Scafati. Passata la festa, si torna alla politica. Domani voto al bilancio, Aliberti cerca voti - Le Cronache
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Scafati. Passata la festa, si torna alla politica. Domani voto al bilancio, Aliberti cerca voti

Scafati. Passata la festa, si torna alla politica. Domani voto al bilancio, Aliberti cerca voti

Di Adriano Falanga

La fine della festa Patronale coincide con il ritorno alla quotidianità per gli scafatesi. E con essa, ritorna anche la discussione politica. Dunque, dove eravamo rimasti? Alle dimissioni di Alfonso Carotenuto da presidente della commissione Lavori Pubblici, e alla sua dichiarazione di passaggio in minoranza. Una brutta tegola sulla testa di Pasquale Aliberti, che vanifica tutto il lavoro di “mediazione” che ha portato all’inciucio con il Cotucit di Michele Raviotta e Filippo Quartucci. Non bastano i voti dei due ex di opposizione per garantire il proseguo della consiliatura. Il 16 giugno il Bilancio passò grazie ai 13 voti raggiunti per il rotto della cuffia, compreso lo stesso voto del sindaco. Questo significa che il passaggio di Raviotta in maggioranza garantisce solo 12 dei 13 voti necessari. L’addio di Alfonso Carotenuto può segnare anche l’addio anticipato alla seco0nda consiliatura targata Aliberti. E questo capita nel periodo più difficile e buio non solo del primo cittadino, ma della stessa città di Scafati, ad oltre venti anni dallo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni camorristiche. Aliberti in questi giorni di festa ha voluto restare con la sua famiglia, prendendo parte alla sola messa del Lunedi con il Vescovo, monsignor Beniamino Depalma, e alla processione per il centro storico al seguito di Maria delle Vergini. “La mia attività politica è cresciuta all’ombra di Maria” disse il sindaco in occasione della tradizionale visita che l’immagine della Madonna fa alla Casa Comunale. Aliberti lo raccontano essere sereno sul piano giudiziario, la sue “fede” nella magistratura è pari quasi a quella in Maria Santissima. Meno però sull’aspetto politico, anche se indiscrezioni lo vogliono oramai rassegnato, quasi certo di non trovare quei voti necessari per arrivare fino al 2018. Carotenuto è partito per le ferie, difficilmente sarà presente domani sera, mentre Identità Scafatese è decisa a tenere ferma la sua posizione e non votare il bilancio. Aliberti questo lo sa, e neanche insite più di tanto a cercare nuovi accordi, sarebbe solo un inutile tentativo di prolungare l’agonia di un’amministrazione oramai al tramonto. Eppure, in questa profonda frattura tra le fila della maggioranza poco c’entrano le vicende giudiziarie. Ad incrinarsi sono stati in primis i rapporti umani tra alcuni ex colleghi, forse inaspriti anche dalla nascita di due blocchi contrapporti: fedelissimi contro autonomi. Uno scontro cresciuto nel tempo, la cui origine affonda le radici nella triste pagina rappresentata dal tentativo, fallito, di decadere per un terzo mandato. Ed è questa la colpa maggiore del primo cittadino. Non aver evitato lo scontro tra i suoi ma anzi, l’averlo favorito non frenando la nascita degli “ultras”, che non si sono mai risparmiate reciproche e velenose accuse. Oggi restano i cocci, ma risultano scarsi i tentativi di metterli assieme. Il primo mediatore, il vice sindaco Giancarlo Fele, è in ferie. C’è ansia e preoccupazione in città, e questa si respira tra i corridoi di Palazzo Mayer. Il confine con la querelle giudiziaria dovrebbe essere lontano, distinto e distante dall’attività politica. Ma nella sostanza è tutto molto flebile e sottile. I confini sono combacianti, e l’eco delle dichiarazioni del pentito Alfonso Loreto, avvalorate da diversi testimoni, influenzano gli umori del palazzo il cui destino sembra irrimediabilmente compromesso. “E’ corruzione elettorale”, questo passaggio del Gip Donatella Mancini può palesare ottimismo negli indagati, ma segna comunque la condanna a morte dell’amministrazione comunale. E’ il riconoscimento della commistione tra politica e clan, tra clan e imprenditoria, tra clan e appalti pubblici. La veridicità e gravità delle accuse saranno accertate dalla Magistratura, fatto sta che l’influenza del clan su Palazzo Mayer e l’indotto che ruota attorno ad esso sembra essere accertata. Lo testimoniano i contatti, anche senza evidenza di reato, che i Ridosso avevano con gli esponenti politici. “Passiamo in maggioranza perché il commissariamento avrebbe fatto male alla città” dichiarò Michele Raviotta in consiglio comunale, a questo punto la domanda potrebbe anche cambiare: “ma il commissariamento, è davvero il male minore?”

