Ritorna a Salerno, alla Sala Pasolini, martedì alle ore 21, il performer casertano in duo con il chitarrista Cristiano Califano, per un reading musicale di due capitoli del libro di Maurizio De Giovanni “Il resto della settimana”
di Olga Chieffi
Il bar di Peppe è un minuscolo porto di mare nel ventre di Napoli. Uno di quei bar accoglienti e familiari, sempre uguali a se stessi, dove sfogliatelle e caffè sono una scusa per chiacchierare, sfogarsi, litigare e fare pace. Inferno o paradiso, dipende dal momento. Ma più di ogni altra cosa è il luogo ideale dove prepararsi all’evento, quello che la domenica pomeriggio mette tutti d’accordo intorno a un’unica incontrollata passione. Alla cassa del bar c’è Deborah – rigorosamente con l’acca, ostentata come un titolo nobiliare che parla al cellulare sempre incastrato tra spalla e testa, mentre Ciccillo, il tuttofare di origine asiatica, è ovunque perché non si ferma mai. A uno dei tavolini siede invece il Professore, attento osservatore dei sentimenti umani, che a un passo dalla pensione ha deciso di scrivere un libro facile facile, che sappia parlare a tutti. Già, ma quale argomento può raggiungere il cuore e l’anima della gente? La risposta è sotto i suoi occhi, nella trepida attesa dell’evento. Il resto della settimana è un vero romanzo sudamericano: è gioia e nostalgia, è la poesia di un sogno, è la celebrazione di un gioco. È un diario dell’emozione che uomini e donne vivono giorno dopo giorno, e che calamita ricordi, ossessioni e amori. È come il caffè napoletano, una sintesi perfetta di gusto ed energia: ti colpisce forte e ti dà il coraggio per affrontare le avversità della vita, fuori dal bar. Il 25 gennaio alle ore 21.00 presso la Sala Pasolini del Teatro Diana di Salerno Peppe Servillo, in duo con il chitarrista Cristiano Califano, leggerà alcuni brani tratti dal libro di Maurizio De Giovanni intitolato “Il resto della settimana” scritto nel 2015 per le edizioni Rizzoli. A Napoli il tempo si ferma tra una domenica pomeriggio e l’altra, quando la città si raccoglie intorno ad un pallone e le differenze sociali sbiadiscono fino a scomparire. Siamo dentro un bar della città vecchia, colorato dagli archetipi della società partenopea, tra una sfogliatella, un fritto fumante e l’ultimo pettegolezzo, in un chiacchiericcio diffuso che molto rappresenta la città. Servillo prende per mano lo spettatore e lo accompagna attraverso gli odori che salgono tra i tavolini del bar, tra le viuzze piene di vita e le passioni e paure dei suoi abitanti, in quel flusso di vita quotidiana che si nasconde dietro la sensuale passione del calcio che Napoli sola possiede. Sono due i capitoli che vengono letti nel corso dello spettacolo: «Elogio dei distinti» e «La presa di Torino», dietro cui si nascondono gli anelli del San Paolo e la vittoria del Napoli sul campo della Juventus quel 9 novembre del 1986 3 a 1 che dette l’abbrivio per lo storico scudetto. La musica non può certo mancare, anche perché il “dire” di Servillo lo è già. Il virtuoso chitarrista si avventurerà sugli arrangiamenti di Futbol, della premiata ditta Servillo-Girotto-Mangalavite sperimentazioni nate sulle Storie di calcio di Osvaldo Soriano, che affrontano temi e personaggi del gioco più amato del mondo, e attraverso generi musicali, che vanno dalla canzone d’autore, al jazz, alla musica Argentina, ci riporteranno alla base di quel gioco ieri così “naturale” e vero, oggi tanto mercificato e ridotto a teatrino mediatico. Un rècital di fusione tra musica, teatro e letteratura, “essercizio”di musicisti che suonano e cantano per il piacere di condividere tra di loro e con il proprio pubblico due passioni, calcio e musica. Solo costruendo lo sport e la musica su quegli stessi principi su cui Kant basa l’arte, essendo il calcio, il goal, espressione della durata di un istante, di un’intelligenza, e assurgendo a pura intuizione, un improvviso dribbling, un passaggio, un colpo di testa, la scelta inspiegabile di una “battuta” anticipata nell’esecuzione di un tiro, divenendo ciò, che per il fatto di poterlo anche solo pensare, attesterà facoltà di animi superiori ad ogni misura dei sensi, e sarà per questo un’opera d’arte, il calcio, come tutti gli altri sport, atletica, equitazione, ginnastica artistica, tennis, scherma, le due passioni, che sono entrambe arti, saranno capaci di fermare il tempo, quell’istante che vale non per quello che seguirà o si prevede che segua, ma di per sé.