Sisto: Abuso d’ufficio, «una patologia su cui noi siamo intervenuti» - Le Cronache
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Sisto: Abuso d’ufficio, «una patologia su cui noi siamo intervenuti»

Sisto: Abuso d’ufficio, «una patologia su cui noi siamo intervenuti»

di Erika Noschese
«I sindaci ci hanno chiesto di intervenire sull’abuso di ufficio, evitando l’unica patologia che c’è, perchè il 92,8% di proscioglimenti, assoluzioni, archiviazioni dimostra, chiarissimamente, che è una norma che non funziona, anzi crea solo danni agli amministratori». Lo ha dichiarato il vice ministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, a margine del convegno “La riforma della giustizia, quali prospettive”, promosso e organizzato dal Dipartimento della giustizia minorile di comunità con il patrocinio di Provincia e Comune di Salerno e del Consiglio degli Avvocati Coa di Salerno con l’obiettivo di alimentare un momento di confronto e di riflessione critica sulle ricadute della riforma della giustizia. «La pendenza del processo ha l’unico effetto di tenere amministratori e dirigenti sotto schiaffo per un tempo inutile perchè poi il finale è scritto. E’ un problema reale che noi abbiamo risolto, pensando che l’abolizione fosse l’unico rimedio capace di eliminare la patologia», ha poi aggiunto il vice ministro in merito all’abuso d’ufficio. Una riforma che andrà avanti per step, «già frutto della opinione, dei pareri della coalizione, ovviamente sotto la direzione del ministro Nordio», dunque «un testo politicamente già condiviso. E’ chiaro, poi, che il Parlamento suggerisce, decide i percorsi che vanno rispettati. Noi abbiamo soltanto un’esigenza: una relativa speditezza nel raggiungimento degli obiettivi perché questo è soltanto il primo step della riforma. Primo step -cui ne seguirà un secondo, immediatamente dopo l’estate, che riguarderà temi come la prescrizione, un intervento anche sulle intercettazioni e altri temi», ha spiegato ancora il vice ministro evidenziando che «la riforma nasce da un confronto, come questo Governo ha sempre inteso fare. Il confronto, poi, ha avuto una mediazione politica, già interna al ministero e, quindi, al Governo». A fine anno, è in programma l’innesto delle grandi riforme strutturali, come la separazione delle carriere, il Csm. Siamo un Governo del consenso. «Abbiamo stilato un programma, i nostri elettori l’hanno condiviso, siamo al Governo sull’accordo, sul patto su questo programma, abbiamo l’obbligo di realizzarlo, rispettando i tempi, le regole, le priorità e le modalità di confronto politico-parlamentare – ha aggiunto Sisto – L’intento delle riforme è quello un pò di dare al carcere non più quella rilevanza centrale alternativa alla libertà. Le pene alternative già costituiscono un momento assai rilevante di ridimensionamento dell’ansia carceraria. Anche in questa riforma, che presenta degli interventi sulle misure cautelari, oggi speriamo presto, anche se il vigore di questo passaggio è tra due anni quando avremo assunto altri 250 magistrati – aggiunge – la misura custodiale carceraria richiesta vedrà un collegio di giudici impegnati, di gip, e non più il giudice monocratico». Questo responsabilizza notevolmente il rapporto tra misura carceraria e decisione del giudice: «Senza dire, poi, che, laddove non ci siano pericolo di fuga o rischio di inquinamento per reati di fascia di serie B o di fascia 1 se volete, il giudice dovrà prima ascoltare, modello preso già dalle misure interdittive, l’indagato e poi decidere se arrestarlo o meno. In qualche modo siamo di fronte a una maggiore responsabilizzazione del giudice, il Pm diventa parte esattamente come la difesa, come se avessimo un pò anticipato con queste riforme una struttura che sarà quella della separazione delle carriere. Per cui, un giudice terzo avrà la stessa distanza con l’avvocato di quella che ha con il pubblico ministero», ha aggiunto il viceministro, ribadendo che «è misura che, finalmente, è scritta per i cittadini, per il diritto di difesa, senza ovviamente intaccare la necessità delle indagini. Però, rafforzare il convincimento nel cittadino che la giustizia non è un luogo in cui avere sfiducia, riprendere una trama di rapporti positiva con i cittadini fa il paio con le nostre scelte in tema di impresa. L’impresa diventa un partner dello Stato. Insomma, una giustizia che, in qualche maniera, stia insieme al cittadino e non contro. Questo è il nostro scopo, scopo tutto positivo, tutto costituzionale soprattutto, che poi siamo sempre ispirati dalla nostra Carta costituzionale che non sbaglia mai. La riforma pensa ai problemi reali del Paese e non ai sacerdoti, alle tecnologie, è molto pragmatica». La direttrice del carcere di Salerno Rita Romano ha ribadito che la riforma impatta molto anche nell’ambiente penitenziario «perchè il momento dell’esecuzione penale è fondamentale e per quanto ci riguarda il vero punto cruciale della riforma è la giustizia riparativa, semplificata rispetto ai reati per i quali è attinente – ha aggiunto la direttrice della struttura detentiva di Fuorni – Per quanto mi riguarda il punto nodale è proprio questo: mette in evidenza una parte che fino ad ora è stata sacrificata per la vittima». La riforma potrebbe essere la soluzione definitiva al sovraffollamento che si registra presso le carceri, a partire proprio da Fuorni dove ci sono 520 detenuti di cui 290 definitivi. La Romano si è detta dunque preoccupata perchè questi numeri, per una casa circondariale «sono anomali in quanto ci sono fine pena molto alti e siamo impegnati, in questa estate rovente, a gestire questa criticità». L’apertura dei lavori è stata affidata alla Direttrice dell’Ufficio Distrettuale esecuzione penale esterna di Salerno Elisabetta Palmieri. «Il convegno sulla riforma della Giustizia è necessario per aprire un dibattito vivace e costruttivo che sarà occasione per un confronto valido su ricadute e prospettive della riforma della Giustizia che ha avuto con la riforma Cartabia, il primo passo verso quelli che sono gli standard europei di una giustizia all’insegna della digitalizzazione, della riduzione dei tempi di processi, del rinforzo degli organici e della deflazione dei procedimenti e delle carceri». Nota di colore l’assenza, nonostante la presenza a Palazzo Sant’Agostino, del presidente della Provincia Franco Alfieri che ha preferito delegare un suo consigliere nonostante la presenza di una alta figura istituzionale del governo nazionale. All’incontro hanno preso parte il Presidente dell’Ordine degli Avvocati Gaetano Paolino, il Procuratore della Repubblica di Salerno Giuseppe Borrelli, il Procuratore di Vallo della Lucania Antonio Ricci, il Direttore generale del personale del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità Giuseppe Cacciapuoti e il parroco anticamorra Don Luigi Merola.