S’investe? Su morte, non su vita. Sfiducia in toghe? Eurispes confusa - Le Cronache Ultimora
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S’investe? Su morte, non su vita. Sfiducia in toghe? Eurispes confusa

S’investe? Su morte, non su vita. Sfiducia in toghe? Eurispes confusa

di Aldo Primicerio

La prima riga del titolo è per il governo Meloni. Si appresta a spendere in armi ben 29 miliardi, lì dove sarebbe bastato un finanziamento di 5 miliardi l’anno per 5 anni per riportare il nostro Ssn alle performance pre-pandemia. La seconda riga è per Eurispes, ente privato italiano che si occupa di studi politici, economici e sociali. E’ da sempre uno dei nostri vanti, ma nel suo 34esimo Rapporto fa una grande confusione sulle ragioni degli italiani della presunta sfiducia nella macchina giudiziaria. Con il ministro Nordio ad aggravare la confusione.

 

29 miliardi in armi. Sarebbero bastati 5 per riequilibrare la sanità pubblica e la salute degli italiani

Partiamo dalle ultime sul governo. Noi non ce l’abbiamo con la Giorgia ed i suoi scudieri. Anzi, massimo rispetto. Ma li seguiamo con attenzione, come facciamo da anni con tutti. E non possiamo evitare di bacchettarli quando leggiamo che per il 2024 l’Italia si appresta a spendere in armi ben 29 miliardi. Sarebbero bastati 5 miliardi l’anno per 5 anni per riportare il nostro Servizio Sanitario alle performance pre-crisi da Covid, abbattere le liste d’attesa, investire sulla produzione farmaceutica nazionale, avere più ambulanze con medici a bordo, assumere più personale, pagarlo meglio della miseria di oggi, insomma rendere meno vulnerabile il Paese.. Evidentemente il governo ha pensato bene di investire più in una altisonante guerra che in una smorta pace. E, da parte sua, il ministro Schillaci sembra aver voluto smentire la sua immagine di medico nucleare, di Rettore dell’Università Tor Vergata e di uomo di cultura, transitando dal concetto di morti evitabili a quello di morti accettabili. E sì, perché fare silenzio sui 20mila medici ed i 70mila infermieri che mancano in Italia, equivale a meno organici nei pronto soccorso e nelle ambulanze e quindi a più morti. A pagare il prezzo di questa inettitudine politica sono gli stessi medici ed infermieri pressati da ritmi di lavoro assurdi e penalizzati dai peggiori stipendi d’Europa.

 

Le Regioni al Governo: restituzione subito di 1,2 mld alla sanità pubblica o ricorso alla Corte Costituzionale. Appello dello scienza

Ultimo episodio del malgoverno Meloni è l’abrogazione del titolo 1 comma 13 del Pnrr, che taglia 1mld200mln alla Regioni per la sanità, per opere strutturali e la sicurezza sismica degli ospedali. Le Regioni e la loro conferenza hanno formalmente chiesto che i fondi vengano reintegrati. In mancanza ricorreranno alla Corte Costituzionale. La dura richiesta delle Regioni arriva all’indomani dell’appello firmato da 14 scienziati e ricercatori, tra cui il premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi, a tutela del Servizio sanitario nazionale, e per ricordare al governo che “non possiamo fare a meno del servizio sanitario pubblico”.“Dal 1978, data della sua fondazione, al 2019 – recita il documento – il Ssn in Italia ha contribuito a produrre il più marcato incremento dell’aspettativa di vita (da 73,8 a 83,6 anni) tra i Paesi ad alto reddito. Ma oggi – si legge nell’appello – i dati dimostrano che il sistema è in crisi: arretramento di alcuni indicatori di salute, difficoltà crescente di accesso ai percorsi di diagnosi e cura, aumento delle diseguaglianze regionali e sociali. Questo accade perché i costi dell’evoluzione tecnologica, i radicali mutamenti epidemiologici e demografici e le difficoltà della finanza pubblica, hanno reso fortemente sottofinanziato il Ssn, al quale nel 2025 sarà destinato il 6,2% del Pil (meno di vent’anni fa!)”.

“Il pubblico – scrivono gli scienziati – garantisce ancora a tutti una quota di attività (urgenza, ricoveri per acuti), mentre per il resto (visite specialistiche, diagnostica, piccola chirurgia) il servizio pubblico arretra, e i cittadini sono costretti a rinviare gli interventi o indotti a ricorrere al privato non convenzionato”. Ma il peggio arriverà dopo, quando i medici di famiglia saranno spostati nelle Case di Comunità, una invenzione che non abbiamo mai capito cosa significhi, e che contestammo anche al governo Draghi, che le codificò poi nel Pnrr. Verranno meno la capillarità e la prossimità degli ambulatori, che sono state, finora, l’arma vincente dell’assistenza territoriale; oppure, peggio ancora, tenerli un pò qui e un pò lì, negli studi periferici e nelle case di comunità, così come auspicato dal ministro della Salute. Vedremo in queste condizioni chi tra medici ed infermieri avrà voglia di lavorare ancora per il Ssn e quali poi saranno, se mai vi saranno, i vantaggi per i cittadini.

