di Pina Ferro
Aveva versato agli strozzini la somma di 7/800mila euro solo a titolo di interessi per un prestito ricevuto che ammontava a 500mila euro. I tassi applicati al prestito superavano il 347%. A liberare l’uomo, un commerciante nel settore dell’abbigliamento di Cava de’Tirreni, dalla morsa degli strozzini, sono stati gli uomini della Direzione Investigativa antimafia di Salerno, agli ordini del tenente colonnello Vincenzo Ferrara che, ieri mattina, su disposizione del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Salerno Alfonso Scermino, hanno dato esecuzione a 5 ordinanze di custodia cautelare (5 in carcere ed una ai domiciliari). Ad uno dei destinatari dell’ordinanza, la misura gli è stata notificata in carcere dove era detenuto. Per tutti l’accusa è di usura ed estorsione aggravata dal metodo mafioso. Custodia cautelare in carcere per Domenico Caputano, Alfonso Cascella, Antonio Rupoli e Antonio Vallone. Arresti domiciliari per Maurizio Salsano. Stando alle indagini, coordinate dal sostituto procuratore Vincenzo Senatore, la banda avrebbe approfittato dello stato di bisogno dell’imprenditore per farsi consegnare, con minacce ed evocando la fama criminale di uno di loro, denaro contante, le rate del prestito con gli interessi da strozzini. Proprio quelle “restituzioni” sarebbero diventate insostenibili per il commerciante che, nel 2018, si è presentato presso gli uffici della Direzione investigativa antimafia per chiedere aiuto. Agli investigatori ha raccontato di essere vittima dal 2011 di richieste estorsive che lo avevano anche costretto a chiudere un punto vendita a Cava de’ Tirreni. Attualmente ha un solo punto vendita a Salerno. L’indagine si è avvalsa di intercettazioni e di pedinamenti, ricostruendo in due anni un sistema di usura “criminale e professionalizzata”, dicono gli inquirenti, in cui gli indagati mettevano in atto minacce con metodi “di tipo scientifico”. A fronte di un prestito di 500mila euro, la banda ha chiesto, in cambio, 700- 800mila solo a titolo di interessi. Le pretese estorsive sarebbero avvenute in maniera verbale, “facendo dei riferimenti molto allarmanti – spiega Senatore – allo spessore criminale di alcuni degli indagati”. Contestualmente alla notifica dei provvedimenti restrittivi, eseguite perquisizioni, anche alla cella dove è detenuto uno degli indagati. Nel corso di una perquisizione a casa di uno degli indagati, sono stati sequestrati 24mila euro. “Nell’arco degli ultimi 18 mesi, abbiamo portato avanti indagini complesse che avevano ad oggetto reati di usura e di estorsione. Tra l’indagine che abbiamo chiuso nel settembre 2018 per la quale abbiamo il processo in corso e questa ulteriore vicenda odierna, parliamo di almeno 25 vittime”, aggiunge Senatore.
Le minacce dell’intervento di un elemento del clan De Vivo
Antonio Vallone, si legge nell’ordinanza firmata dal Gip, nel compiere un tentativo di estorsione ai danni del commerciante sotto usura vantò l’intervento di un elemento di spicco del clan De Vivo di Pagani più volte destinatario di ordinanze di custodia cautelare. Vallone viene descritto come personaggio violento capaci di gesti temibili. Nel corso dell’attività investigativa non sono state riscontrate altre situazioni di soggetti sottoposte ad usura anche se nel corso del tempo vi sono state altre operazioni che hanno portato alla liberazione di alcuni soggetti dagli strozzini. Nelle prossime ore gli arrestati saranno sentiti dal Gip che ha firmato l’ordinanza che ha portato all’esecuzione delle 5 misure di custodia cautelare. Il coraggio del commerciante ha portato gli investigatori a porre la parola fine allo stato di usura a cui era costretto da anni.
All’inizio i prestiti alla vittima erano stati erogati da alcuni commercianti, poi arrivò Alfonso Cascella
Era il 2011 quando il commerciante di abbigliamento, trovandosi in una situazione di indigenza, attingeva ad un prestito usuraio. Solo nel 2018 oramai stretto nella morsa degli usurai ha deciso di denunciare tutto alle forze dell’ordine producendo anche numerose registrazioni audio di sue conversazioni con gli indagati oltre a documentazione contabile e bancaria. Due i canali di finanziamenti illecito che furono individuati. Il primo vedeva quali erogatori di prestito Maurizio Salsano, anche egli commerciante di Cava de’Tirreni, Domenico Caputano ed un terzo indagato. Il secondo canale aveva quale originario erogatore di prestito Antonio Rupoli anche egli commerciante di abbigliamento. Successivamente nel rapporto tra i due si inseriscono altri soggetti tra cui Alfonso Cascella, più volte individuato come capo dei “ragazzi di Pregiato” e più volte posto in relazione con “gente di Pagani”. Sarebbero stati gli stessi commercianti, primi erogatori di soldi al collega che presentava gravi problemi finanziari, a metterlo in contatto con Cascella. Conoscenza che sarebbe arrivata dopo l’erogazione dei primi prestiti. L’attività investigativa si è avvalsa anche della relazione tecnica redatta da un consulente nominato dalla Procura. Un laborioso lavoro che ha portato ad individuare quelli che erano i rapporti con i fornitori della vittima con i rapporti economici con gli usurai. Cascella, alias “cipolla” è un personaggio già noto alle forze dell’ordine per reati legati al gioco d’azzardo ed esercizio abusivo di giochi e scommesse, lesioni, omissione di soccorso, estorsione, usura e detenzione di armi da guerra. Destinatario anche di ordinanza di custodia, nel 2017, per spaccio. Spesso gli intermediari quando si presentavano alla vittima per esortarlo a pagare spendevano il nome di Cascella per incutere timore evocandone lo spessore criminale. Infatti, pare che Alfonso Cascella abbia collegamenti con il clan paganese Fezza- D’Auria -Petrosino.