Soccorso Amico, dopo cinquant’annisi chiude il sipario: Satriano e il dolore dei volontari - Le Cronache
Ultimora

Soccorso Amico, dopo cinquant’annisi chiude il sipario: Satriano e il dolore dei volontari

Soccorso Amico, dopo cinquant’annisi chiude il sipario: Satriano e il dolore dei volontari

di Erika Noschese
Non c’è alcun tono polemico nelle parole di Pippo Satriano, presidente di Soccorso Amico che ha chiuso i battenti dopo 50 anni di attività. Una chiusura giunta a termine di un un lungo contenzioso con l’Asl di Salerno che ha così ripreso possesso degli spazi di Mercatello, quartier generale dell’associazione che per mezzo secolo ha girato in lungo e largo la provincia di Salerno per salvare vite umane. Satriano, come detto, non è polemico. Forse deluso, sicuramente orgoglioso del lavoro che con i suoi volontari ha portato avanti in questi anni, puntando molto soprattutto sulla formazione.
Presidente, si chiude un’era…
«Con il rilascio della sede si è chiusa la possibilità, anche per Soccorso Amico, di fare tutto ciò che faceva prima. Soccorso Amico non era una piccola stanza per fare delle piccole cose e portare avanti un banale servizio di ambulanza ma era ben altro.
Ora, essendo stati costretti a rimuovere in poco tempo quanto creato, costruito e inserito ci si ritrova impossibilitati a portare avanti il servizio. Non voglio usare la parola chiusura, non me la sento perché noi abbiamo sempre aperto le porte agli altri ma evidentemente le cose non possono essere più come prima; ora non c’è più la voglia di continuare, non abbiamo mai fatto gli eroi, ci siamo impegnati per tentare di fare qualcosa per la città e la provincia. Non lo abbiamo mai fatto con l’idea di ricevere gratitudine né polemica ma naturalmente per cinquant’anni ci sono state rinunce, sacrifici, un impegno pazzesco di risorse e ora sarebbe folle».
Il Comune secondo lei poteva evitare questa situazione?
«Quando le cose diventano ingestibili si cerca disperatamente di trovare persone…credo che questa possa essere una delle armi di chi alla fine persegue degli scopi poco chiari, imbrogliando le acque.
Non saprei cosa rispondere a questa domanda perché il Comune non era più il proprietario di quella sede, potrebbe essere facile attaccare ma il Comune non è più proprietario».
Cosa ne sarà di Soccorso Amico? Da dove riparte ora lei e da dove ripartono i suoi volontari?
«L’associazione vive attraverso l’attività dei volontari, la nostra è stata una vera associazione di volontariato. I volontari devono avere la possibilità di alimentare il loro entusiasmo, oggi spento e mortificato e tutti noi ci chiediamo perché continuare. Questa è una battaglia che va avanti da sempre. Non sono un vittimista, la battaglia esalta me e i miei collaboratori ma Soccorso Amico ha avuto batoste da sempre, è stata vista come un nemico e, peggio ancora, è stata ignorata. Come si può continuare? Soccorso Amico ha fatto molta formazione, alla base di tutto soprattutto in un settore così delicato, vitale perché la priorità deve essere la persona, la loro vita. Nel campo dell’emergenza si gioca la vita e la morte delle persone e noi dobbiamo essere assolutamente pronti, preparati».
Per fare formazione forse occorre una sede…
«Certo, noi avevamo una struttura, un gioiello anche sotto questo punto di vista perché avevamo tutti gli strumenti utili alla formazione; non si può giocare con la vita delle persone. Nel corso degli anni, io ho diretto la centrale operativa del 118 fino al pensionamento e ho insistito, urlato, alzato la voce ma il mio invito non è stato seguito se non in maniera parziale».