di Salvatore Memoli
Non basta vedere un’impresa o una persona in difficoltà, si deve spingere il coltello nella ferita fino all’ultimo livello di cattiveria. È la storia dei vigliacchi che usano fare così e che abusano della loro scrivania, della loro posizione sociale o della loro penna. É successo sempre e succederà ancora, almeno fino a quando l’onestà intellettuale e un codice etico non obbligheranno certe persone ad assumere comportamenti responsabili, a non nascondersi in situazioni border line in cui dire e non dire, adombrare e trincerarsi dietro un’apparente notizia. Fino a quando sarà consentito perché nessuno li metterà
in condizione di pagare di persona. Mi direte che esiste la responsabilità civile per alcuni danni prodotti. Non basta perché é tardiva e non é ristoratrice. Il male di una cattiva notizia o di una lettura particolare di un fatto di cronaca, diffuso a mezzo stampa, sconta un’attualità e contestualità del danno, senza scampo.
Leggevo pochi giorni fa un articolo che si poneva la domanda sulla legittimità della società Terza Dimensione di partecipare a Bandi pubblici e correttamente aggiudicarsene la gara. Si tratta di una cooperativa sottoposta ad un giudizio penale che continua a vivere partecipando a gare pubbliche, di valore contenuto, tuttavia, per questa impresa, non é il grande appalto aggiudicato che conta, quanto la capacità di alzarsi, mettersi in piedi, riguadagnare piccole posizioni, che non contano soltanto per il valore venale. Sono piccole e dignitose conquiste che riaccendono la capacità imprenditoriale, conservano il livello aziendale e mettono a disposizione della comunità l’esperienza maturata, nel rispetto pieno della legge. A chi fa male che Terza Dimensione continua a vivere come ditta? Qual é il limite invalicabile che dovrebbe rispettare un’azienda che ha una lunga storia lavorativa e che si trova a superare aspetti penali che si vanno chiarendo, giorno dopo giorno, fino ad attendere pieno riconoscimento delle sue ragioni?
Aggredire come informazione un’impresa che produce lavoro assicurando qualità dei servizi, non può essere un fatto che merita l’attenzione dell’informazione, a meno di considerare che dietro certe posizioni ci siano obiettivi non chiari. Terza Dimensione ha una sua storia societaria che non ha niente in comune con l’imputato Vittorio Zoccola che é stato fin troppo messo in croce, in un processo difficile che sta dimostrando, udienza dopo udienza, la sua verità che restituisce credibilità agli imputati. Con fatti provati e con un collegio che vuole capire e giudicare rispettosamente.
Le cooperative sociali non sono un capriccio imprenditoriale e politico di Salerno. La storia ha dimostrato a tutti i colori politici che si sono avvicendati alla guida del Comune di Salerno che la cooperazione é una scelta radicata nella storia della città. A Salerno le cooperative non sono soltanto presenti nei servizi, la cooperazione vanta meriti e conquiste anche nell’urbanistica. Sono nati non pochi quartieri importanti sotto la spinta dell’organizzazione cooperativa e dell’aggiudica di aree urbanistiche dove sono stati costruiti migliaia di appartamenti che hanno garantito le esigenze abitative dei salernitani. Un tempo politico, le cooperative sono state le realtà edilizie forti e meritorie della città. Anzi la storia ci dice che ai privati sono stati compressi molti diritti di costruirsi una casa. Anche la sola previsione di costruire una casa agricola fu solennemente condannata a passare dalla disponibilità di un suolo di 5.000 metri quadrati ad un suolo di 10.000 metri quadrati per costruire circa 500 metri cubi di abitazione, con pochi annessi rurali. Una mazzata che sconta ancora la sua difficoltà urbanistica per un territorio non molto esteso.
Nei servizi come nell’edilizia la cooperazione ha sempre avuto i suoi spazi garantiti, da tutti i colori politici ed in particolare la sinistra.
Le cooperative sociali, oggi, sono sottoposte al vaglia di un’azione giudiziaria rigorosa ma che garantirà, alla fine, di capire come stanno le cose. Sono passaggi obbligati che dovranno dare una risposta utile a tutti e che non potrà uccidere il diritto di un’economia plurale, garanzia di tutela per tutti coloro che si rifanno alle ampie previsioni normative di modalità organizzative che includono anche le cooperative.
Le condotte individuali saranno vagliate e troveranno una giusta sentenza che le restituirà al loro obiettivo di partecipare alle necessità della collettività.
Vittorio Zoccola, le cooperative sociali, ritroveranno il loro naturale equilibrio senza tante difficoltà. Quelle che la giustizia sta riconoscendo come condotte corrette, a qualcuno può dispiacere e per questo soffia su un fuoco che non divamperà.