di Erika Noschese
L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia determinerà una tragedia economica che si sta sottovalutando. A lanciare l’allarme è Pasquale Maria Cioffi vicepresidente di Confindustria Ucraina, imprenditore del settore Food ed esperto di Comunicazione e Consulenza per la crescita aziendale. Nato a Salerno, Cioffi nel 2018 ha ricevuto l’incarico di vicepresidente con delega alla Comunicazione e Sviluppo associativo di Confindustria Ucraina: l’associazione degli industriali da qualche anno è presente nella capitale per aiutare le imprese italiane intenzionate ad investire in Ucraina. “Ci saranno conseguenze per chi opera in vari settori, sfruttando la metallurgia ma anche l’agricoltura, con risorse naturali; non sarà una cosa banale: il prezzo del pane e della pasta dovranno necessariamente aumentare così come aumenterà ancora il costo dell’energia perché il grano proviene proprio da quel Paese”, ha dichiarato Cioffi. Il vice presidente di Confindustria Ucraina si trova ora a Milano, rientrato da poco in Italia ma segue costantemente gli aggiornamenti, preoccupato per le sorti dei tanti italiani che vivono lì ormai da anni e per il popolo ucraino. Dottor Cioffi, innanzitutto come sta? Bene anche se moralmente male, avendo lavorato lì e avendo un’attività in Ucraina. È una situazione surreale”. Le immagini di questi ultimi due giorni sono terrificanti, si vivono ore di terrore… “Da un lato provo un sentimento di preoccupazione e angoscia per l’incertezza di quello che può succede e sta succedendo ma anche di rabbia perché è difficile ora gestire una situazione che si trascinava da tempo. Alcuni nostri connazionali sono rimasti lì, sia – in alcuni casi – nell’oggettiva possibilità di spostarsi, sia perché essendoci questo continuo allarme quasi si pensava non si sarebbe mai realizzato o che, nella peggiore delle ipotesi, potesse riguardare solo la famosa area del Donbas ma così non è stato. C’è preoccupazione e angoscia perché penso a tutte le persone che conosco, le persone con le quali ho interagito in Ucraina, ai tanti italiani che hanno realizzato una situazione familiare o lavorativa differente, non è facile lasciare tutto perché, nonostante la nazionalità, vivrebbero una situazione da profughi”. Quali sono le conseguenze per le imprese così come per l’Italia? Cosa dobbiamo aspettarci? “Sarà una tragedia economica che stiamo sottovalutando perché dobbiamo considerare gli investimenti in Ucraina che sono considerevoli ma erano in via di sviluppo però dobbiamo considerare anche il blocco degli imprenditori che lavorano con la Russia, con tutto ciò che comporta. Al di là della questione energetica, c’è un export importante, un’attenzione storica della Russia verso l’Italia e verso i prodotti italiani a livello internazionale: in sintesi, da un lato c’è un problema per chi produce nel Paese perché molte catene produttive erano poi collegate con quelle italiane, spesso le produzioni vengono completate nel nostro Paese. Ci saranno conseguenze per chi opera in vari settori, sfruttando la metallurgia ma anche l’agricoltura, con risorse naturali; non sarà una cosa banale: il prezzo del pane e della pasta dovranno necessariamente aumentare così come aumenterà ancora il costo dell’energia perché il grano proviene proprio da quel Paese. Ci sono piccoli produttori che esportavano prodotti in varie filiere, in questi Paesi e non avranno programmazione, mancheranno punti vendita e lì non sarà più possibile operare. Rischiano anche alcune aziende collocate in Italia che potrebbero dover fermare la produzione cosa che fino ad ora non si pensava”. Lei ha un filo diretto con l’Ucraina, quali sono le notizie che stanno arrivando in queste ore? “In queste ore arrivano notizie via whatsapp o altri social. Se l’invasione sarà completata anche questo tipo di comunicazione non sarà più possibile perché sarà un regime totalitario che impedirà questo tipo di libera comunicazione. Le notizie che arrivano sono piccoli filmati che sembrano spezzoni di un film: ci sono le persone che dal proprio balcone fotografano, si fanno vedere in diretta, con la casa in fiamme o pezzi di missili sotto casa – mentre poco fa la vita continuava normalmente; molte persone non possono uscire di casa, c’è la chiamata alle armi per tutti gli uomini ma non tutti sono in grado di rispondere a questa chiamata, molti altri hanno paura di abbandonare la propria abitazione, le aree agricole perché teme di non ritrovarle più e sono i sacrifici di una vita. La preoccupazione maggiore riguarda i bambini, gli italiani che hanno creato famiglie, posizioni lavorative: c’era stata una chiamata ad espatriare ma chi non lo ha fatto, per vari motivi, vive una situazione di doppia angoscia, soprattutto se pensiamo ai bambini, alle cicatrici che porteranno dentro. Magari, i primi giorni può sembrare anche un gioco poi comprendono benissimo cosa accade”. Sono tanti gli italiani che si sono trasferiti in Ucraina… “Sì e a tal proposito vorrei fare un piccolo esempio: a Kiev ho trovato un ristorante veronese, punto di riferimento della città. Chiesi di poter parlare con il proprietario ma mi dissero che era a Verona doveva aveva un secondo ristorante. Lui a Kiev avrebbe realizzato il suo sogno, ci sono però tantissime persone sono andate al di là delle attività imprenditoriali, trovando un nuovo ambiente perché parliamo di un Paese in crescita continua, negli ultimi anni, e gli italiani sono accolti bene per l’amore che li lega alla nostra cultura. L’Ucraina è un Paese pienamente europeo, lo si scopre solo adesso magari ma è così, soprattutto per i giovani”. In queste ore appelli alla solidarietà… “Bisogna ribadirlo e farlo perché, dopo tutto quello che c’è stato, si è registrata la fuga dei capitali, investitori locali o internazionali che sono scappati fisicamente. È un Paese già provato, alla guerra si aggiunge una difficoltà reale di sopravvivenza e molti dei prodotti, come i farmaci, sarà difficile trovarli se la situazione permane. È un atto di solidarietà doverosa, dobbiamo accogliere i profughi che arriveranno in Italia, avviando una seconda fase di solidarietà”. Si potrebbe trovare, secondo lei, un punto di incontro tra Russia e Ucraina o ci sarà un peggioramento già nelle prossime ore? “Sembrava concreta se non avessimo ascoltato il discorso di Putin, agghiacciante ma molto chiaro: vuole conquistare l’Ucraina e sottometterla nuovamente; è molto difficile una svolta. Preghiamo che ciò si verifichi ma in questo momento bisogna trovare un sistema per rendere Putin, agli occhi dei suoi connazionali, vittorioso, pur uscendo dal Paese. Anche le manifestazioni in Italia hanno visto un’ottima adesione che c’è stata anche in Russia con persone che hanno avuto il coraggio di scendere in piazza. Lì c’è un sentimento molto forte, sono considerati parte di uno stesso grande popolo: nei territori verso la Russia, gli ucraini hanno studiato e parlano russo, è la loro prima lingua.Si potrebbe avere un cessate fuoco solo con intervento (anche) della Cina oltre che muro compatto Europa (con blocco beni Russi ovunque)”.