Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni e Parco Nazionale del Vesuvio. Ad accomunarli non è soltanto la geografia politica, ma anche l’attualità e il prossimo futuro.
Entrambi i Parchi non hanno un presidente e a gennaio il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin ha nominato due commissari per gestirli nei successivi sei mesi e dando la possibilità al governo di modificare la legge che prevede il via libera dalla Regione sul nome del presidente. I commissariamenti erano illegittimi e il presidente della Regione Campania decide di ricorrere al Tar che conferma la sua tesi, ordinando al dicastero di fornire una terna di nomi per la figura del presidente. Da questi nomi, De Luca avrebbe dovuto sceglierne uno e così è stato. In tutto questo, si evidenzia bene la strategia di un vecchio lupo di mare della politica italiana che ben conosce le leggi e che sa come far valere il suo peso in una regione e in una Regione, che son sempre più sue. Con la scelta dei due presidente, Vincenzo De Luca ha ribadito con forza le parole che il marchese del grillo amava ripetere, una frase che grazie ad Alberto Sordi è entrata nella cultura di massa. «Io sono io – diceva il personaggio romano – e voi non siete un…». Parole che sembrano cucite addosso al Vincenzo De Luca nazionale e che si confermano ancor di più con la mossa per l’ente cilentano e per quello napoletano.
In Cilento, la nomina di commissario era ricaduta su Marcello Feola, inserito poi nella triade con Luisa Maiuri, già vicesindaco e sindaco facente funzioni di Castellabate, e Giuseppe Coccorullo, già consigliere del comune di Perdifumo e agente generale della Siae. Tra i tre, il meno forte, o il nome con minor esperienza amministrativa, è stato quello scelto da De Luca. Un mossa, quella dell’inquilino di Palazzo Santa Lucia, che è riuscita a spaccare il centrodestra cilentano e in particolare il partito di Giorgia Meloni, al quale il presidente nominato del Parco del Cilento è da sempre legato. Il sindaco di Santa Marina Giovanni Fortunato ha lasciato FdI e i vertici provinciali e regionali tengono le bocche cucite. Malumore viene espresso anche da esponenti di altri partiti di destra come Costabile Spinelli, Pino Palmieri o l’ex Dem Simone Valiante. Stesso discorso in quel del Vesuvio, dove De Luca doveva decidere tra il sindaco di Boscotrecase Raffaele De Luca, l’avvocato Mario Angelino e Anna Aurelio, nome sconosciuto ma da sempre vicina al partito di Silvio Berlusconi. Manco a dirlo, il presidente della Regione ha scelto lei, creando un terremoto anche in FI. E dunque Vincenzo De Luca è riuscito a scalfire due granitici partiti che hanno fatto dell’unione la loro forza negli ultimi anni. Un’unione di intenti e un’unità di squadra che il presidente ha distrutto con una semplice firma.
A far più rumore, ad oggi, è il silenzio da parte della politica di vertice che potrebbe essere in attesa di nomine ufficiali da parte di Roma, oggi ancora mancante, per dire la propria. In ogni caso, il capolavoro di De Luca è servito: Giuseppe Coccorullo e Anna Aurelio sono i due presidenti nominati dalla Regione e sono ad un passo dall’essere la guida dei rispettivi enti a tutti gli effetti.