Di Adriano Falanga
<<Questa è la casa che ho ereditato da mio padre. Ha lavorato 50 anni, morendo letteralmente sul posto di lavoro, pur di riuscire a darmi una casa. Ma la situazione è insostenibile. Andiamo via da Scafati>>. Anna è nata a Scafati, sposata con un uomo di Angri, due figli sotto i dieci anni. Siamo a pochi metri da piazza Garibaldi, dal balcone si vede il rio Sguazzatoio. <<E’ pieno giorno, e già si sente la puzza. Ogni anno la stessa storia, uno scempio che si consuma ripetutamente sotto gli occhi di tutti, delle Istituzioni, delle forze dell’ordine, delle associazioni, degli ambientalisti, e dei cittadini oramai assuefatti. Ma ci si può mai assuefare a questo schifo?>>. Agosto salute mia non ti conosco, la gente va al mare, e gli sciacalli ne approfittano per sversare migliaia e migliaia di litri di sostanze nocive nel fiume Sarno, passando soprattutto per i suoi affluenti. Si cerca di far ricadere la colpa sulle industrie conserviere, perché questo è il periodo della lavorazione stagionale, ma dentro il fiume ci finisce di tutto. A monte le acque raccolgono i metalli pesanti provenienti dalle concerie di Solofra, che oramai hanno distrutto tutta la fauna del corso d’acqua, rendendola tossica e ad alto rischio malattie. Ma nei 24 km della sua estensione a sversare illegalmente sono, oltre agli scarichi abusivi civili e agricoli, anche aziende che nel loro processo produttivo adoperano acqua. Sotto accusa anche le aziende di raccolta e trasporto reflui, che per contenere i costi sversano nottetempo il contenuto delle loro cisterne, frutto degli espurghi civili ed industriali fatti durante il giorno.
Sarebbe questa una delle ragioni per cui con l’imbrunire a Scafati cala il coprifuoco, rendendo agli scafatesi impossibile tenere le finestre aperte. <<Abbiamo dovuto installare climatizzatori in ogni ambiente – continua Anna – ma questo serve solo ad attenuare il problema. Mia figlia piccola soffre d’asma e mio marito è molto insofferente, perché si vede limitato nella sua libertà personale, di decidere se dormire con finestre aperte o meno>>. Hanno messo in vendita l’appartamento, l’intenzione è di trasferirsi nella vicina Angri, città di origine del marito. Operazione non facile, soprattutto in estate. <<Chiunque è venuto fino ad oggi a vedere la casa è rimasto scioccato dalle esalazioni provenienti dal fiume. E tutti hanno rifiutato anche di fare un’offerta. Hanno paura per la loro salute. Non vogliono spendere i frutti dei loro sacrifici per respirare veleno>>. Del resto, è la stessa ragione per cui la famiglia ha deciso di andare via. L’appartamento, comprato 15 anni fa a 220 mila euro, oggi è stato messo in vendita a 170 mila. <<Cinquantamila euro in meno, e nonostante tutto, non troviamo acquirenti. Siamo stanchi, abbandonati e non tutelati>>
ANDREA: “vado via anche io da Cappelle”
In inverno le esalazioni della Helios, in estate il Sarno, in entrambe le stagioni i miasmi del canale San Tommaso. <<Lavoro a Salerno, e i miei colleghi oramai l’hanno imparato tutti “Scafati città della puzza”. E’ così che descrivono la mia città>>. Andrea è un impiegato 40 enne. Vive in località Cappelle, in una casa di proprietà della moglie, ereditata dai suoceri. La decisione di andare via dopo che più di un familiare si è ammalato di patologie oncologiche. Forse un caso, ma avendo figli ancora piccoli, prevenire è meglio che curare. <<Ogni battaglia si è rivelata inutile, adesso tutti a protestare, ma tra un mese, che la puzza sarà finita o almeno tollerabile, nessuno si ricorderà più del problema, che con o senza puzza resta assolutamente vivo e vegeto – continua Andrea – abbiamo così deciso di vendere casa. Volevamo semplicemente affittarla in un primo momento, ma la mancanza di acquirenti ci ha convinti di vendere>>. E anche qui il prezzo è basso, fuori mercato, rispetto alla media. <<Perché la puzza scoraggia gli interessati, siamo stati costretti a svendere per rendere più appetibile la casa, ma ad oggi, dopo quasi quattro mesi, decine di contatti ma zero proposte>>. Nessuno vuole venire a Cappelle, perché investire soldi, tanti soldi, in una zona ad alto rischio ambientale? <<Ciò che mi fa rabbia, è che a Scafati non esistono associazioni ambientaliste che possano seguire direttamente la problematica. Ci sfoghiamo su internet, chiamiamo i Noe, i programmi televisivi nazionali ma non esiste un’associazione che decida di agire legalmente, di fare causa, di denunciare tutto e tutti, per il grave e persistente inquinamento di aria e acqua. La politica poi, letteralmente scomparsa. La questione ambientale non può essere solo tema da campagna elettorale>> conclude un arrabbiato Andrea.
LO SFOGO: TUTTI RESPONSABILI.
<<Questi liquami non derivano dal pomodoro. Nei canali del Sarno ci scaricano di tutto! Pensate che un’azienda di autotrasporti situata vicino a un canale ha 20 autocisterne per trasporto liquami! A Nessuno dei preposti viene la voglia di controllare e sorvegliare?>> In questi giorni i social network sono diventati monotematici. Oltre alla spazzatura non raccolta, il tema è sempre lo stesso: l’aria irrespirabile impregnata dei miasmi del Sarno. Un commento però racchiude bene la sintesi degli umori degli scafatesi, e lo scrive Luigi, sul gruppo “Sei di Scafati Se”. <<Care autorità verrà il giorno in cui il cittadino denuncerà! Ma attenti, rischierete di essere denunciate anche voi per omissione di controllo! Lei Commissario, Lei Comandante dei vigili, Lei Comandante dei Carabinieri! (State proprio su uno dei canali in questione), Lei Funzionario ARPAC che è spesso in zona per controllare, appunto, le aziende, Lei direttore della Gori distratto dalla emergenza idrica, Voi politici di Scafati a cui sta tanto a cuore, forse, il nostro territorio (nostro! non vostro!) perché voi in realtà amate solo gli affari>>. Ad essere diventato poi virale in questi giorni è un video in cui è ripreso un tratto del controfosso destro, canale che proveniente da San Marzano passa per via Terze sfociando poi nel Sarno. Taglia in due la fertile campagna che lo circonda. Immagini eloquenti, contadini intenti a lavorare i campi coltivati, che confinano direttamente sugli argini del canale, mentre scorre in esso una sostanza biancastra, densa, e la puzza è simile a quella di fognatura. Un pericolo per le coltivazioni, e nessuno ancora è in grado di dare rassicurazioni. O anche solo spiegazioni.