Una delibera di indirizzo che “ribadisce con determinazione una volontà dell’amministrazione comunale estremamente dannosa per gli interessi della collettività: l’esaltazione alla massima potenza dell’iniziativa dei privati costruttori”. Salerno di tutti fa le pulci al Piano urbanistico comunale di Salerno e a quella che è la revisione che il Consiglio comunale – probabilmente il prossimo gennaio – dovrà approvare. Un Puc, quello datato 2007, che si basava su una stima di crescita della popolazione di circa 30mila unità (da 150mila a 180mila) ma che, invece, ha dovuto fare i conti con una perdita demografica di circa 20mila unità. Nella relazione presentata ieri pomeriggio, accompagnata anche da alcuni filmati riguardanti le opere – pubbliche e private – di Salerno, sono stati analizzati gli aspetti negativi del Piano urbanistico comunale: le nuove abitazioni private costruite in 10 anni sono state 5mila (ne sono state vendute circa il 20%); all’interno del patrimonio edilizio residenziale privato storico, antico e moderno, si contano circa 6mila alloggi disponibili non occupati e, sebbene non vi sia alcuna esigenza, se non sarà ridimensionato il nuovo Puc sarà possibile procedere alla realizzazione di altri 7mila alloggi. Di fatto, l’intero territorio comunale sarà reso edificabile, denunciano da Salerno di tutti, sottolineando come “a dieci anni dalla sua entrata in vigore, il Puc ha agevolato esclusivamente la realizzazione di nuove case private, dal momento che le grandi opere pubbliche sono tutte incomplete”. “Si costruisce vicino a centri abitati già esistenti, in aree destinate a verde – spiega il consigliere comunale Gianpaolo Lambiase – mentre gli standard vengono previsti in zone inconcepibili. Il Comune di Salerno ha, di proprietà, ben 400mila metri quadrati di aree destinate a standard ma non le attrezza. Quando ho fatto presente la questione, mi è stato risposto che si sarebbero potute affidare ai privati. Stando alle chiacchiere da campagna elettorale, tutto quanto collegato al Puc avrebbe dovuto portare con sé 3mila posti di lavoro: ebbene, secondo una stima sono state occupate solo 600 persone in maniera saltuaria. Inoltre, il Comune non ha speso una lira per sottoservizi, infrastrutture, trasporto pubblico locale, fognature”. Per quel che concerne le opere pubbliche, Lambiase ha sottolineato come i 62 milioni di euro complessivi investiti per Piazza della Libertà – tra l’altro ancora incompleta – sarebbero potuti servire “per la ristrutturazione e riqualificazione del patrimonio esistente; avremmo potuto rifare da capo il centro storico. Stesso discorso per i 140 milioni di Porta Ovest, un progetto nato per soddisfare esclusivamente le esigenze di tre imprenditori marittimi”. L’intento di Salerno di tutti è quello di indurre l’amministrazione comunale ad avviare un censimento degli alloggi presenti in città e, su quella base, proporre adeguamenti del Puc. “Non faremo passare cose che sono fuorilegge – ha concluso Lambiase – perché non è legale costruire ancora strutture ad uso abitativo quando non ce n’è necessità. Il grande problema di questa città, che ha fatto la fortuna elettorale di De Luca, è stato quello di restare nel recinto comunale, senza dialogare con i territori vicini. Salerno ha bisogno di mettersi a disposizione del comprensorio, altrimenti non ha alcuna prospettiva di crescita sotto nessun punto di vista”. All’incontro di ieri hanno preso parte, tra gli altri, Il segretario regionale di Sinistra Italiana Tonino Scala, Massimo De Pascale di Mdp e la presidente di Italia Nostra, Raffaella Di Leo.
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