
«Nel documento della Direzione Provinciale del Partito Democratico emerge un primo segnale di cambiamento. Viene definitivamente archiviata la questione del terzo mandato, indipendentemente dal pronunciamento della Corte, e si apre, seppur timidamente, un confronto su temi cruciali come sanità e trasporti». Lo ha dichiarato Tonino Scala, segretario regionale di Sinistra Italiana Campania in merito alla posizione del Partito Democratico in vista delle prossime elezioni regionali. I dem, infatti, hanno chiuso al presidente uscente Vincenzo De Luca, ribadendo che non sarà il loro candidato. «Non poteva essere altrimenti, visto che il Pd governa la Regione, ma è comunque un passo avanti. Tuttavia, il nodo centrale resta il disastro della sanità e dei trasporti in Campania. La sanità è al collasso: prevenzione, cura ed emergenza sono allo stremo. Una situazione inaccettabile per un Paese civile. Lo stesso vale per i trasporti: in dieci anni Circumvesuviana e Cumana hanno subito un progressivo declino, spingendo sempre più cittadini a ricorrere all’auto privata per spostarsi, con un conseguente aumento del traffico veicolare. I mezzi pubblici, semplicemente, non garantiscono né la partenza né l’arrivo – ha aggiunto Scala – Un altro nodo cruciale è il governo del territorio. La legge recentemente approvata dal Consiglio regionale deve essere modificata: sebbene proclami il “consumo zero di suolo”, permette comunque ai Comuni di adottare strumenti in deroga. È necessario un approccio diverso, basato sulla pianificazione e sul recupero dell’esistente. Infine, resta aperta la questione dei beni comuni, a partire dall’acqua: serve chiarezza, e per noi di Sinistra Italiana non ci sono dubbi. L’acqua deve rimanere pubblica». Come annuncia il segretario regionale, Sinistra Italia è pronta ad un primo confronto in vista delle trattative future che potrebbe portare sul tavolo delle alleanze i piccoli partiti di sinistra, da sempre opposizione a De Luca, fuori e dentro le istituzioni: «Su questi punti chiederemo un confronto con gli alleati per costruire un campo comune. Il modello Napoli ci convince: prima viene l’accordo programmatico in netta discontinuità con il passato, poi la scelta dei nomi, che dovranno rappresentare un reale cambiamento».