«Due pesi e due misure, sufficientemente noti a tutti. Tuttavia, credo che non sia opportuno manifestare né in Liguria né a Salerno. Ritengo che la politica debba mantenere una propria autonomia e non lasciarsi dettare l’agenda dalle inchieste giudiziarie». La stoccata al Pd arriva da Giovanni Toti, ex presidente della Regione Liguria e presidente del consiglio nazionale di Noi Moderati a margine dell’assemblea nazionale in merito allo scandalo che ha travolto il Cilento e la provincia di Salerno, con l’arresto del sindaco di Capaccio Paestum e presidente della Provincia Franco Alfieri. Di fatti, i dem sono stati promotori di una manifestazione di protesta sotto la sede della Regione Liguria quando l’allora presidente finì ai domiciliari ma oggi nessuno sembra voler intervenire sulla vicenda salernitana tanto che, a due mesi dagli arresti, tutto è immobile, a partire dagli enti, Comune e Provincia, che faticano ad avere una gestione ordinaria. E in merito alle ipotesi dimissioni dice: «Assolutamente no. Penso che la politica debba riacquisire la propria indipendenza di pensiero e azione, senza subire condizionamenti di questo tipo». Va ricordato infatti che all’indomani dell’arresto di Alfieri il Pd si è limitato a sospendere, come pressi prevede in questi casi ma a livello provinciale, regionale e nazionale nessuno – a dispetto di quanto accaduto invece nel caso di Toti – ne ha chiesto le dimissioni. Nonostante le tante difficoltà, oggi Comune e Provincia vanno avanti ma, come già detto, senza interventi importanti, limitandosi all’ordinario per non aggravare una situazione già particolarmente complessa. «E’ emozionante prendere la parola oggi» a due anni da quando sono «nati i moderati in una estate di emergenza, dopo una crisi di governo che in molti non si aspettavano» e dopo l’ultima «estate complessa», ha poi detto l’ex presidente della Regione Liguria e presidente del consiglio nazionale di Noi Moderati Giovanni Toti parlando dal palco dell’assemblea nazionale in corso a Roma. Toti sottolinea «l’inversione della diaspora» dei centristi e si augura che «sotto quelle insegne del Ppe tutti i moderati si ritrovino in quella casa di cui c’è tanto bisogno». Erika Noschese
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