 

Sfiducia italiani nella Giustizia. Dito puntato contro i processi, le pene o i magistrati? Eurispes, Nordio o gli italiani, chi è più in confusione?

E poi la sfiducia degli italiani nella giustizia, che il ministro Nordio ex-Pm a parole sue ha trasformato in sfiducia nei magistrati. Lo certificherebbe l’ultimo Rapporto Eurispes, un ente che ha sempre gettato la luce giusta sul funzionamento del Paese. Noi siamo andati un pò a leggerlo. Ed esce fuori che la maggioranza degli italiani (58%) se la prende con l’eccessiva lentezza dei processi, sulla non eguaglianza davanti alla legge, sulla mancanza di certezza della pena, sul legislatore che produce leggi inadeguate. Solo l’11,9%, dice Eurispes, punta il dito contro le scelte sbagliate, e gli errori dei magistrati. Ed ecco qundi emergere la verità: è la politica, le Camere, i Governi che non mettono i magistrati in condizione di essere veloci, pragmatici, giusti. Diciamola la verità. E poi emerge dell’altro, questa volta a carico di noi italiani. Chiamati a giudicare il nostro Paese, spesso cadiamo negli errori, sviste e nei nostri egosmi. Sempre secondo Eurispes, il 26% di noi non denuncia un torto subito, un illecito o reato. Il grosso, 52,4%, dichiara di non aver mai avuto bisogno di difendersi da un reato. Chi ha dovuto farlo, l’11,4% non ha sporto denuncia per evitare i fastidi di un procedimento legale, il 10,1% ha avuto paura delle spese legali, e, attenzione, solo il 6,2% ha pensato che non avrebbe avuto riparazione dal danno subìto rivolgendosi alla magistratura. Insomma, caro ministro Nordio, noi ti stimiamo e ti vogliamo bene, ma dobbiamo ancora una volta ripeterti che non sai o non vuoi leggerti le carte. E se non lo fai, allora meglio tacere ed evitare di dire castronerie. Perché tu hai dichiarato ai media che due italiani su 3 non si fidano dei magistrati, cioè hai travisato i numeri per ricadere nella solita tentazione di esercitare una sorta di rappresaglia contro i tuoi ex-colleghi. E di qui il titolo del massimo medium del centrodx, Il Giornale: La Caporetto di tribunali e toghe. Come per dire, togliamo tutti di mezzo, qui comanda solo la Meloni. Diamola a lei la toga…

Separazione carriere magistrati. Riforma inutile, tanto per perder tempo, invece di impiegarlo in riforme più importanti

Per poi ricadere nella tua solita fissa, sbagliata, di separare le carriere dei magistrati. Siamo costretti a riscriverlo anche qui che non vuoi o non sai leggerti i numeri di un monitoraggio dell’Associazione Nazionale Magistrati dal 2015 al 2016 trasmesso ai governi di allora. La richiesta di cambiare carriera, da quella giudicante alla inquirente, ha interessato solo lo 0,83 % degli inquirenti e lo 0,21 % dei giudicanti, sicché le funzioni possono ritenersi, nella sostanza, separate di fatto. Chi insiste non ha altre cose più importanti su cui intervenire (ad es. la revisione delle procedure penali, e dei tempi e modalità della prescrizione dei reati), e mostra di soffrire della stessa patologia psicotica che perseguitava il non dimenticato Silvio. E per finire gli italiani. Ci confondiamo e ci contraddiciamo, tanto da spingerci a chiedere ad Eurispes: ma perché non sostituite il vecchio campione con uno nuovo da intervistare? E poi, perché non ci fate domande più semplici e meno suscettibili di confonderci? E sì, perché Eurispes prima scrive che il 78,2% di noi pensa che il primo compito della Giustizia è quello di garantire una pena esemplare per chi ha sbagliato. Poi si corregge, perché scrive che per il 60,5% di noi il compito principale della Giustizia è di favorire il recupero ed il reinserimento sociale del condannato. Bah! E non è finita. Perché sempre Eurispes scrive che  l’84,2% degli italiani si dichiara contrario alla pena capitale, e addirittura il 75,3 % si dichiara favorevole all’abolizione dell’ergastolo. E poi, che per la maggioranza degli italiani non vanno bene le misure alternative alla detenzione, e dunque il 72,7% è contrario alla liberazione anticipata, e il 70.5% del campione non gradisce neppure la detenzione domiciliare e l’affidamento in prova ai servizi sociali. Boh! Insomma, chi è in confusione, Eurispes, Nordio o gli italiani? E, giusto per non tacere, la vicenda Santanché, rinviata in corner alla Camera. Dove la maggioranza del centrodx ha respinto la sfiducia. Una vergogna nazionale. Perché Eurispes non interroga su questo gli italiani?