
di Erika Noschese
«Una sentenza che restituisce dignità alla nostra comunità». Parla così il sindaco di Pellezzano Francesco Morra, commentando la sentenza del Cedu che condanna l’Italia per l’inquinamento prodotto dalle fonderie Pisano. «La Corte di Giustizia Europea ha condannato le Autorità Italiane per i danni causati dal funzionamento delle Fonderie Pisano alla salute e al benessere dei cittadini di Pellezzano e di altri comuni della Valle dell’Irno. Una decisione importante, che accoglie il ricorso presentato da 151 cittadini della zona, ai quali — come Amministrazione Comunale di Pellezzano — non abbiamo mai fatto mancare il nostro sostegno, anche con la costituzione di parte civile nei procedimenti penali che si sono susseguiti nel tempo – ha detto il primo cittadino – Siamo sempre stati al fianco dei cittadini e accanto al Comitato Salute e Vita – Inquinamento Valle dell’Irno – Fonderia Pisano, che con coraggio e determinazione ha portato avanti una lunga battaglia di giustizia e verità. Un sentito ringraziamento al Presidente del Comitato, Lorenzo Forte, per il costante impegno civile e per aver rappresentato con forza le istanze del nostro territorio». Il sindaco Morra ha sottolineato che «è stato necessario l’intervento della Magistratura Europea per ripristinare la verità e per restituire dignità alle tante famiglie che, negli anni, hanno vissuto sulla propria pelle le conseguenze di una situazione insostenibile. Oggi questa sentenza rappresenta un passo fondamentale verso il riconoscimento dei diritti, della salute e del rispetto dovuto alla nostra comunità». Parla di «fallimento dello Stato» il presidente del Codacons Campania l’avvocato Matteo Marchetti: «Questa sentenza è la dimostrazione ancora una volta che lì dove lo Stato Italiano almeno in parte fallisce interviene l’Europa; il Codacons Campania è stato per anni in battaglia nei processi penali nei confronti delle Fonderie Pisano per la salvaguardia dell’ambiente nella città di Salerno e nella valle dell’Irno, complimenti a tutti coloro che hanno ottenuto anche questo importante risultato che costituirà un rilevantissimo precedente in tutta Italia per la lotta all’inquinamento ambientale», ha aggiunto. Intanto, Legambiente chiede che si dia seguito con azioni concrete di bonifica, monitoraggi ulteriori sulla salute dei cittadini, riconversione industriale e delocalizzazione, trasparenza e partecipazione nei prossimi passi che tutti gli enti interessati dovranno mettere in campo per dare risposte puntuali e risolvere quella che si presenta, come una delle peggiori criticità del territorio salernitano: «Dopo la sentenza sulla Terra dei Fuochi, la Cedu torna in Campania dove ancora una volta si condanna al mancato rispetto del diritto alla vita questa volta privata. Finalmente una sentenza che rende giustizia e che dovrà assicurare il diritto alla salute dell’intero territorio grazie al lavoro importante dell’associazione Salute e Vita e dei cittadini che hanno presentato il ricorso. Una comunità, quella tra Salerno, Pellezzano e Baronissi, come denunciamo da decenni, esposta agli effetti di un’azienda che non ha avuto la lungimiranza di investire in ricerca e innovazione per mettere al sicuro contemporaneamente cittadini, lavoratori e produzioni», hanno dichiarato in una nota Stefano Ciafani e Mariateresa Imparato, presidente nazionale Legambiente e presidente regionale Legambiente. «La sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo conferma quello che, insieme al comitato Salute e Vita, sosteniamo da tempo in merito alle Fonderie Pisano. Le istituzioni hanno voltato le spalle ai cittadini di Salerno e della Valle dell’Irno, lasciandoli esposti all’inquinamento causato dalle Fonderie, nel cuore di Fratte», ha detto il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Campania, Michele Cammarano ricordando di aver presentato esposti, interrogazioni e richieste di intervento a tutti i livelli, chiedendo verifiche puntuali sul rispetto delle normative ambientali, sui livelli di emissioni e sulla reale tutela della salute pubblica. «Ho sollecitato l’installazione di centraline di rilevamento efficaci e trasparenti, per ottenere dati certi sull’inquinamento atmosferico che grava ogni giorno su migliaia di persone. Ho chiesto la revoca delle autorizzazioni all’attività dello stabilimento, segnalando più volte la gravità della situazione, sia dal punto di vista ambientale che sanitario. Non ho mai smesso di denunciare l’inerzia, i ritardi e le troppe ambiguità delle istituzioni competenti. Non ci siamo mai fermati e non lo faremo adesso. Continueremo a lottare perché le Fonderie Pisano vengano chiuse definitivamente e perché nessuna comunità sia più costretta a scegliere tra lavoro e salute», ha poi aggiunto il consigliere pentastellato. Sulla stessa linea anche la senatrice del Movimento 5 Stelle, Anna Bilotti: «I cittadini vedono riconosciuto il diritto a respirare aria salubre. Le autorità italiane non hanno fatto abbastanza per garantire la loro salute e sicurezza. La mia battaglia a tutela della salute – ricorda la parlamentare salernitana – inizia molti anni fa, quando ho anche preso parte ai presidi nei pressi dello stabilimento industriale. Da parlamentare, ho poi presentato diverse interrogazioni ai ministri che si sono succeduti nel tempo. Inoltre, nel 2020, ho firmato, insieme ad altri colleghi del Movimento, una proposta di legge per il controllo delle emissioni odorigene che fu da più parti definita la proposta di legge per il “diritto al respiro”». «La sentenza della Cedu, come si apprende da fonti di stampa, evidenzia che – prosegue la senatrice Bilotti – nonostante gli effetti tangibili di misure adottate dopo il 2016, volte a ridurre al minimo gli effetti nocivi dell’attività della fonderia, le autorità, nell’autorizzare la prosecuzione dell’attività, non hanno considerato i precedenti effetti nocivi significativi sulla popolazione locale derivanti dall’esposizione prolungata all’inquinamento”. E questo, in un Paese civile, non è ammissibile». «Come osservano anche gli avvocati che hanno assistito i ricorrenti, la Corte suggerisce allo Stato italiano, tra le possibili misure da adottare, non solo un’efficace gestione dei rischi ambientali legati all’attività della fonderia, ma anche la sua delocalizzazione, come già previsto dal piano urbanistico comunale del 2006», conclude Bilotti, rivolgendo un ringraziamento al comitato Salute e Vita per il costante impegno profuso in questi anni al fianco dei cittadini di quell’area. A commentare la sentenza anche Danilo Della Valle, europarlamentare del Movimento 5 Stelle (The Left): «Lo Stato italiano è stato condannato dalla Corte europei dei diritti dell’uomo per le mancate bonifiche nelle Fonderie Pisano sulla base di un ricorso presentato da 153 cittadini campani “che denunciavano gravi violazioni dei diritti umani legati all’inquinamento industriale, una situazione analoga a quella della Terra dei fuochi – ha detto – Ricordiamo che l’Italia ha già versato la cifra record di 325 milioni di euro in sanzioni europee per non aver effettuato le bonifiche e continua a pagare 80.000 euro al giorno. Un fiume di denaro pubblico sprecato mentre i cittadini convivono da anni con discariche abusive, tumori e veleni sotto terra. Il governo italiano la smetta di perdere tempo e applichi alla lettera il principio di “chi inquina paga”. Con le regionali in Campania alle porte questo tema deve essere al centro del dibattito, perché non è più accettabile che i cittadini della Terra dei Fuochi paghino due volte: con la salute e con le tasse».