di Erika Noschese
Un dibattito che da tempo anima la comunità medica è quello sulla responsabilità professionale. Con l’approvazione del nuovo scudo penale, si aprono nuove prospettive e, al contempo, non mancano le domande sull’impatto che questa misura avrà sulla quotidianità di medici e professionisti sanitari. Per capire meglio cosa cambia per i camici bianchi del nostro territorio e quali sono le aspettative concrete della categoria, abbiamo intervistato il dottor Giovanni D’Angelo, presidente dell’Ordine provinciale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Salerno (FNOMCeO). Si è discusso dei dettagli della normativa, delle sue possibili conseguenze sulla “medicina difensiva” e dell’introduzione di una nuova Scuola di specializzazione per i medici di famiglia.
Come valuta, in qualità di presidente dell’Ordine dei medici di Salerno, l’introduzione strutturale dello scudo penale e quali sono le aspettative concrete della categoria per il suo impatto sulla professione medica?
«Vorrei innanzitutto sottolineare la tempestività e l’importanza di questa intervista su una tematica così attesa dai nostri colleghi, ogni giorno alle prese con differenti situazioni sanitarie, alcune purtroppo con esito non favorevole. Lo scudo penale non equivale alla depenalizzazione del reato ma rappresenta una protezione nei riguardi del medico, quando rispetta le linee guida o le buone pratiche, sempre che queste risultino adeguate al caso specifico; in tal caso la persona danneggiata può richiedere il rimborso per il danno subito. La punibilità del medico scatta unicamente nel caso di colpa grave, aggettivazione non specificata ma affidata nella sua gradualità alla decisione del magistrato, che perciò dovrà tener conto di alcune circostanze, che frequentemente sono presenti come fattori correi del danno: la non infrequente carenza di personale e/o di attrezzature idonee al caso, indisponibilità di terapie adeguate, assenza di conoscenze scientifiche sul caso, complessità e gravità della patologia magari in emergenza-urgenza, ruolo ricoperto dal medico nel caso di intervento di più specialisti ecc.»
Cosa si aspettano i professionisti da questa legge?
«Che medici e sanitari possano operare con maggiore serenità e tranquillità, condizioni necessarie in particolare di fronte a malati con patologie gravi e in emergenza-urgenza. Peraltro, a fronte di circa 15.000 denunce, distribuite con netta prevalenza a carico di specialisti in ginecologia, ortopedia, cardiochirurgia, chirurgia, solamente il 3% vede la chiusura del procedimento giudiziario con condanna. Per non parlare dei casi di denunce in malafede, per i quali occorrerebbe rafforzare l’istituto della lite temeraria».
La nuova normativa limita la punibilità del medico ai casi di “colpa grave” a condizione che si seguano le linee guida. Non c’è il rischio che questo possa favorire una medicina eccessivamente “protocollare” a discapito della personalizzazione della cura?
«Va precisato che la così detta “personalizzazione” della cura si riferisce alla scelta terapeutica così detta “sartoriale”, che può essere attuata sempre che sia possibile, in particolare, al di fuori di situazioni di emergenza. Per quanto attiene invece l’impiego delle linee guida, queste sono frutto di attenta e meticolosa valutazione scientifica per le diverse patologie e quindi da preferirsi ma senza obbligo, a discrezione del medico, che in alcuni casi può ritenere opportuno, derogare dalla linea guida; in tale situazione sarà bene motivare la scelta».
Il provvedimento “scudo penale” tiene conto della “scarsità delle risorse umane e materiali”. In un contesto come quello salernitano e campano, spesso caratterizzato da carenze, questo aspetto rappresenta una tutela sufficiente per i medici che operano in condizioni difficili?
«Non è pensabile che la serenità dei sanitari debba derivare dalla “scarsità delle risorse umane e materiali”, condizione che potrà determinare l’applicazione dello “scudo penale”. Sarebbe inverosimile un simile ragionamento, anche perché alla fine, si genererà comunque la perdita di fiducia del malato verso chi lo cura e verso la istituzione nella quale è ricoverato».
Il disegno di legge mira a contrastare la “medicina difensiva”. In che modo l’Ordine dei medici di Salerno intende monitorare l’efficacia di questa misura e come si potrà dimostrare una reale riduzione di esami inutili e costosi?
«La medicina difensiva ha un costo di circa 10 miliardi, un calcolo sufficientemente realistico fatto di prestazioni ripetitive e, il più delle volte, inutili; la monitorizzazione deve avvenire all’interno di ciascun percorso diagnostico, cosa non facilmente fattibile e comunque sarebbe molto difficile per il nostro Ordine monitorare l’efficacia della medicina difensiva, che ha come suo presupposto la effettuazione di esami per lo più inutili e costosi, al solo fine di utilizzare gli stessi come supporto per una sentenza favorevole per il medico che li ha richiesti».
Se, come affermato, il diritto al risarcimento in sede civile non viene leso, non si rischia di spostare semplicemente l’arena del conflitto legale dal penale al civile, mantenendo alta la pressione sui medici?
«Quando il medico non risulta punibile per colpa grave, la richiesta di risarcimento del danno si sposta in sede civile, dove l’obiettivo non è punire, ma riparare. In genere ogni medico ha una copertura assicurativa e se presta servizio presso una Azienda, questa dovrebbe avere una assicurazione per i suoi dipendenti e comunque è chiamata a rispondere del danno al paziente».
L’istituzione di una Scuola di specializzazione per i medici di famiglia è vista come un passo importante. Quali sono i benefici attesi a livello locale e come si integrerà questa nuova formazione con le attuali esigenze del territorio?
«Il corso di formazione per la Medicina Generale finalmente ha trovato una più solida legittimazione, con l’avvio della Scuola di specializzazione al pari dei corsi di specializzazione post-laurea. Il primo beneficio per i MMG sarà di ordine psicologico; in secundis vi sarà una parificazione economica degli iscritti al corso di specializzazione universitario per la Medicina Generale così come per gli altri specializzandi e ulteriore beneficio per i MMG iscritti al Corso di specializzazione post-laurea sarà l’acquisizione del requisito per l’accesso alla dirigenza medica nel SSN. È in discussione altresì la possibilità di scelta per i nuovi iscritti al Corso, per la dipendenza o l’accreditamento. Quest’ultimo avverrà in un contesto normativo “nuovo” (monte orario diverso, prevalenza di forme aggregative, obbligo di garantire la presenza nelle Case di Comunità ecc.), tutto da definire e normare. Quali potranno essere i benefici generati da questa nuova formazione, nel nostro territorio, non è facile prevederlo. Certamente dovremmo attenderci un miglioramento dei servizi locali insieme alla riduzione del flusso emergenziale nei Presidi Ospedalieri in zona».





