di Pina Ferro
E’ originario di Montano Antilia, Giovanni Peluso l’ex poliziotto ed ex 007 indagato per la strage di Capaci dove persero la vita il giudice Giovanni Falcone e Francesca Morvillo e gli agenti di scorta.
Peluso è stato chiamato in causa da un collaboratore di giustizia.
L’ex sovrintendente della Polizia di Stato che si è sempre difeso dalle accuse a suo carico, dovrebbe essere ascoltato nuovamente nel processo denominato “Capaci bis” che si sta celebrando davanti alla Corte d’assise e d’Appello di Caltanissetta.
Nell’udienza del 12 febbraio Peluso “non si è presentato al bunker”.
Nato e cresciuto ad Abatemarco, frazione di Montano Antilia dove vivono ancora i suoi familiari Peluso in passato ha prestato servizio a Napoli e Roma.
La Pubblica accusa ha indagato l’ex poliziotto per la strage di Capaci e per associazione mafiosa in seguito alle dichiarazioni del pentito Pietro Riggio. Peluso avrebbe ricoperto il ruolo di “compartecipe ed esecutore materiale della strage di Capaci”.
Riggio con gli investigatori ha parlato di un ex poliziotto che chiamavano il “turco”. “Mi ha confidato di aver partecipato alla fase esecutiva delle strage Falcone – ha messo a verbale davanti ai pm di Caltanissetta – si sarebbe occupato del riempimento del canale di scolo dell’autostrada con l’esplosivo, operazione eseguita tramite l’utilizzo di skate-bord. Fino ad oggi ho avuto paura di mettere a verbale certi argomenti, temevo ritorsioni per me e per la mia famiglia. Ma, adesso, i tempi sono maturi perché si possano trattare certi argomenti”.
Nel piccolo centro cilentano lo conoscono tutti, da tempo non si vede . Qualche mese fa ad Abatemarco ci fu un gran dispiegamento di forze dell’ordine che lo cercavano.
Peluso, sentito dai pm il 6 marzo, ha negato: “Sono innocente, all’epoca nemmeno sapevo che esisteva Capaci. Mi trovavo al corso per sovrintendente che è iniziato nel gennaio 1992 e finito nel luglio 92. Appresi della strage al corso”.
Riggio ha conosciuto Peluso nel carcere di Santa Maria Capua Vetere nel 1998.
Poi nel 2000, dopo la scarcerazione: l’ex poliziotto avrebbe reclutato il mafioso per fare parte di una non ben identificata struttura dei Servizi che si occupa della ricerca di latitanti.
Anche alcuni investigatori della Direzione investigativa antimafia contattarono Riggio: “Avrei dovuto dare loro una mano per la cattura di Provenzano, indicando le persone che erano in contatto con lui, insomma diventando una sorta di infiltrato”.
Tutte accuse che sono state smentite da Peluso.
“Dopo la scarcerazione – si difende Peluso – Riggio si era offerto di darmi lavoro, poi però dal 2002, dopo esser stato fermato con lui in auto a Caltanissetta, non l’ho più visto”.