Di Adriano Falanga
Le elezioni comunali sono lontane, con buona probabilità gli scafatesi torneranno alle urne per scegliere la nuova amministrazione nella primavera del 2019. Con l’insediamento della commissione straordinaria a Palazzo Mayer la politica eletta è stata sospesa, con tutte le gravi conseguenze relative ad uno scioglimento per infiltrazioni camorristiche. Seppur la scena mediatica è occupata ancora dalle indagini dell’inchiesta che ha comportato il commissariamento, partiti e movimenti politici non stanno fermi. Anzi, stare lontano dai riflettori può favorire (o almeno dovrebbe farlo) un dialogo interno e la costruzione di nuovi progetti politici. Partiamo dal Partito Democratico allora. Dopo le dimissioni di giugno della segretaria Margherita Rinaldi, al circolo di via Giovanni 23° si lavoro al prossimo congresso cittadino. La partita è molto importante, perché chi prenderà le redini in mano della sezione cittadina sarà chiamato a farlo fino alle amministrative, passando per le politiche 2018. Compito non facile, considerato l’alto tasso di “litigiosità” che alimenta il partito negli ultimi anni. Oggi si paga ancora il dazio per non aver presentato un proprio candidato alle elezioni regionali del 2015. Un’occasione persa, che avrebbe potuto “misurare” su scala provinciale e regionale la forza dem scafatese. Hanno preferito dividersi e oggi, non è forse un caso se il governatore Enzo De Luca non è mai stato a Scafati sia prima che dopo la sua elezione. E Scafati ha bisogno di un rapporto con la Regione come un diabetico con la sua insulina. Passano da Palazzo Santa Lucia le risposte ai principali temi che attanagliano la città dell’agro: ambiente, sanità, fiume Sarno. Ma oltre un comunicato stampa sulla firma del nuovo accordo di programma non si è visto e saputo nulla. Un accordo che va a finanziare opere già completate o interrotte, tutte progettate dall’amministrazione Aliberti. Il congresso cittadino necessita quindi di un forte segnale di unità e condivisione di intenti.
Arrivare ad un congresso unitario è fondamentale, come fondamentale è trovare il giusto segretario che riesca a far sintesi interna e rendere appetibile il partito all’esterno. Pare che la convergenza stiano portando alla scelta di Michele Grimaldi, ex leader dei Giovani Democratici. Grimaldi, nonostante la giovane età, ha alle spalle una forte esperienza di partito, ha capacità di aggregazione e dopo l’esperienza da consigliere comunale ha assunto un carattere più “moderato”, così da piacere anche all’area ex democristiana del partito. Quanto ai possibili aspiranti alla poltrona di primo cittadino, spicca su tutti Marco Cucurachi, che neanche lo ha mai nascosto. A guardare alla poltrona che fu di Aliberti c’è anche Michele Marano, noto imprenditore scafatese e già sponsor dell’ex sindaco Francesco Bottoni. Potrebbe inserirsi nella partita, in prospettiva primarie, anche Gennaro Velardo, il cui nome è stato ad un passo dall’essere candidato alle regionali scorse. Il già due volte sindaco Nicola Pesce potrebbe avere anche il sostegno di Art.1-Mdp mentre in quota rosa potrebbe spuntare Margherita Rinaldi, che pure ha ben lavorato alla guida del partito, fino ad essere eletta in Assemblea Nazionale. Tutte ipotesi che avranno maggiori certezze soltanto dopo le elezioni politiche in programma la prossima primavera.
CENTRODESTRA DIVISO
Il centrodestra attualmente a Scafati non ha più un partito di riferimento. E non è detto possa essere un male, visti i trascorsi. Si parte dalle macerie dello scioglimento, con due correnti contrapposte, l’una facente capo a Pasquale Aliberti, l’altra che raccoglie tutto il resto. Gli alibertiani per forza di cose non potranno contare (salvo colpi di scena giudiziari) in una candidatura diretta proveniente dalla famiglia Aliberti. Monica Paolino terminerà il mandato regionale nel 2020, mentre tra le fila dei fedelissimi, l’inchiesta Sarastra ha bruciato il nome di Giancarlo Fele, unico capace di fare sintesi dopo Aliberti, durante l’esperienza amministrativa. Restando dentro l’ex maggioranza consiliare, Brigida Marra o Annalisa Pisacane potrebbero segnare la continuità alibertiana. Ma sono solo mere ipotesi, tutte legate agli sviluppi dell’inchiesta giudiziaria. L’altra corrente di centrodestra potrebbe far capo all’ex presidente del consiglio comunale Pasquale Coppola, ma quest’ultimo al momento ha assunto un profilo basso, non certo da leader politico. Coppola potrebbe sintetizzare un paio di liste, assieme all’amico di sempre Pasquale Vitiello, all’ex vicesindaco Giacinto Grandito, e qualche ex alibertiano in crisi di identità. Una candidatura più “partitica” potrebbe essere quella di Cristoforo Salvati, che nel 2019 andrebbe a ritentare il grande salto. Al momento però il medico scafatese deve prima trovare l’unità nel suo schieramento. Con lui in Fratelli d’Italia anche Mario Santocchio e Angelo Matrone. Il primo pare guardare ad una coalizione di moderati, molto allargata e di stampo civico, seppur avendo espresso gradimento per Pasquale Coppola. Angelo Matrone è invece determinato a giocarsi la partita da protagonista, almeno al primo turno. Poi ci sono gli “ex”. Su tutti Luca Celiberti, che punta a guidare Forza Italia a Scafati, sponsorizzando la candidatura di Filippo Accardi, già assessore con Aliberti.
GLI ALTRI
Se il centrodestra, monco di Pasquale Aliberti, è ancora alla ricerca di un leader, la sinistra può vantare di tutta una serie di realtà ben organizzate e piuttosto attive. Articolo Uno-Mdp non è ancora “sposato” con il Pd, e non è detto possa diventarlo, visto il lavoro che il segretario Mirko Secondulfo sta realizzando. Certo, molto dipende dagli esiti delle elezioni politiche, ma l’ambizione è di esprimere un proprio candidato, da mettere magari sulla bilancia delle primarie. Un nome su tutti: Ignazio Tafuro. Nell’attivismo di sinistra impossibile non citare Francesco Carotenuto. Alla guida di Scafati Arancione (corrente vicina al sindaco di Napoli Luigi De Magistris) Carotenuto potrebbe e meriterebbe più spazio, in una forza politica di maggiore spessore. Carotenuto dalla sua ha la capacità di saper aggregare giovani, e formare una lista elettorale non di poco valore. C’è poi il M5S, in città rappresentato da Scafati in Movimento. I militanti sono stati vera spina nel fianco dell’amministrazione sciolta, a differenza dei meet up del comprensorio, da queste parti si è andati oltre i gazebo e l’eco degli slogan romani. Ai grillini va riconosciuto il merito di essere stati costantemente attivi, con o senza amministrazione comunale. Però per le elezioni comunali bisogna uscire dalla mentalità dell’attivismo e cominciare a mettere le basi di un vero progetto programmatico, che sintetizzi non solo giovani militanti, ma anche personalità provenienti dall’esterno del Movimento. L’uno vale uno in fase elettorale serve a poco, se non a creare divisioni. Il M5S deve esprimere un leader, che possa essere espressione sintetica e concreta dell’attività politica da anni portata avanti dal meet up in città. E chissà che non esca da queste fila un candidato rosa.