Sulla Fedora brilla la stella di Anna Corvino - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

Sulla Fedora brilla la stella di Anna Corvino

Sulla Fedora brilla la stella di Anna Corvino

 

Grande successo per la ripresa dell’opera al Teatro San Carlo con protagonista Fiorenza Cedolins e al suo fianco la musicale Olga del soprano nocerino made in Salerno

 

 

Raffinato e accattivante lo storico allestimento (1993, alla Scala di Milano) di Lamberto Puggelli ripreso da Salvo Piro, per la Fedora di Umberto Giordano andata in scena a Napoli il 3 maggio scorso con repliche successive, abbiamo assistito a quella del 7 maggio che ha visto nel cast quale protaginista una grande Fiorenza Cedolins affiancata degnamente da Gustavo Porta nel ruolo del conte Loris Ipanov. Preziosi scenografie e costumi di Luisa Spintelli, in un predominio di tutte le sfumature del blu, in ambientazioni di fine secolo dettagliatamente ricostruite secondo il volere di Puggelli che si avvalse allo scopo, di uno dei sette livrets de mise en scène approntati dalla Sonzogno, fanno da sfondo all’originale vicenda in forma di thriller ideata da Victorien Sardou, intrisa di superficiali riferimenti politici all’età critica di fine XIX secolo della Russia zarista e trasformata abilmente in libretto da Arturo Colautti per Giordano, dopo il grande successo di Andrea Chénier. Sullo sfondo di scene dipinte rappresentanti rispettivamente per i tre atti, il palazzo d’inverno dell’ Ermitage sul lungoneva, il tempio della lirica della Ville Lumière a Parigi, e infine la natura incontaminata dell’Oberland bernese, si snocciola la vicenda, laddove per i primi due atti i fondali indicanti il luogo, lasciano subito il posto ad interni, un salotto moscovita nel primo atto e un salon nell’aristocratica dimora della Principessa Fedora in riva alla Senna, a loro volta efficacemente sdoppiati in più ambienti per assolvere al compito di rappresentare più azioni contemporaneamente, pregorativa interessante e raffinata di quest’opera di Giordano. Di grande suggestione ad esempio nel secondo atto il dialogo tra Fedora e Loris dove questi si rivela omicida mentre in una sala più interna si svolge l’esibizione al piano di Borenzao Lazinski, immaginario “successore di Chopin”. La narrazione si è svolta secondo una regia elegante che ha permesso agli interpreti di stagliarsi con gesto sicuro. In primo piano una grande Fiorenza Cedolins, al suo debutto nella parte, capace di tenere con disinvoltura la scena come richiesto da un ruolo pensato sulle prime per una grande attrice come Sara Bernhardt, con una vocalità piena e potente, di limpida estensione, capace di sovrastare i pieni orchestrali del secondo atto e del finale, in affiatato connubio con il tenore Gustavo Porta che ha recitato con giusto trasporto e bel timbro vocale la parte di Loris, rispondendo entrambi all’esigenza tipica dell’epoca verista di affiancare dramma e melodramma nel connubio strettissimo di recitazione e canto, di parola e musica. Nel resto del cast Anna Corvino una brillante e musicale Olga, Sergio Vitale nei panni di De Sirieux (nel primo cast era Roberto De Candia), duttile nella varietà della sua espressione, e ancora, appropriati, Cristiano Olivieri, Gianluca Sorrentino, John Paul Hickle rispettivamente in Desiré, Barone Rouvel e Cirillo-Borov, Francesca Russo Ermolli nei ruoli en travesti, Daniela Piscopo in quello di Gretch. L’orchestra sancarliana diretta da Asher Fisch è stata abilissima nel rendere il linguaggio frammentario e continuo di questo capolavoro del verismo dominato dallo stile di conversazione e da una raffinata orchestrazione sempre tesa ad incarnare il gesto scenico. Altrettanto in carattere, il coro del San Carlo ben diretto da Marco Faelli negli esigui interventi previsti. Affascinante fra tutte e di sapore decadente la scena in stile art nouveau del finale quasi dannunziano, disseminata di fiori e inondata di luce, caratterizzata da riferimenti musicali d’ambiente, proprio a maggior contrasto con l’epilogo drammatico della vicenda in cui la protagonista si uccide con il veleno. Caldi applausi     sono stai tributati dal pubblico all’accuratissimo spettacolo.

Rosanna Di Giuseppe (docente Conservatorio G.Martucci Salerno)