Di Adriano Falanga
A Scafati le nomine dei nuovi cda delle partecipate assomigliano sempre più al gioco delle tre carte, e la triade commissariale non sa dove e come puntare. La gaffe su Filippo Maraniello all’Acse resta ancora sospesa in attesa di delucidazioni, e nel frattempo arriva il secondo scivolone dalla Scafati Sviluppo. Voci ufficiose vogliono il neo presidente Vincenzo Cucco seriamente intenzionato a rifiutare l’incarico, avuto appena il 14 marzo. L’esperto commercialista di origini casertane avrebbe comunicato ai commissari Basilicata, De Angelis e Polito la sua volontà di fare un passo indietro. Non sono noti i motivi, ma del resto, appaiono certamente comprensibili. Cucco è un professionista molto referenziato, e la Stu scafatese è ad un passo dal fallimento. Salvare il progetto Ex Copmes è impresa miracolosa e un fallimento potrebbe inficiare il ricco curriculum del commercialista. Cucco è bravo nei numeri, non nei miracoli. La decisione sarebbe stata comunicata al prefetto Gerardina Basilicata giovedi pomeriggio, a seguito della prima udienza per l’istanza di fallimento a carico della Scafati Sviluppo, tenuta la mattina al Tribuna di Nocera Inferiore. L’udienza è stata rinviata al giorno 24 marzo, per permettere alla società di costituirsi in giudizio. Il debito per cui un ex revisore dei conti ha promosso l’istanza fallimentare ammonta sui 40 mila euro, ma sorpresa negativa è stato l’accodarsi di altri creditori all’istanza. Sono soprattutto i promissari acquirenti del lotto A che hanno anticipato caparra per dei capannoni che non saranno più realizzati, dopo che la Banca concessionaria del mutuo ha ridimensionato il finanziamento. Contrariamente a quanto sostiene l’ex primo cittadino, il debito totale della Scafati Sviluppo, o meglio la somma complessiva dovuta ad ex e attuali consulenti, componenti cda, promissari acquirenti e soprattutto alla banca, si aggira sui 2 milioni di euro. Una somma che la Scafati Sviluppo non potrà mai avere in cassa, in quanto non ha altre commesse e possibilità di nuove entrate. E neanche il socio unico, cioè il Comune di Scafati, può accollarsi la spesa. L’istanza di fallimento, tra l’ex revisore contabile e i nuovi creditori aderenti, si aggira sui 200 mila euro. Una situazione finanziaria aggravata anche dalle indagini dell’antimafia, in quanto nel progetto di riqualificazione dell’area che fu della storica Alcatel Cavi ci sarebbe stata l’infiltrazione del clan dei casalesi. Un quadro decisamente critico, che ha provocato la desistenza di Cucco. La patata bollente ritorna tra le mani della commissione straordinaria, che pure ha mostrato e continua a mostrare scarsa dimestichezza con nomine e procedure. Non solo, considerato il difficile quadro gestionale ed economico della Scafati Sviluppo, ci si chiede perché i commissari abbiano optato per un nuovo cda a tre componenti, contribuendo quindi a far lievitare il debito accumulato (perché altrimenti come saranno pagati i tre professionisti?) e non abbiano considerato l’opportunità di nominare un commissario liquidare e portare la Stu alla chiusura programmata. Intanto, si studiano le azioni per far fronte al complesso debito accumulato. La sola BNL vanta circa un milione di euro di credito. Una possibile soluzione potrebbe essere la vendita di parte del patrimonio immobiliare, la Stu detiene infatti l’intera area di circa 130 mila mq, mentre la parte interessata dal progetto (e su cui grava l’ipoteca bancaria) è di circa 90 mila euro. Volendo anche svendere i suoli, senza capannoni, si potrebbe ricavare quanto basta per archiviare definitivamente il progetto voluto dall’ex amministrazione Aliberti. Resterebbe il fallimento politico dell’operazione, che assieme al Polo Scolastico rappresentava il fiore all’occhiello delle “grandi opere” di Pasquale Aliberti. Politicamente è già avviata la campagna al “rimbalzo” sulle responsabilità, ma nella sostanza sarà il Tribunale (sia per il Polo che per l’ex Copmes) a ristabilire la verità. Si spera al più presto.
ALIBERTI: “colpa dell’uomo nero”
<<L’obbiettivo del politico dei centri commerciali, quello che ragionava dei suoi affari con i casalesi (vedi inchiesta “Il Principe e la ballerina”), si sta per realizzare>>. Pasquale Aliberti torna a parlare (o meglio, a scrivere su Facebook) di Ex Copmes e insiste nel puntare l’indice contro Mario Santocchio. <<Ecco perché solo ieri eravamo già preoccupati per la nomina dei commissari, sicuramente inconsapevole, della dottoressa Ariano nel CdA della Scafati Sviluppo. Ariano, sicuramente ottima commercialista è, stranamente, figlia di quel vecchio super Dirigente all’urbanistica, sponsorizzato allora dal politico arrabbiato, è stato già Dirigente agli Iacp nel periodo in cui il suocero del politico, ne era, guarda caso, presidente. Proprio Ariano è il tecnico con cui si inizia la procedura per trasformare un terreno agricolo in centro Commerciale>>. Antonio Ariano è stato dirigente dell’area Urbanistica nel biennio 2009-2010. <<Un area del valore di milioni di euro, di proprietà del Comune, può fallire per 40 mila euro? A chi giova? Chi festeggerà nelle prossime ore? Sicuramente non brinderanno gli imprenditori seri che hanno avuto il coraggio di investire, con i propri soldi, nell’acquisto dei capannoni – incalza Aliberti – Sicuramente non resteranno dispiaciuti gli imprenditori alla Artioli, il politico del Centro Commerciale e qualche Dirigente che ho letto si è sentito minacciato quando, per andare incontro alle difficoltà della Scafati Sviluppo (società del Comune), gli abbiamo chiesto la possibilità di un prestito di 500 mila euro in parte restituito>>. Il dirigente “minacciato” è il ragioniere capo Giacomo Cacchione, testimone chiave nell’inchiesta che vede Aliberti coinvolto. <<Minacciato? Per trasferire i fondi ad alla stessa società del Comune? Che strano paese è l’Italia. Tra ignavi, irriconoscenti, incapaci, disattenti e uomini di passione, questa volta davvero c’è il rischio che l’abbia vinta l’uomo nero>> chiosa l’ex sindaco. Dal canto suo Mario Santocchio non si sbottona: <<Io non mi occupo di nomine, parla sempre chi dovrebbe tacere. Il problema ormai è di competenza di uno psicologo o di uno psichiatra>>