Richiesta di rinvio a giudizio per i dirigenti della Paganese Calcio Raffaele Trapani, titolare del club liguorino, e Filippo Raiola amministratore della società azzurrostellata: per gli inquirenti- che si sono avvalsi del lavoro della Guardia di Finanza e dei funzionari dell’Agenzia delle Entrate-, ognuno per propria competenza, non avrebbero versato i soldi all’erario. L’ispezione è quella della tarda primavera di quattro anni fa nella sede della società, quando l’imprenditore Trapani era presidente e Raiola amministratore unico del club. Non avrebbero versato il dovuto utilizzando in compensazione crediti che la Procura giudica inesistenti per un importo superiore ai 45mila euro e crediti di imposta di una azienda petrolifera (inesistente) per oltre 260mila euro. Filippo Raiola risponde anche di una ulteriore ipotesi di reato datato 2019 quando non avrebbe versato le somme dovute utilizzando- sempre secondo la magistratura inquirente, pubblico ministero Davide Palmieri- la compensazione di crediti inesistenti superiori ai 50mila euro. In questo caso da solo è chiamato a rispondere di una somma che si ricollegava a Ricerca & sviluppo, per un credito inesistente pari a una cifra superiore ai 180mila euro che sarebbe stato costituito fraudolentemente. Pr entrambi, quindi, il pm Davide Palmieri ha avviato la richiesta di rinvio a giudizio e ora si attende solo la fissazione dell’udienza preliminare davanti al giudice del Tribunale di Nocera Inferiore. A novembre scorso Raffaele Trapani era stato rinviato a giudizio con l’accusa di aver predisposto false fatturazioni violando la legge in materia con il fine di evadere l’imposta sul valore aggiunto. Avrebbe compiuto l’illecito tributario formando gli elementi passivi, all’interno delle dichiarazioni annuali per le imposte per l’anno 2013, derivanti da fatture per operazioni oggettivamente inesistenti. E nel tempo l’imprenditore paganese, assolto nel processo Linea d’Ombra, è stato coinvolto in altre vicende giudiziarie, tra le quali la maxi operazione “Mastro Lindo” per i giri di truffa all’Inps e per aver creato società fittizie per intascare indebitamente indennità previdenziali. Ora Trapani rischia un altro giudizio.
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