di Giovanna Naddeo
“Il consolidamento della funzione sociale della nostra Università è una delle sfide che ci attende per il prossimo futuro, cogliendo l’opportunità che ci è offerta dal nostro Ateneo, di trasformare il campus in un laboratorio di comunità, promuovendo una cultura della corresponsabilità, del progressivo allargamento della partecipazione che coinvolga pariteticamente studenti, docenti, personale tecnico e amministrativo”. Muove da questi presupposti l’idea programmatica del professor Maurizio Sibilio, attuale direttore del Dipartimento di scienze umane, filosofiche e della formazione e delegato per l’educazione e l’inclusione, nonché candidato alla carica di rettore dell’ateneo salernitano per il prossimo sessennio.
Perché ha deciso di candidarsi?
«Per una spinta che è venuta dal basso, con l’obiettivo di creare una grande comunità legata alla tradizione e allo stesso tempo proiettata verso l’innovazione. E’ questa la nostra forza». Tra i punti del suo programma elettorale spicca la questione del reclutamento, delle progressioni di carriera e dello sviluppo professionale dei ricercatori.
La sua strategia in merito?
«Dobbiamo ripristinare un rapporto con l’aumento delle risorse, interagendo con i soggetti territoriali e curando un rapporto forte con gli enti territoriali, in particolar modo la Regione Campania. Al tempo stesso, occorre sostenere una proposta – già presente in altre regioni – di reclutamento attraverso una norma regionale, nonché svolgere una funzione all’interno della Crui (la Conferenza dei rettori delle università italiane, ndr) che possa dare forza al tema dei costi effettivi che si aggiungono ai punti organici, studiando come aumentare le risorse attraverso il meccanismo dei costi effettivi. A questo si aggiunge una funzione ulteriore che il nostro campus può portare avanti, quale è quella della terza missione, accanto ovviamente a didattica e ricerca»
La crescita della terza missione, un altro punto importante del suo programma elettorale.
«Siamo una città della conoscenza che, accanto alle funzioni tradizionali, deve porre le sue ricchezze multidisciplinari al servizio del territorio, offrendo strumenti di crescita culturale, civile e sociale. Dobbiamo mappare il territorio e consentire ai nostri diciassette dipartimenti di interagire con il territorio, costruendo una rete di relazioni non episodica, bensì stabile, che arrivi a coinvolgere tutti gli attori dell’Ateneo».
Nei giorni scorsi ha destato non poco scalpore nel mondo accademico la mail inviata da un forte sostenitore del professor Vincenzo Loia che invitava tutti gli aventi diritto a votare compatti per il candidato in questione in quanto “unico tra i candidati in grado di promuovere una mera meritocrazia”. La sua opinione in merito?
«Non do una risposta in merito alla dichiarazione del collega. Sostengo invece un’università del merito. Cos’è il merito? Sostenere la qualità già presente e aiutare la crescita della qualità della nostra comunità. Qualità, ossia ricerca, didattica, terza missione. Infine, ci tengo a precisare i profili di alto e prestigioso valore di tutti i candidati. Sono candidato anche io ma la mia posizione è di stima e apprezzamento per tutti i candidati. Mi pare doveroso, in qualità di accademico e soprattutto di candidato, riconoscere la qualità di tutti i colleghi, in particolar modo di coloro che hanno deciso di scendere in campo e aspirare alla carica di rettore per il prossimo sessennio».