Di Adriano Falanga
Sono giorni intensi e frenetici questi per la commissione straordinaria. Difficile poter avere notizie in merito a quanto accade in città, difficile anche per gli stessi dirigenti riuscire a confrontarsi con loro. Chiusi in quella che è la stanza del sindaco, la prefetto Gerardina Basilicata, la vice prefetto Maria De Angelis e il funzionario Augusto Polito, in coordinamento con i sovraordinati mandati dalla Prefettura, stanno cercando di sbrogliare una lunga matassa amministrativa dove lo scioglimento dell’Ente è responsabile solo in minima parte. Lo spettro del dissesto finanziario, ad esempio, è conseguenza di una crisi economica derivata da una non oculata e parsimoniosa gestione della macchina amministrativa. Progetti falliti, partecipate mediocremente amministrate, bilanci non sempre fedeli alla reale situazione economica dell’Ente, hanno portato il Comune di Scafati sull’orlo del fallimento. Sono in tre i commissari, e da soli devono assolvere ai compiti di sindaco, Giunta e Consiglio comunale. In assenza di notizie ufficiali, a parlare sono fonti ufficiose. E’ ufficioso ad esempio il dato Geset, che quantifica in appena il 50% la percentuale di bollette Tari al 2016, mentre è del 60% quella del 2015. Significa che la metà degli scafatesi non ha assolto al proprio compito di contribuente e quindi, il Comune incassa solo la metà di quanto previsto dal Piano Economico Finanziario dell’Acse. Un documento che raccoglie l’intero costo (da coprire appunto con il gettito Tari) del ciclo rifiuti: raccolta e smaltimento. Tempi difficili, e lo specchio delle strade cittadine oggi ne è fedele testimone. In un clima simile, diventa difficile anche garantire i servizi essenziali, come la manutenzione, i servizi sociali, il verde e illuminazione pubblica. Restando in casa Geset, non sono rassicuranti neanche i dati relativi alla riscossione dei primi mesi 2017. Colpa della rottamazione delle cartelle probabilmente, ma non è così. Diversamente dalle aspettative, e dal clamore avuto alla vigilia, sono solo 450 le istanze presentate per la rottamazione delle cartelle. Tutto questo contribuisce alla mancanza di liquidità dell’Ente, che di contro è costretto a rinviare i pagamenti dei fornitori, con tempi medi di pagamento stimati oggi in un anno. Segnali questi assolutamente non incoraggianti, che aprono appunto le porte al dissesto.
SERVIZI BLOCCATI E TASSE AL MASSIMO: ECCO IL DISSESTO
L’art. 244 del Testo Unico sull’ordinamento locale stabilisce che si ha dissesto finanziario quando un ente non è più in grado di assolvere alle “ordinarie” funzioni ed ai servizi definiti indispensabili, quando nei confronti dell’Ente esistono crediti di terzi ai quali non si riesce a far fronte con il mezzo ordinario del riequilibrio di bilancio né con lo strumento straordinario del debito fuori bilancio. L’Ente dissestato è tenuto ad approvare un nuovo bilancio, basato principalmente sull’elevazione delle proprie entrate al livello massimo consentito dalla legge, vale a dire che tutte le tasse comunali saranno aumentate fino ad arrivare al tetto massimo consentito dalla legge. Viene rivista la pianta organica del personale dipendente, con un forte taglio ai contratti a tempo determinato. Le conseguenze sugli amministratori sono limitate a quelli che la Corte dei conti ha individuato come i responsabili del dissesto imputando loro i danni per dolo o colpa grave, nei cinque anni precedenti il verificarsi del dissesto finanziario. Le conseguenze sui creditori riguardano i rapporti obbligatori rientranti nella competenza dell’organo straordinario di liquidazione e consistono nella cristallizzazione dei debiti, che non producono più interessi né sono soggetti a rivalutazione monetaria, nonché nell’estinzione delle procedure esecutive in corso, con conseguente inefficacia dei pignoramenti eventualmente eseguiti, e nell’impossibilità di intraprendere o proseguire azioni esecutive nei confronti dell’ente. Tagli anche ai servizi a domanda individuale, quali mense, buoni libro.
IL PD: PREOCCUPATI, VOGLIAMO CAPIRE BENE
Hanno chiesto un incontro con la triade commissariale i rappresentanti del Partito Democratico. <<Siamo seriamente allarmati dalle notizie degli ultimi giorni secondo cui il monte debiti accumulato dal Comune di Scafati sfiorerebbe 30 milioni di euro. Se ciò fosse vero e la Commissione dovesse dichiarare lo stato di dissesto, come pare inevitabile, ciò significherebbe il blocco totale di ogni progetto o attività che va oltre i servizi essenziali, e livelli massimi di tassazione per i cittadini>>. Occorre fare chiarezza, anche per scongiurare (forse con ritardo) un allarmismo superfluo. <<Neppure quando abbiamo denunciato ripetutamente il fallimento politico della vecchia Amministrazione immaginavamo un disastro di simili proporzioni. Vogliamo capire quanto c’è di vero, se è ancora possibile un piano di rientro, altrimenti ogni proposta nell’interesse della città è destinata a cadere nel vuoto per mancanza di copertura finanziaria – si legge nella nota stampa del locale circolo – Siamo anche preoccupati per l’allarme sicurezza in città, che nelle ultime settimane ha subito un’impennata: furti in abitazioni, in esercizi commerciali che già combattono una crisi economica difficile. Continuiamo a chiedere la convocazione del Comitato Provinciale di Ordine Pubblico e Sicurezza e ogni misura utile perché, almeno sotto questo aspetto, i cittadini devono potersi sentire sicuri nelle loro case e nei loro negozi. Ancora, i disagi legati ad un servizio raccolta rifiuti totalmente insufficiente e inadeguato; disagi che rischiano, con l’arrivo del caldo, di degenerare in un rischio serio per la salute dei cittadini>>