Scala: la Sinistra torni tra la gente - Le Cronache Ultimora
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Scala: la Sinistra torni tra la gente

Scala: la Sinistra torni tra la gente

di Erika Noschese

 

 

Un libro per riunire e ricompattare la siringa. Si potrebbe riassumere così la mission di Tonino Scala, segretario regionale di Sinistra Italiana Campania che giovedì sera presenterà “Una falce, un martello, una città. 1944: Ercole Ercoli sbarca a Napoli”, un viaggio tra storia, politica e attualità.

Segretario Scala, è ormai pronto il suo ultimo libro. Si parla di storia e di attualità…

«Una falce, un martello, una città. 1944: Ercole Ercoli sbarca a Napoli,” edito ad aprile da Infiniti Mondi, non è solo una storia, un romanzo, un libro politico. È un testo che passa dal dramma all’ironia e prova a raccontare un mondo che si è disperso in tanti rivoli. Si parla di una storia che è la storia del nostro Paese. L’arrivo a Napoli di Palmiro Togliatti, alias Ercole Ercoli, nei giorni precedenti al discorso dell’11 aprile 1944, cambia per sempre la storia d’Italia: il Partito Comunista decide di sostenere il governo Badoglio. L’Italia è ancora divisa in due, con il sud liberato e il resto del Paese impegnato nella guerra di liberazione, la Resistenza partigiana. Si parla di Storia, ma anche di attualità, nel senso che proprio da quella Storia bisogna partire per ricostruire un Paese che oggi, come ieri, è sotto le macerie».

La presentazione del libro è anche l’occasione per permettere alla sinistra di ritrovarsi…

«Sì, a Salerno, grazie all’impegno del compagno De Simone e di altri compagni, è diventato un modo per tornare a parlare con un popolo che in questi anni si è disunito. Per dirla alla Paolo Sorrentino, però, intorno a quei valori mai tramontati che partono dalla giustizia sociale, abbiamo il dovere di provare a ritrovare le ragioni per tornare a parlare, confrontarsi, discutere e ricostruire un sogno collettivo. Continueremo con lo stesso format territorio per territorio».

Cosa manca secondo lei alla sinistra di oggi per essere realmente presente sul territorio?

«Fratoianni e Bonelli hanno ben compreso che per costruire una sinistra 3.0 è ncessario tenere insieme la giustizia sociale con quella ambientale. Questi due elementi sono fondamentali. Bisogna tornare a dire e fare ciò che disse Berlinguer in quell’ultimo comizio: andare strada per strada, casa per casa. È essenziale tornare a stare nelle vertenze, nei quartieri. È assurdo che, secondo i flussi elettorali, i poveri votino a destra, una destra che odia la povertà considerandola una colpa».

Crede nella possibilità di vedere insieme tante sensibilità diverse nell’ottica di un unico progetto politico?

«Credo che non si debba commettere lo stesso errore fatto dal Partito Democratico. Non servono fusioni a freddo. Servono invece alleanze omogenee su programmi ben precisi legati a diritti, ambiente e lavoro. Questo è ciò che serve e questo è ciò che dobbiamo fare».

A proposito di politica, l’autonomia differenziata è ormai legge…

«Una porcata, non una legge. Una norma che divide un Paese già di per sé diviso. Bisogna provare con tutte le nostre forze a cancellarla. Abbiamo costituito un comitato nazionale per proporre un referendum abrogativo. Trascorreremo quel che resta del mese di luglio e il mese di agosto a raccogliere firme nelle piazze, sulle spiagge e in ogni luogo. Questa legge non s’ha da fare».

Regionali, crede sia possibile una sinistra unita al centro-sinistra con l’ipotesi di terzo mandato per il presidente De Luca?

«Credo che si debba lavorare a un campo largo sulla scia di quello che stiamo provando a fare a livello nazionale. In Campania bisogna partire dal riconoscere il fallimento su tre grandi direttrici: la sanità, il governo del territorio, i beni comuni. Nel governo del territorio è inclusa anche la vicenda dei trasporti che, insieme alla sanità, rappresentano il vero disastro di De Luca. Non mi affascina il toto nomi, bisogna lavorare sulla sintesi programmatica, sulla coalizione, ma un dato è certo: si parte dalla discontinuità».

C’è la possibilità di rivederla nuovamente in campo per questa attesa competizione elettorale?

«Come ho dimostrato in questi anni, sono un dirigente politico di vecchia scuola: non esiste il progetto personale, ma quello collettivo. Decideremo insieme cosa fare».

Qual è la mission del suo libro che sarà presentato a Salerno giovedì?

«Ritrovarci intorno a una storia che è la storia di un grande partito di massa, il Pci, per valorizzare le nostre radici, le nostre lotte e scusa il gioco di parole la nostra grande storia collettiva e ripartire da lì per provare a costruire una nuova sinistra in grado di cambiare questo paese».