di Erika Noschese
Ancora riflettori puntati sulla vicenda delle terapie sospese al Distretto Sanitario 60, dove oltre 200 pazienti, moltissimi dei quali minori, non ottengono da mesi l’autorizzazione alle terapie riabilitative di cui hanno bisogno e che gli ha prescritto l’Asl. Nei giorni scorsi, su richiesta dei familiari dei pazienti, sono intervenuti anche i Carabinieri. Una situazione drammatica che ha spinto alcuni medici di base a scrivere al direttore generale della Asl a tutela dei loro pazienti chiedendo che si trovi il modo di sbloccare immediatamente le terapie. «E’ una situazione incomprensibile», spiega Enrico D’Angelo, uno dei medici che si sono rivolti al direttore generale. «In tantissimi anni di attività come medico – aggiunge – non mi era mai capitato nulla di simile, i malati stanno a casa senza cure da mesi, senza alcuna giustificazione e soprattutto nell’indifferenza generale. Non si garantisce più la continuità terapeutica. I medici prescrittori e la commissione degli specialisti Uvbr dell’Asl danno la prescrizione senza soluzione di continuità con la precedente, ma a questa prescrizione poi non viene dato seguito dall’ufficio amministrativo che blocca i Progetti e i piani terapeutici vanificando l’efficacia delle terapie. Tutto questo è inconcepibile. E’ inumano sfiancare i familiari anziché aiutarli a curare i propri cari». Al direttore Iervolino è stato chiesto di sbloccare immediatamente questa situazione perché «come medici abbiamo il dovere di sottolineare che si stanno creando danni per la salute di pazienti che hanno bisogno delle terapie subito». E invece sono costretti ad aspettare. Cosa? «Un timbro», hanno spiegato molti. Il “timbro” lo aspetta, per esempio, un paziente di 97 anni da ben 109 giorni. O un bambino che ha 11 mesi, ripetiamolo, undici mesi. C’è il sospetto che abbia problemi gravi, per cui sono stati chiesti accertamenti particolarmente impegnativi, nel frattempo però gli è stata prescritta una terapia domiciliare da iniziare subito. Avrebbe dovuto iniziarla 75 giorni fa. E invece sta ancora aspettando, anche lui un timbro.