Di Adriano Falanga
Niente consiglio comunale, poche e mirate le Giunte, ancora in alto mare le nomine e nulla di definitivo per quanto riguarda la programmazione delle nuove opere da realizzare con i fondi europei. A Palazzo Mayer si respira un’aria di attesa, la sensazione è che gli uffici procedano con il freno a mano tirato. Probabilmente una semplice opinione di chi scrive, fatto sta che tutto sembra essersi limitato alla ordinaria amministrazione. C’è silenzio sulle grandi opere, presenti e future, e argomenti quali il Pip, il Puc e la riqualificazione urbana sembrano essere finiti in un angolo. Il primo cittadino appare preoccupato, almeno stando a quello che raccontano i suoi consiglieri comunali. Doveva tenersi un consiglio comunale subito dopo l’Epifania, dove Aliberti avrebbe presentato la nuova Giunta e messo ai voti una fiducia nei suoi riguardi a mezzo approvazione di un nuovo documento programmatico. Una “resa dei conti” annunciata e mai attuata. Da Gennaio ad oggi si sono tenute riunioni settimanali con al centro più che altro le manovre politiche in seno alla maggioranza. Archiviata la fase rimodulazione Giunta, è stata avviata e conclusa anche la fase deleghe ai consiglieri ma nonostante la firma dei decreti sia avvenuta a metà febbraio, ad oggi ancora non sono stati pubblicati sull’albo on line del Comune. Questo alimenta un clima di incertezza tra le fila degli alibertiani, che faticano a capire cosa abbia eventualmente in mente il loro leader. Inoltre, le presenze del sindaco alle riunioni di maggioranza sono sempre più risicate e sporadiche.
Sul tavolo ancora le nomine del nuovo direttore e del cda di Scafati Solidale, del responsabile Avvocatura e dei componenti del Nucleo di Valutazione e del Controllo di Gestione. Per ognuna di queste posizioni è stata aperta una manifestazione d’interesse, tramite presentazione di curriculum indirizzati al primo cittadino, tutte concluse il 22 febbraio. Ufficiosamente le nomine sono frutto di una discussione di maggioranza, ufficialmente conseguenza delle valutazioni del sindaco dei curricula presentati. L’incertezza regna anche sulla delibera dell’Anac del dicembre scorso, quando il presidente Raffaele Cantone dichiarò incompatibile le nomine di Andrea Granata e Mario Ametrano, rispettivamente presidente della Scafati Solidale e amministratore delegato della Scafati Sviluppo. Non è noto se il responsabile dell’anticorruzione di Palazzo Mayer, il dirigente Giacomo Cacchione, abbia dato seguito a quanto impostogli dall’autorità nazionale anti corruzione, e quindi non si capisce se queste nomine siano state effettivamente revocate o meno. Unica certezza, è la relazione che Cacchione avrebbe trasmesso, già nel gennaio scorso, all’Anac. Nel documento si chiariva il ruolo di Ametrano nella società di trasformazione urbana con socio unico il Comune di Scafati, che porta avanti il progetto di riqualificazione dell’area Ex Copmes. Cacchione avrebbe spiegato a Cantone perché l’a.d. dovrebbe restare al suo posto, e ciò in virtù dei poteri gestionali che concede lo statuto della società, di fatto in capo al presidente e non all’amministratore delegato. A chiedere a Giacomo Cacchione di eseguire quanto imposto dall’Anac è il consigliere di Fratelli D’Italia Mario Santocchio, autore della segnalazione. “Aliberti compra il consenso politico suo e della moglie con queste nomine illegittime – poi, quasi a profetizzare – e molto altro deve ancora venire”.
E SFIDA L'OPPOSIZIONE: "BEN VENGA LA COMMISSIONE D'ACCESSO"
“Nutro una incrollabile fiducia nei magistrati che stanno indagando su di me e sulla mia amministrazione; attenderò con la stessa serenità anche una eventuale commissione d'accesso chiesta palesemente dai miei oppositori”. Pasquale Aliberti non smentisce l’imminente arrivo di una commissione d’accesso a Palazzo Mayer, ma si dichiara sereno nel caso questa possa insediarsi. Punta però l’indice contro i suoi nemici: “Contro gli speculatori a cui non ho fatto edificare centri commerciali solo per salvaguardare il commercio della mia città, contro quelli che volevano continuare a fare del comune il loro centro di arricchimento, con incarichi legali milionari non dovuti, contro quelli che hanno denunciato persino me e i miei genitori per abusi edilizi, applicando una doppia morale ed una diversa valutazione per le loro case ed i loro abusi – l’autodifesa del primo cittadino – contro tutti questi diffamatori che, pur bocciati costantemente dai cittadini al voto cercano di convincere quegli stessi cittadini che io sia un camorrista e che abbiano sbagliato a votarmi tante volte, io continuo e continuerò a fare barriera, supportato solo dalla passione per la mia città che nutro da ragazzo, dal sogno di poter fare politica anche a livelli alti senza avere nessun padrino o nessuna tradizione familiare di antica nobiltà, e con la consapevolezza di essere una persona onesta”. Secondo Pasquale Aliberti, lo scontro politico nasce nel 2012, quando negò la stabilizzazione della moglie dell’ex capogruppo del Pd, Vittorio d’Alessandro. “il GUP, all'esito dell'udienza di ieri mattina da persona arguta e preparata, rinviando a giudizio l'architetto Anna Matrone, per rivelazione di segreti di ufficio, ha individuato una evidente responsabilità penale – fa presente il primo cittadino – nella qualità di dipendente comunale, incaricata di un pubblico servizio, la Matrone utilizzò dati informatici contenuti all'interno di un computer del Comune, consegnandoli al marito Vittorio D'Alessandro. L’ex capogruppo del Pd, nonostante le sue conoscenze di avvocato, presumo non avesse ritenuto le informazioni non divulgabili, consegnò pertanto i dati alla Guardia di Finanza facendo scaturire un procedimento a carico di alcuni dirigenti comunali per i quali è stata esclusa ogni e qualsiasi responsabilità penale mentre per altri il procedimento è ancora in corso, difatti anche a proposito della mia posizione rimango dispiaciuto perché il giudice ha ritenuto che nelle mie dichiarazioni ci potesse essere una volontà diffamatoria”. Aliberti crede che tutto ciò che lo ha investito sia frutto di un disegno politico avverso nei suoi confronti. “Nonostante le pesantissime accuse che hanno investito me e la mia famiglia lo scorso anno, con il coinvolgimento dell'Antimafia nelle inchieste, vado avanti, anche se con la morte nel cuore perché la rappresentazione che viene fatta di me e del mio operato mi distrugge. Eppure continuo, soprattutto dopo ieri, ad essere fiducioso che la verità verrà a galla, a poco a poco e grazie alla stessa magistratura che costoro tentano di usare”.