Sognavano di avere un figlio e nell’impossibilità di procrearlo decisero di affidarsi ad una giovane rumena per realizzare quel desiderio. Un’aspirazione che è costata un processo ed una condanna per una cinquantenne di Baronissi e per una trentaquattrenne rumena. I giudici della terza sezione penale hanno parzialmente ridimensionato le accuse a carico della coppia originaria della valle dell’Irno e della giovane rumena che in cambio di un aiuto economico per gli altri due figli aveva deciso di accettare la particolare proposta della coppia. Assoluzione con formula piena per Sergio Albano, condanna ad un anno e tre mesi per la moglie Francesca Zito e per la rumena Ciobanu. L’avvocato difensore della coppia di Baronissi, Gerardo Cembalo, ha parzialmente smontato (attraverso testimonianze e documenti) le accuse a carico dei suoi assistiti anche se nella sostanza il collegio giudicante (presidente Allegro) ha confermato il capo di imputazione che ha determinato il rinvio a giudizio. I fatti risalgono al 2011 quando la donna rumena cercò di partorire a Villa del Sole sotto falso nome e che adesso è sotto processo insieme alla coppia di Baronissi di cui diede le generalità. Quest’ultima è stata rintracciata lo scorso mese di luglio ed ha fornito elementi rilevanti il dibattimento processuale. La donna, che al momento del fatto aveva 31 anni,, confessò di aver truccato le carte per consegnare il neonato alla 48enne italiana, che ne sarebbe risultata la madre. «Lo avrebbe cresciuto come figlio suo e il marito sarebbe figurato come il padre – ha dichiarato ai poliziotti – Io accettato perché ero in difficoltà economiche e perché mi avevano promesso di aiutarmi a sostenere anche i due figli che avevo già». A far saltare il piano fu un medico della clinica, che notò l’accento straniero della partoriente e la discrasia tra gli anni che dimostrava e quelli dichiarati nei registri. Quest’ultimo chiese un documento d’identità, che fu portato due ore dopo dalla stessa signora che l’aveva accompagnata in clinica e che, secondo gli inquirenti, è Francesca Zito. Nel corso delle indagini marito e moglie hanno di essere la coppia che all’alba del 23 gennaio 2011 condusse alla clinica di via Belvedere la straniera prossima al parto. All’epoca i due non furono identificati, ma gli inquirenti definirono «verosimile» che fossero i coniugi che figuravano su cartella clinica e registri della struttura sanitaria e i cui nomi erano già stati annotati il mese prima, quando la partoriente era andata in clinica per gli ultimi accertamenti diagnostici. Il pubblico ministero aveva chiesto tre anni per marito e moglie ed un anno e sei mesi per la rumena. Ieri sera la sentenza dei giudici della terza sezione penale.