientra nei sogni e nelle ambizioni di qualsiasi flautista. Quindi la mia risposta alla domanda è senz’ombra di dubbio affermativa”. Il suo sogno nel cassetto? “Credo di averlo già realizzato: riuscire a vivere di musica”.