Al via l’8 marzo nella Sala Pasolini la prima rassegna del cinema muto partenopeo
Di OLGA CHIEFFI
Le note di Giosi Cincotti ed Arcangelo Caso, animeranno la proiezione di ‘A Santanotte (ITA/1922) di Elvira Notari, dando il via alle ore 20 nel Teatro Diana, Sala Pasolini di Salerno, alla prima rassegna di cinema muto partenopeo, a cura della Cactus Film Produzioni, in collaborazione con la Fondazione Filiberto e Bianca Menna, unitamente alla Cineteca Nazionale. Una rassegna che oltre alla proiezione di cinque capolavori pionieristici del cinema campano, saluterà la mostra “La Film di Elvira” nei saloni della fondazione Menna dall’8 al 15 marzo, il 10 e il 12 marzo nella sala Pasolini si discernerà sul cinema partenopeo negli anni del muto, mentre il 13 marzo, alle ore 18, l’Arci di Salerno ospiterà una masterclass riguardante “La colonna Sonora nei film”. La mostra, “La film di Elvira”, ospitata nel 2014 dal Festival Internazionale del Cinema Laceno d’Oro di Avellino, è un progetto, che da tempo s’impegna nel recupero di una memoria da raccontare per immagini, notizie storiche, reperti filmati e soprattutto con la proiezione dei tre lungometraggi sopravvissuti: “È piccerella”, “‘A santanotte” e “Fantasia ‘e surdato”. Produttrice, sceneggiatrice e regista, Elvira fu geniale imprenditrice della Films Dora, assieme al marito Nicola e al figlio Eduardo. Tra il 1913 e il 1929 produssero sessanta lungometraggi e più di cento cortometraggi che, oltre a riscuotere successo presso un pubblico campano, furono distribuiti anche oltreoceano per gli emigranti che si nutrivano di nostalgia. Il cinema di Elvira è stato un cinema popolare e antesignano del Neorealismo, che si ispirava alla sceneggiata e al prezioso e infinito repertorio della canzone napoletana. Un cinema sonorizzato da orchestre e cantanti in diretta e anche colorato fotogramma per fotogramma. Un cinema che ha contribuito a valorizzare quel periodo storico ricco di film e luoghi dove si proiettavano le “filmine”, che resero Napoli una delle capitali dell’industria cinematografica italiana. Con l’avvento del Fascismo, la Films Dora sarà messa a dura prova dalla censura e tenuta a margine del mondo del cinema, che andava accentrandosi a Roma, fino a provocarne il fallimento. Anche una parte degli storici del cinema, soprattutto del Novecento, contribuirono a questo oblio poiché non le resero i dovuti onori, relegando la sua opera a poche righe approssimative o spesso negandone il nome. ‘A Santanotte è forse la pellicola più rappresentativa della filmografia di Elvira Notari, prolifica regista partenopea, pioniera della macchina da presa in Italia e figura emblematica della produzione locale dell’epoca. Il film è la trasposizione cinematografica di una sceneggiata di Enzo Lucio Murolo, a sua volta ispirata a una famosissima canzone drammatica della tradizione napoletana che racconta la storia di Nanninella, ragazza maltrattata, sfruttata dal padre e destinata a una tragica fine. Ma soprattutto il film dice molto sullo stretto legame tra musica tradizionale napoletana e il cinema della Notari. Il filo rosso tra narrativa, identità, musica e teatro è subito compreso dalla regista che avrà l’intuizione fondamentale di riprodurlo anche al cinema: infatti, è stata la prima a trasporre una sceneggiata sul grande schermo. ‘A Santanotte è un film che attraversa l’oceano, raggiunge le comunità all’estero, racconta e fa rivivere un’identità molto forte, per la prima volta slegata dalla dimensione territoriale napoletana. Un altro merito del film, sta anche nel mostrare la grande libertà della Notari: “Nella versione di Murolo, il modello femminile è un modello negativo: Nanninella è un’infame che sparge veleno e si approfitta di due fratelli mettendoli uno contro l’altro. Tutta la comunità del vicolo partecipa contro questa donna tremenda. Questa cosa viene completamente trasformata dalla Notari. Si rifà chiaramente alla canzone e alla sceneggiata – mantenendo infatti lo stesso titolo – ma decide di ritrarre un personaggio femminile positivo, una brava ragazza che si trova invischiata in una situazione terribile. Notari, quindi, non solo trasgredisce, ma è anche molto libera nell’utilizzare i moduli performativi e narrativi tradizionali della canzone e della sceneggiata. In questo sta l’elemento più contemporaneo della Notari: intelligenza, libertà e sperimentazione. La rassegna continuerà il 10 marzo con E’ Piccerella, sempre della Coda Notari sonorizzata da Roberto Marino e Raffaello Galibardi, per proseguire lunedì 11, con Lucia Lucì, di Ubaldo Maria del Colle, mentre il 12 dello stesso regista, verrà proposto Napule ca se ne va. Ultima proiezione mercoledì 13 marzo, Assunta Spina, di Francesca Bertini e Gustavo Serena.