LE ALIBERTIANE BLINDANO IL SINDACO E ZITTISCONO IL PD

1-formisano-marra--292x300Da Palazzo Mayer nessuna nota ufficiale, come continua a restare in silenzio Roberto Barchiesi, entrato in un secondo momento nell’inchiesta ma a pieno titolo, avendo avuto un ruolo importante nel patto elettorale Aliberti-Ridosso, secondo le testimonianze del pentito e di alcuni teste fino ad oggi ascoltati dalla Procura Antimafia. Come sempre più spesso capita, al social network Facebook vengono riservati i pensieri personali. “Le grandi ‪‎verità iniziano come calunnie, bestemmie o maldicenze. Poi però, quando le si conoscono fino in fondo, possono anche rendere voi altri ‪folli – scrive Pasquale Aliberti sulla sua pagina – Cambia finalmente la ‪‎prospettiva, si vede la ‪‎luce ma le persone che ci ‪vogliono bene sono restate sempre lì, al proprio posto. ‪Grazie di cuore”. Insomma, il rigetto degli arresti appare come un primo segnale positivo, nonostante la motivazione del gip Mancini sia tutt’altro che a favore. “Capisco il rammarico e la delusione di coloro che in questi mesi hanno postato il borsone da viaggio. Dopo undici lunghi mesi la verità inizia a prendere forma”, è la positiva visione di Brigida Marra, la pasionaria alibertiana, che con Teresa Formisano e Carmela Berritto non ha mai prestato le spalle al loro leader. “Aliberti è smentito dal Gip. L’inchiesta dimostra in modo inequivocabile che l’Aliberti che parla è diverso da quello che opera – dall’opposizione Mario Santocchio – un uomo senza scrupoli disposto a tutto per il potere. Gli rinnoviamo la richiesta di dimissioni”. E il Pd fa appello al Prefetto, in vista del voto consiliare di mercoledì sera, minacciando addirittura di non prendere parte alla seduta. La replica arriva da Teresa Formisano: “Sono sconcertata dall’atteggiamento assunto da alcuni consiglieri di opposizione che si permettono di giudicare, accusare e dare sentenze al posto di chi di dovere. Da loro in questi anni non mi sembra di aver sentito proposte per la Città, l’unica loro preoccupazione è sempre stata quella di mandare a casa Pasquale Aliberti”. Non usa mezze misure la forzista: “La violenza verbale usata in una fase delicata per la vita di persone e famiglie oneste dimostra tutta la loro aggressività e odio nei confronti del Sindaco oltre che un certo infantilismo da social network. E loro sarebbero l’alternativa? Farebbero bene in questa fase fare silenzio, lasciare che le indagini vadano avanti e che la magistratura, organo competente, faccia il suo dovere. Che fine ha fatto il loro essere garantisti? Ah già, è a convenienza” la stoccata della Formisano.

SIM: “BORRIELLO? ALTRA YES WOMAN”

1-dalila borriello“Mercoledì prossimo ci sarà la seduta di consiglio comunale, all’ordine del giorno c’è l’entrata del neo consigliere Dalila Borriello al posto di De Quattro; che non mantenendo l’impegno preso con gli elettori nel 2013 ha lasciato l’assise in cambio della poltrona al cfi”. Scafati in Movimento punta la lente d’ingrandimento sulla surroga della new entry Borriello, dandola il “benvenuto” in stile cinque stelle: “A Scafati non esiste solo lo scambio di voti ma anche lo scambio di poltrone, il nostro primo cittadino in questo è maestro. Una yes woman al posto di uno yes man”. Un attacco frontale quello degli attivisti: “Non possiamo non definirli così. Perché altrimenti il Sindaco Aliberti non avrebbe mai permesso a De Quattro di andare al Consorzio delle Farmacie. Il sindaco è sicuro di poter contare sulla new entry altrimenti avrebbe adottato la strategia seguita per Casciello: non farlo assessore ordinandogli di non muoversi dal consiglio comunale, per non far entrare la mente pensante, l’ex assessore Giacinto Grandito”. Non manca una pesante stoccata all’indirizzo della giovane candidata in lista Aliberti Sindaco: “La Borriello entra ed accetta di sedere in una coalizione su cui pendono gravi accuse e che, come si evince dalle indagini, dalle dichiarazioni dei pentiti e da quelle degli imprenditori, risulta essere vincente con il supporto dei voti del clan Ridosso-Loreto. Entrare e beneficiare di un posto in una assise in virtù di un quorum raggiunto con i voti della camorra è fuori da ogni logica per chi intende la politica come esempio di onestà e legalità”.