di Andrea Pellegrino
Anna Scognamiglio non doveva partecipare all’udienza del processo sull’applicazione della legge Severino al governatore Vincenzo De Luca. Il giudice è stato, infatti, condannato alla censura da parte della sezione disciplinare del Csm. Secondo il Consiglio superiore della magistratura, la Scognamiglio ha violato i suoi doveri per non essersi astenuta nel processo. E’ stata invece assolta dall’accusa di aver rivelato al coniuge “notizie riservate”, che – secondo la tesi della Procura generale della Suprema Corte – Manna avrebbe poi usato “per accreditare la possibilità di condizionare le decisioni della moglie e dei giudici del tribunale in favore di de Luca, nell’intento di esercitare, tramite altre persone, pressioni sullo stesso” e “ottenere” così la nomina alla guida della Asl. Nella sua requisitoria, svolta nel corso delle scorse udienze del procedimento disciplinare, il pg di Cassazione Alfredo Viola aveva chiesto al Csm di sanzionare Scognamiglio con la perdita di anzianità di un anno, ‘condanna’ più pesante rispetto alla censura inflitta oggi alla giudice. Scognamiglio è anche imputata davanti al tribunale di Roma con l’accusa di concussione per induzione. Contro il verdetto emesso oggi dal ‘tribunale delle toghe’, la giudice potrà presentare ricorso davanti alle sezioni unite civili della Cassazione